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Reti energetiche, il piano europeo assegna all’Italia 15 grandi…

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Reti energetiche, il piano europeo assegna all’Italia 15 grandi progetti

(Marka)
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«L’Italia gioca un ruolo importante nella creazione di uno snodo mediterraneo del gas», scrive la Commissione europea in Italy Energy Union factsheet, un documento con il quale in 27 pagine Bruxelles dipinge il ritratto energetico dell’Italia. Un ritratto accurato, con pennellate dense di numeri e di dati. Ed ecco così l’importanza dei 15 progetti infrastrutturali italiani, tra i quali per esempio il contestato Tap, compresi nel nuovo piano europeo presentato dalla Commissione di Bruxelles.

La lista dei progetti
La Commissione Ue aggiorna periodicamente l’elenco dei progetti per grandi infrastrutture energetiche ritenute prioritarie per le strategie dell’Unione. La settimana scorsa da Bruxelles è uscito l’aggiornamento del piano che era stato realizzato nel 2015. In tutto, l’Europa ritiene prioritari 226 grandi opere infrastrutturali energetiche (oleodotti, gasdotti, linee di alta tensione, rigassificatori e così via), cioè 22 progetti in meno rispetto ai 248 elencati due anni fa. Questi progetti possono beneficiare della procedura di autorizzazione accelerata Ue per i lavori e di altre agevolazioni, oltre a poter far domanda per finanziamenti Ue. La lista verrà di nuovo aggiornata nel 2019.

E l’Italia? In questo scenario europeo l’Italia è interessata da 15 grandi opere energetiche, una in meno rispetto al documento del 2015. Esce di scena un impianto di rigassificazione a Gela (Sicilia) da mettere in collegamento con Malta, esce di scena il gasdotto Galsi fra l’Algeria e la Sardegna, entra in gioco una linea di alta tensione tra la Tunisia e l’Italia e si sposta dalla rete tra Italia e Francia verso la rete tra Italia e Austria la creazione di un sistema di smart grid.

Alta tensione
Dei 15 progetti europei che coinvolgono l’Italia quasi metà, 7 infrastrutture, sono relativi all’alta tensione per completare il Corridoio Nord-Sudoccidentale e quello Centrorientale. Rientra la connessione Codrongianos-Suvereto (Sardegna-Corsica-Toscana), e c’è Piossasco-Grand’Ile (Piemonte-Savoia), la Lombardia con la Svizzera (da Verderio Inferiore e Baggio), Somplago in Friuli con l’Austria, Salgareda con la Slovenia, Villanova (Abruzzo) con Tivat in Montenegro attraversando l’Adriatico, l’Elmed tra Sicilia e Tunisia.

I metanodotti in programma
Sono 6 i progetti nel metano come Passo Gries con la Svizzera (Corridoio Nord-Sud) e soprattutto per il Corridoio Sud e il metano dal Caspio. Ci sono i due gasdotti paralleli Tap tra la Puglia e l’Albania (e poi in collegamento verso l’Asia Centrale tramite Tanap, Tcp e Scpfx) e Poseidon tra la Puglia e la Grecia (e poi in collegamento verso l’Asia Centrale tramite EastMed Pipeline), da connettere allo snodo padano tramite la nuova Linea Adriatica.

Altre opere nel piano
Usciti di scena il Galsi tra Sardegna e Algeria e il rigassificatore di Gela verso Malta, resta confermato il progetto dell’oleodotto Tal, tra Trieste e la raffineria tedesca di Ingolstadt, ed entra un progetto sulle smart grid, Alpgrid, tra Italia e Austria, al posto del precedente Green-Med con la Francia.

Il rapporto sull’Italia
L’altro documento, l’Italy Energy Union factsheet, motiva i progetti compresi nella lista. Per esempio osserva che nel Corridoio Sud del gas la costruzione della Trans Adriatic Pipeline può giocare un ruolo poiché garantisce una significativa diversificazione delle fonti («can play a role as long as a significant diversification of sources is guaranteed»).
Nel suo ritratto energetico dell’Italia, la Commissione ricorda che dal 2015 in sostanza non è cambiato il profondo deficit energetico italiano, anche se le fonti rinnovabili di energia (arrivate addirittura al 17,3% dei consumi energetici nel 2015) hanno dato un contributo importante a spostare il peso delle diverse tecnologie. Carbone ed elettricità sono rimasti costanti, mentre è cresciuto in modo rilevante l’importazione di metano, fortunatamente con un’invidiabile diversificazione dei Paesi di provenienza, ed è precipitato il petrolio (rispetto al ’95 il petrolio è sceso dal 58 al 37,6% del consumo interno lordo).
Ma l’Italia — ricorda il documento europeo — ha una particolarità nel suo mix energetico, che differisce dagli altri Paesi della Ue: un maggiore ricorso al gas, un modesto uso di carbone (la metà della media europea) e l’assenza totale di energia nucleare.

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