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Petrolio: allo studio sistema di ricerca “ambiente-friendly”

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Petrolio: allo studio sistema di ricerca “ambiente-friendly”

  • – di Domenico Palmiotti
Agf
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Al posto dell’airgun, nei mari del Salento la ricerca petrolifera potrebbe avvenire con «tecnologie alternative che utilizzano sorgenti a zero impatto sull’ambiente». Gli airgun sono cannoni ad aria compressa che scandagliano i fondali attraverso onde sismiche sottomarine mentre l’Ispra ora indica possibilità diverse. E così il ministero dello Sviluppo economico ha insediato un gruppo tecnico che dovrà effettuare «un supplemento di valutazione circa le indagini geofisiche relative alle prospezioni nell’area del Mar Ionio al largo delle coste salentine finalizzate alla ricerca nel settore degli idrocarburi».

Nel nuovo conflitto che si è aperto tra Palazzo Chigi e Regione Puglia dopo i casi Ilva e Tap, il Mise prova dunque a lanciare un segnale distensivo. Da vedere, però, se basterà perché Regione Puglia, Provincia di Lecce e sindaci del Salento hanno già alzato gli scudi. Nel mirino è il via libera arrivato dal ministero dell’Ambiente alla società americana Gobal Med LLC, che ha sede in Colorado, per fare ricerche petrolifere in due aree di mare prospicienti una serie di Comuni, sia ionici che adriatici: da Gallipoli a Ugento e da Otranto a Castro. Le concessioni sono due: la prima di 744,6 chilometri quadrati e la seconda di 749. Il fronte degli oppositori si è già mosso per cercare di neutralizzarle. In cantiere un ricorso al Tar ma anche, forse, una legge regionale per legare a nuovi vincoli il rilascio dei permessi di esplorazione.

A spingere per una legge (che il Governo potrebbe impugnare alla Corte Costituzionale come ha già fatto per quella sulla partecipazione) sono proprio i sindaci salentini e la Provincia di Lecce. E sabato scorso, in occasione dell’inaugurazione a Bari della Fiera del Levante, il governatore della Puglia, Michele Emiliano, è stato esplicito col premier Paolo Gentiloni: «Non molleremo sugli inutili permessi di ricerca petrolifera nel nostro mare. Si immagina cosa accadrà quando qualcuno proverà a sondare il mare del Salento con l’airgun sconvolgendo flora, fauna e struttura geologica del fondo marino pugliese»?

Ciò che si temono sono infatti contraccolpi all’ambiente, al turismo e alla pesca. «Ma il decreto Via appena pubblicato – chiarisce il vice ministro Mise, Teresa Bellanova – è solo un atto preliminare. Sono ancora in corso l’esame tecnico e le procedure amministrative che potrebbero portare al conferimento di un permesso di ricerca di idrocarburi». Allo stato, sottolinea Bellanova, «nessuna attività può avere luogo su quell’area». Prima c’è il lavoro degli esperti e solo dopo, evidenzia, «avendo a disposizione tutti gli elementi di valutazione, potrà essere detta l’ultima parola». Per il vice ministro «è evidente la necessità di contemperare la sicurezza delle nostre coste e dei nostri mari, considerata prioritaria, con le attività di ricerca anche alla luce delle iniziative più rilevanti che vedono impegnato il Mise a partire dalla strategia energetica nazionale mirata ad una forte decarbonizzazione». Di qui l’insediamento del gruppo degli esperti. Si partirà dall’analisi del «Primo rapporto sugli effetti per l’ecosistema marino della tecnica dell’airgun» messo a punto mesi fa dall’Ispra, studio che «indica nuovi interessanti sviluppi di tecnologie alternative».

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