Economia

Cevital, ultimatum al 31 ottobre

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SIDERURGIA

Cevital, ultimatum al 31 ottobre

Il braccio di ferro tra il ministero dello Sviluppo e Cevital (il gruppo algerino che controlla Aferpi, la holding che ha rilevato gli asset di Piombino dall’amministrazione straordinaria) prosegue nel solco delle regole dell’Addendum, firmato dalle parti lo scorso 30 giugno. Ieri, in un vertice al Mise, il Governo e il commissario straordinario, Piero Nardi, hanno contestato al ceo di Cevital, Said Benikene, il mancato rispetto degli accordi sottoscritti in occasione del prolungamento di due anni della vigilanza e della tutela prevista dalla legge Marzano. La proprietà algerina non ha saputo dare indicazioni sul riavvio dell’attività di laminazione ( il treno rotaie è ripartito lunedì, ma è destinato a fermarsi già alla fine della settimana ), giustificando le difficoltà produttive con la duplice relazione intrattenuta con British steel e Jindal south west, allo stesso tempo fornitori e potenziali interessati al subentro nella gestione di Piombino.

Il Governo va avanti sulla strada dell’inadempimento: secondo le regole sottoscritte con l’Addendum, Cevital ha tempo fino al 31 ottobre per presentare al Mise un partner con un nuovo piano industriale. Se questo non avverrà, il contratto si intende rescisso. I sindacati sono stati convocati mercoledì prossimo.

«Rebrab ha dimostrato di non essere adeguato con competenze per la parte che riguarda l’acciaio, e noi lo stiamo seguendo passo passo anche avendo allungato di due anni la responsabilità - ha detto due giorni fa Teresa Bellanova, viceministro per lo Sviluppo economico -. Il confronto è incessante insieme agli alti livelli istituzionali, per convincere l'imprenditore a prendere atto che fino a questo momento non è stato in grado di onorare gli impegni che erano stati assunti. Abbiamo invitato Rebrab a individuare rapidamente un partner industriale - ha aggiunto Bellanova -, che deve determinare la condizione di far ripartire la produzione dell’acciaio in quell’area: ci sono gli spazi di produzione, ci sono le professionalità».

I soggetti interessati a Piombino sono numerosi: oltre a Jindal south west e British steel, che hanno manifestato un approccio in via più o meno ufficiale (gli indiani hanno inviato al Mise una lettera dettagliando le loro intenzioni), in questi mesi hanno esaminato il dossier anche il fondo inglese Liberty House, l’italiana Danieli, l’austriaca Voestalpine. Altri soggetti internazionali hanno raccolto informazioni, così come l’italiana Arvedi, che osserva da lontano il rischio di nuovo capovolgimento nel mercato italiano dei piani, scenario che potrebbe realizzarsi solo se Piombino passasse agli indiani di Jsw, intenzionati a riattivare l’altoforno e installare un laminatoio per i coils.

È proprio quella indiana la pista più accreditata in questo momento. I contatti tra Sajjan Jindal e Issad Rebrab hanno evidenziato una distanza non incolmabile: Jsw è disposta a offrire 40-50 milioni, mentre Cevital chiederebbe non meno di 65-70 milioni, anche per recuperare parte delle somme impiegate fino a oggi nell’azienda (in particolare quelle faticosamente fatte uscire dall’Algeria).

La strada sembra tracciata. Fonti industriali vicine al dossier confermano che una delle strade imboccate riguarda una possibile mediazione del Governo nella trattativa tra le parti, nel tentativo di colmare le distanze che ancora separano i due soggetti e agevolare il superamento dell’era Aferpi.

Sull’attività, nel frattempo, aleggia il rischio di un’insolvenza, visto che Kpmg non ha certificato l’ultimo bilancio di Aferpi, chiuso con una perdita di 16,9 milioni ma redatto con una prospettiva di continuità proprio in forza delle prospettive garantite dall’Addendum nell’intervento di un partner industriale a salvataggio del progetto siderurgico di Cevital. Nei primi tre mesi il rosso è di 4,5 milioni. Lo stesso commissario della ex Lucchini, Piero Nardi, (la procedura possiede in pegno il 27,2% delle azioni di Aferpi) si è astenuto dall’approvazione del bilancio e ha chiesto la convocazione di una nuova assemblea per conoscere i risultati al 30 giugno di quest’anno e le previsioni per la fine dell’anno, anche in un’ottica di valutazione del possesso dei requisiti per la prosecuzione dell’attività.

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