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I telespettatori scendono sotto i 10 milioni al giorno

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I telespettatori scendono sotto i 10 milioni al giorno

C’è un dato fra quelli elaborati dallo Studio Frasi su base Auditel su cui occorre soffermarsi per analizzare il mercato tv in Italia nel 2017. L’ascolto complessivo di televisione da televisore è sceso nell’anno (i dati prendono a esame il periodo 1 gennaio-16 dicembre) del 2% nel giorno medio e del 3% in prime time. E così durante tutto il giorno la media dei telespettatori davanti al piccolo schermo è scesa a 9,84 milioni. Sotto i 10 milioni: soglia critica, sotto la quale non si è mai scesi.

Preconizzare la morte della tv sta diventando sport sempre più diffuso, con una divisione anche abbastanza netta della platea fra apocalittici e fiduciosi in un futuro in cui il piccolo schermo – e tutta l’industria che sta dietro – dovrà necessariamente cambiare. Certo è che il segnale che traspare dai dati d’ascolto di un anno di televisione, elaborati per Il Sole 24 Ore dallo Studio Frasi, è inequivocabile nel tratteggiare i contorni di un comparto bloccato, con spostamenti di share tutti di uno zero virgola, per le generaliste e per i neocanali.

In questo quadro, due sole generaliste hanno il segno più. Sono le due ammiraglie – Rai 1 e Canale 5 – attorno alle quali i due editori hanno costruito un fortino, anche a spese delle proprie reti cadette come dimostra per certi versi (indipendentemente dal giudizio sul risultato considerato da più parti al di sotto delle aspettative) lo spostamento di Che Tempo che Fa da Rai 3 a Rai 1. I numeri comunque indicano per la prima rete Rai una share del 16,7% nel giorno medio (immobile rispetto all’anno prima)e per Canale 5 una share al 15,8% cresciuta di 0,19 punti. Allo stesso modo in prima serata la share del 18,9% di Rai 1 è salita di 0,36 punti mentre quella di Canale 5 al 15,4% è andata su di 0,38 punti.

Qui finiscono le belle notizie per la tv generalista. Anche perché, considerando la riduzione del parco spettatori, lo Studio Frasi indica un calo “reale” dell’1,75% nella audience di Rai 1 e dello 0,75% per Canale 5 nel giorno medio con -1,17% per Rai 1 e -0,64% per Canale 5 in prime time.

A crescere sono invece i neocanali. Il 2017 è l’anno in cui Tv8 (Sky) conquista il primato in questo segmento grazie a un incremento di mezzo punto di share, che vale una crescita media del 32,6% e del 28% in prime time. Rispetto allo scorso anno Tv8 supera Real Time nel giorno medio e Iris in prime time. Altri canali registrano salite di rilievo come Paramount Channel (Viacom) che raddoppia i propri ascolti in prima serata o Nove (Discovery) che sale dalla nona alla quarta posizione in prime time e dalla nona alla quinta nel giorno medio. Di rilievo anche la performance di Rai Yoyo, per bambini e senza pubblicità, seconda fra i neocanali.

Tutto questo però avviene nel contesto di un mercato fermo quanto ad ascolti e pubblicità(che per Nielsen è addirittura calata nei primi nove mesi dell’anno del 2,9%). Il che per certi versi potrebbe risultare anche paradossale visto il proliferare dell’offerta e i nuovi canali nati nel 2017: Sony Pictures Network ha lanciato sul 45 il canale Pop, per bambini, e Cine Sony (al 55) sul mondo del cinema. La multinazionale Usa Scripps ha dal canto suo lanciato Food Network sul 33. E ancora: De Agostini è partita sul 59 con il canale maschile Alpha e Mediaset ha acquisito il canale 20 (quello di ReteCapri) da Tbs.

Ascolti e pubblicità (con la tv che comunque vale ancora quasi la metà della torta degli investimenti pubblicitari comprensiva anche di Google e Facebook) non possono però che far suonare un campanello d’allarme nell’Italia del piccolo schermo in cui Festival di Sanremo e sport continuano a farla da padrone (si veda articolo a lato). Anche perché già ora, ma da qui in avanti sempre di più, analisti e osservatori sono concordi nel dire che la tv tradizionale dovrà fare i conti con la crescita della broadband tv e dei servizi in streaming. L’avanzata di Netflix e il battage su Amazon Prime Video sono sotto gli occhi di tutti. Infinity (Mediaset), Timvision e Now Tv (Sky) sono posizionati nel mercato dello Svod (in abbonamento). In Chili (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), attiva nel Tvod (si paga solo per ciò che si vede) Torino 1895, holding della famiglia Lavazza, ha investito 25 milioni per il 25% del capitale.

Truppe schierate insomma. E i risultati si iniziano a vedere anche nei numeri. L’ultimo rapporto It Media Consulting indica per il mercato tv un calo di ricavi dell’1,3%, da 8,22 a 8,12 miliardi. Decomponendo il dato, la pubblicità rimane stabile a 3,175 miliardi. Risultato: i ricavi da pay tv hanno superato quelli da pubblicità. Ma tutto questo, spiega la società guidata da Augusto Preta, è frutto prevalentemente della crescita della broadband tv e dei nuovi servizi in abbonamento in streaming, diffusi in oltre 2 milioni di abitazioni. Una Tv tanto diversa dalla cara, vecchia Tv.

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