Obiettivo: evitare che a Venezia le grandi navi da crociera disgustino turisti e intellettuali e al tempo stesso continuino a navigare e generare traffico per le imprese del turismo e del porto. Soluzione: far passare le navi, non viste, dalla porta di servizio via Marghera e Malamocco. È questo l’argomento in programma oggi pomeriggio a Roma alla riunione del cosiddetto Comitatone per Venezia, nome comune del Comitato interministeriale per la salvaguardia di Venezia, convocato per le 15 al ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Il Comitatone dipende dalla Presidenza del consiglio e ha come componenti di spicco Infrastrutture e trasporti, Ambiente, Beni culturali, Ricerca e un bouquet di istituzioni venete e veneziane.
La soluzione che, fatte salve le sorprese, dovrebbe essere approvata pare quella di spostare le navi nel più sobrio ingresso industriale al posto del passaggio monumentale e scenografico che fa entusiasmare i crocieristi e arrabbiare i forestieri. Più debole, anche se ha già superato diversi esami con risultati lusinghieri, sembra il progetto denominato Venis 2.0 proposto dal gruppo siderurgico Duferco. Il progetto dell’Autorità del porto dice: facciamo salvo l’approdo delle grandi navi alla stazione marittima e invece cambiamo l’itinerario attraverso la laguna di Venezia.
Due i fattori condizionanti alla base della decisione sulle grandi navi. Il primo è il fatto che la laguna è un bassofondo largo una decina di chilometri, lungo una cinquantina e profondo poco più di un metro attraversato da canali naturali che vi serpeggiano attraverso e da isole che vi emergono, tra le quali il centro storico di Venezia con i palazzi e le chiese. Le navi possono percorrere solamente i canali più profondi, oppure si sventra la laguna per scavare nei bassifondi nuovi percorsi navigabili.
Il decreto Clini-Passera
La laguna è un porto diffuso con numerosi scali specializzati. Oggi le navi pescherecce entrano dalla bocca di porto di Chioggia. I mercantili e le petroliere entrano dalla bocca di porto di Malamocco e percorrono il canale industriale “dei Petroli” fino agli scali di San Leonardo, Fusina e Marghera. Invece le navi passeggeri entrano dalla bocca di porto del Lido e sfilano nell’indignazione turistica davanti a piazza San Marco fino al canale della Giudecca per ormeggiare alla Marittima.
Il secondo elemento che ha imposto la decisione è avvenuto il 2 marzo 2012, era il governo Monti e la nave Costa Concordia giaceva su un fianco all’imboccatura del porticciolo del Giglio. I ministri Corrado Clini (Ambiente) e Corrado Passera (Sviluppo economico, infrastrutture, trasporti) firmarono un decreto contro gli “inchini” delle navi da crociera e stabilirono che nessuna nave avrebbe più percorso l’itinerario davanti a piazza San Marco. Divieto totale e immediato di transito ma con una deroga: non si fermano le navi finché non c’è una via alternativa.
Soluzione per Marghera
Molti i progetti proposti, tra i quali quello più avanti è il cosiddetto Duferco-De Piccoli per un terminale passeggeri da costruire alla bocca di porto del Lido. Ora però pare più forte la soluzione chiamata Vittorio Emanuele, cioè far passare le navi da crociera davanti al petrolchimco sullo stesso percorso dei mercantili, allargando e approfondendo il vecchio canale che collega la Stazione Marittima con Marghera, cioè il canale Vittorio Emanuele. Il progetto intende anche riservare uno scalo a Marghera per le future navi malate da gigantismo.
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