La battaglia per il mercato dei coils del Mediterraneo non è finita. Perso il braccio di ferro con ArcelorMittal su Taranto, Jindal south west punta su Piombino, per fare ripartire il ciclo integrale toscano allargando la gamma ai laminati piani, e creando un terzo polo in Italia, dopo quello dell’Ilva (in Puglia) e quello di Arvedi (tra Cremona e Trieste).
I programmi di Jsw stanno circolando a Piombino tra gli addetti ai lavori: sono stati illustrati in via ufficiosa al sindaco Massimo Giuliani e al presidente della Provincia Enrico Rossi, sono noti al commissario della ex Lucchini, Piero Nardi e ad alcuni esponenti del Governo, in stretto contatto con il commissario per provare a trovare una «exit strategy» dignitosa dall’intricata vicenda Aferpi, oggi controllata da Cevital, il gruppo nordafricano che ha rilevato due anni fa gli asset dall’amministrazione straordinaria, ma che ha mostrato grandi difficoltà, fallendo il tentativo di rilancio industriale del sito (a oggi sono fermi tutti e tre i laminatoi e il nuovo forno elettrico è ancora sulla carta).
Jsw è pronta a subentrare, riattivando l’altoforno (l’ideale sarebbe portarlo alla sua capacità massima di 2,5 milioni di tonnellate, storicamente mai raggiunta) per alimentare quattro laminatoi: oltre ai treni vergella e barre si pensa a un nuovo treno rotaie in sostituzione di quello attuale, ma soprattutto un laminatoio per coils. Questa scelta è cruciale e spiega perchè Jindal potrebbe rilevare l’asset direttamente da Aferpi, senza attendere la procedura di rescissione minacciata dal Governo.
Il core business di Jsw, che punta a portare da 18 a 40 milioni di tonnellate la capacità produttiva del gruppo, sono i laminati piani. La perdita di alcuni clienti (Marcegaglia, per esempio, comprava 400-500mila tonnellate, ora dirottate su Ilva) e la graduale chiusura delle frontiere europee ha convinto l’operatore indiano della necessità di una base produttiva in Europa. La sconfitta nella gara per Taranto brucia ancora, e Piombino è un’occasione strategica. In quest’ottica Jsw potrebbe essere interessata anche a rilevare il sito della Magona, sempre a Piombino (con una capacità di lavorazione a freddo per circa 700mila tonnellate), oggi di proprietà proprio di ArcelorMittal, ma che, secondo il parere di molti osservatori, potrebbe essere ceduto per risolvere eventuali problemi di concentrazione nel freddo, qualora venissero rilevati dall’antitrust europeo (l’istruttoria sul dossier, ha confermato nei giorni scorsi il commissario Margrethe Vestager, non è ancora stata avviata).
La scelta di Piombino è talmente strategica che Jsw sarebbe pronta anche a negoziare con Cevital, rilevando per 50 milioni gli asset. Una somma che permetterebbe a Issad Rebrab, leader della conglomerata algerina, di uscire in piedi dall’avventura siderurgica italiana (considerando i 120 milioni fino ad oggi immessi nella società, tra capitale e investimenti, e le perdite per 60 milioni), ma soprattutto consentirebbe al Governo di evitare la strada della rescissione, giuridicamente percorribile secondo le intese dell’addendum, ma non priva di ostacoli e complicazioni.
Il budget ipotetico per questo progetto è di circa 400 milioni, e permetterebbe, visto l’utilizzo dell’afo e l’allargamento ai piani, di dare occupazione fino a 1.800 persone. Il ciclo integrale non creerebbe alcuna distorsione sul mercato del rottame e resta una soluzione più congeniale al core business di Jindal, che in Italia ha mantenuto ottimi rapporti con Delfin, holding della famiglia Del Vecchio e partner nella sfortunata avventura di AcciaItalia. Anche l’assenza delle cokerie non sembra un problema: Jindal può rifornire Piombino di coke dall’India. Resta da capire il destino dei prodotti lunghi: Jsw potrebbe anche studiare un’alleanza con British steel, altro pretendente per Piombino, interessato soprattutto alla verticalizzazione rappresentata dal treno rotaie.
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