Il Tar di Lecce “congela” ogni decisione sull'Ilva per due mesi. È stata infatti programmata per il 6 marzo la camera di consiglio che dovrà decidere sui ricorsi sul Dpcm relativo al nuovo piano ambientale dell'azienda siderurgica. In quella data, però, i giudici decideranno in merito al ricorso sulla competenza territoriale. L'hanno presentato gli avvocati dell'Ilva, per i quali è il Tar del Lazio, e non quello di Lecce, che deve esprimersi trattandosi di un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. E rinvia ogni discussione anche il Consiglio regionale della Puglia. Oggi si doveva votare su alcuni ordini del giorno che chiedevano il ritiro del ricorso al Tar, avverso al Dpcm Ilva, della Regione Puglia (uno analogo l'ha presentato anche il Comune di Taranto) e invece è passata la proposta del govenatore Michele Emiliano: si faccia la discussione non ora ma quando si tratterà di firmare l'accordo col Governo per chiudere il caso.
Intanto crescono i ricorsi pro e contro il decreto sul piano ambientale. Accanto a quelli di Regione e Comune, che impugnano il decreto ritenendolo illegittimo e contestandone l'efficacia rispetto alla criticità ambientale esistente, ci sono a sostegno, “ad adiuvandum”, quelli di Italia Nostra e di un gruppo di cittadini. Dichiara Andrea Saccucci, uno degli avvocati che patrocina il nuovo ricorso (è anche il legale che si occupa di un altro ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo): «I cittadini di Taranto non possono più stare a guardare in silenzio mentre il Governo cerca in ogni modo di boicottare le legittime azioni giudiziarie delle amministrazioni locali e di impedire alla Magistratura di svolgere il suo fondamentale compito di controllo». Per Saccucci, «i residenti di Taranto intervengono in giudizio per sostenere le ragioni degli enti locali e per dare un segnale affinché questi non desistano dall'azione legale intrapresa a tutela delle collettività che rappresentano». Altro ricorso contro il decreto arriva dall'associazione consumatori Codacons, che al Consiglio di Stato chiede «l'annullamento del decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 29.9.2017 anche nella parte in cui non ha previsto le misure necessarie al ristoro dei danni che i cittadini di Taranto hanno subito e continuano a subire le emissioni e l'inquinamento dell'impianto Ilva». Il Codacons chiede inoltre «l'evacuazione immediata del quartiere Tamburi e la collocazione dei residenti in sistemazioni sicure fino a che la situazione Ilva non sarà risolta e l'inquinamento ambientale dell'area del tutto debellatobire per le emissioni e l'inquinamento causato dall'impianto Ilva». Con un ricorso “ad opponendum”, la Provincia di Taranto difende invece il Dpcm al Tar e sostiene che il decreto garantisce l'avvio delle opere di risanamento e di bonifica. Il decreto, per la Provincia, va quindi attuato e non fatto decadere.
Intanto nel Consiglio regionale pugliese, con 26 sì, 19 i voti contrari, via libera alla linea di Emiliano che ha chiesto di posticipare la discussione sull'Ilva. «Non con l'intenzione di soffocarla, bensì - spiega Emiliano - per consentire all'assemblea di esprimersi sulla bozza dell'accordo di programma a cui Regione e Governo nazionale stanno lavorando, prima di procedere alla sua sottoscrizione». Secondo Emiliano, «in questo momento un voto su provvedimenti che rappresentavano una realtà completamente diversa dall'attuale, sarebbe un ostacolo alla soluzione di una vicenda che è a un passo dall'essere positivamente realizzata». E così, anche per evitare spaccature a due mesi dal voto la maggioranza ha dunque serrato i ranghi, sia pure con alcune defezioni manifestate attraverso voti contrari alla richiesta di Emiliano. Critici sul rinvio, Forza Italia, che chiedeva il ritiro del ricorso al Tar, e i Cinque Stelle, che hanno votato no.
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