Ecco il piano riservato dell’Arcelor Mittal per l’Ilva. È il piano per risanare l’Ilva fatto leggere (in sola visione) ai sindacati martedì 28 novembre, di cui è venuto in possesso Il Sole24Ore.
Il piano prevede un impegno di spesa da 2,4 miliardi di euro dal 2018 al 2024, di cui 1,15 miliardi per l’ambiente e 1,27 in investimenti industriali.
La contestazione che divide il Comune di Taranto e la Regione Puglia dal Governo e dai sindacati è su questa spesa ambientale, a cominciare da quella copertura del parco minerale e del parco fossile dai quali nelle giornate di maestrale più tenace si alzano nuvole di polvere che coprono Taranto in una caligine irrespirabile.
Una spesa ambientale che contiene molte parole tecniche e molte locuzioni specialistiche, come parco minerale e parco fossile.
Che cos’è il parco minerale
Il parco minerale è un piazzale vastissimo su cui si accumula a montagne il minerale ferroso in attesa di entrare nel ciclo dell’acciaieria.
Il parco fossile è un piazzale che pare senza confini su cui si accumula a montagne il carbon coke destinato al processo dell’altoforno.
E poi ci sono parchi secondari come il letto di sinterizzazione lungo la provinciale per Statte, l’agglomerato, lo stoccaggio della loppa d’altoforno.
Il vecchio piano Clini
Era l’autunno del 2012 quando il Governo Monti (ministro dell’Ambiente Corrado Clini) azzerò l’Autorizzazione ambientale integrata dell’Ilva e rifece il piano ambientale secondo i criteri europei più severi.
In questi cinque anni il piano ambientale di allora, un investimento di alcuni miliardi di euro a carico degli azionisti di allora cioè la famiglia Riva, è cambiato nei ritocchi ed è stato allungato nel tempo di realizzazione, realizzazione che non si è ancora completata.
Ma nella sostanza il piano ambientale dell’autunno 2012 è, in nuce, lo stesso del settembre 2017: ridurre in modo sostanziale le emissioni in aria, soprattutto quelle dei parchi minerali nei giorni di vento, i nuvoloni rossi che si alzano dallo stabilimento durante alcuni cicli produttivi, i composti pericolosi che si sviluppano nei processi di produzione del coke.
Il dettaglio dei costi: la copertura da 375 milioni
Un dettaglio delle spese previste dall’azienda nel documento mostrato l’altroieri ai sindacati ma non ancora divulgato dall’Arcelor Mittal.
La sistemazione delle aree di stoccaggio delle materie prime e secondarie, con lavori da condurre fra il 2018 e il 2021, dovrebbe costare 375 milioni. Sarà l’intervento più appariscente e più difficile: la copertura dei parchi minerali e dei parchi fossili. La costruzione di un edificio che racchiuda il carbonile immenso e gli stoccaggi di minerale ferroso è stata progettata più volte, ma il dubbio è che la copertura dei parchi minerali potrebbe configurarsi come l’edificio forse più esteso al mondo. Affiancherà la statale 16 Adriatica. Ciò ne farebbe in assoluto la prima acciaieria integrata in Europa che copre con un tetto i carbonili, e una delle prime al mondo.
Colossi frangivento
Dimensioni colossali anche per altre componenti del progetto di risanamento dell’acciaieria. Per esempio, per fermare la polvere dall’area di accumulo delle loppe d’altoforno saranno realizzate lunghissime barriere antivento alte 21 metri, come edifici di sette piani.
Lavorazione materie prime: 128 milioni
Le linee di preparazione e trattamento delle materie prime, come la chiusura dei nastri trasportatori entro tubi colossali oppure gli interventi agli edifici in cui le materie prime vengono preparate all’utilizzo, costeranno 128 milioni.
Le cokerie: 226 milioni
Altri 226 milioni è l’investimento stimato per ammodernare le cokerie, ammodernando le linee dalla 7 alla 12 e smantellando le batterie più vecchie.
Fumate rosse: 65 milioni
La riduzione delle fumate rosse dagli altoforni sarà ottenuta con interventi importanti come i 65 milioni per l’altoforno numero 5.
Rifiuti: 90 milioni
Nel 2018 molta attenzione sarà data a residui e rifiuti (90 milioni di spesa), all’impianto antincendio (65 milioni).
Acque piovane: 100 milioni
Altri interventi riguardano la pioggia, che oggi penetra nel terreno portando con sé la sporcizia: quell’acqua contaminata deve essere intercettata e portata a depurare, con una spesa stimata sui 100 milioni.
I tempi
Secondo il piano ambientale dell’Ilva, gran parte degli interventi potrebbero essere compiuti entro il 2020, come le coperture dei parchi o gli interventi alle principali batterie di cokefazione.
Il piano industriale
Un cenno agli investimenti da 1,27 miliardi previsti dal piano industriale. Circa 912 milioni sono previsti nel potenziare le attività primarie dello stabilimento, che raggiungerà volumi di prodotti finiti pari a 8,5 milioni di tonnellate nel 2020 e i 9,5 milioni di tonnellate nel 2023. Per il finissaggio dei prodotti è prevista una spesa di altri 64 milioni.
Genova, Novi e le altre sedi
Il piano industriale prevede investimenti importanti anche nelle altre sedi del gruppo, come a Genova (123 milioni), a Novi (74 milioni) e nelle succursali (84 milioni) per una spesa complessiva di 1.257 milioni.
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