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Ecco dove vedremo la Serie A. In campo anche i colossi del web

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Ecco dove vedremo la Serie A. In campo anche i colossi del web

Il pacchetto C dell’asta per i diritti tv della Serie A aveva un prezzo minimo a base d’asta di 160 milioni di euro l’anno per tre anni. Sul pacchetto, per la visione via web, Iptv, insomma pensato per gli operatori web, Sky ha messo una fiche da 170 milioni, superando di gran lunga l’offerta (100 milioni) di Perform. Peccato che poi, alla fine, il quantum racimolato dalla fase di trattativa privata non sia risultato convincente ai club di Serie A nell’insieme degli altri pacchetti per piattaforma e per prodotto. Risultato: tutto a monte e via alla fase che ha portato alla trattativa, prima, e all’assegnazione, poi, dei diritti per la Serie A agli spagnoli di Mediapro.

Nuovo scenario
Detta così sembra fin troppo facile. Ma di base c’è un qualcosa di “rivoluzionario”: il pallino del calcio pay in tv ha cambiato mani. Da quelle di Sky (soprattutto) e Mediaset a quelle di Mediapro. Non una cosa da poco se è vero che Sky in Italia è subito passata alle vie legali con una diffida alla Lega di Serie A. Mediapro non è un intermediario ma un operatore di comunicazione vero e proprio e come tale c’è violazione di bando e Legge Melandri, hanno fatto sapere i legali della pay tv della galassia Murdoch. Si vedrà.

Il pericolo Ott
Nel frattempo, in attesa dell’Antitrust che avrà 45 giorni di tempo per pronunciarsi sull’offerta degli spagnoli, Mediapro avrà il compito di piazzare quei diritti acquistati per tutte le piattaforme. Eccola la chiave del discorso, che permette di ritornare ab origine: a quella mossa di Sky apparentemente inspiegabile, ma che forse è fin troppo spiegabile. Quei 170 milioni di euro erano, evidentemente, il risultato di una scelta strategica. Un muro eretto dinanzi al principale fattore di pericolo per le pay tv: quegli Ott che con il cosiddetto “cord-cutting” stanno facendo perdere il sonno al settore delle pay tv.

La partita a poker
Se questo era l’intento di Sky la ciambella non è riuscita con il buco. Del resto, mai come in questa tornata la partita per l’assegnazione dei diritti tv della Serie A ha assunto le sembianze di una lunghissima, estenuante, mano di poker, con due bandi andati a vuoto. Ad andare a vedere le carte però, si è scoperto che non c’era nessun bluff da parte di questa nuova figura, l’intermediario indipendente, dietro la quale ora si agitano gli spettri di un futuro tutto da capire.

I tre “pilastri”
Mediaset in questo frangente non si è sbracciata. Del resto la sua Premium prima venduta e poi ripudiata dagli acquirenti (Vivendi) praticamente nell’ultimo anno ha vivacchiato. E intanto da Cologno si è capito che l’imperativo è tornare al core business: la Tv in chiaro. Dall’altra parte c’è Sky, che un po’ di tv in chiaro la fa, un (bel) po’ di pubblicità sui suoi tre canali free la raccoglie, ma che ha il suo core business nella pay tv. Da un’altra parte ancora, ecco l’arrivo di questo terzo incomodo che rischia di creare una cesura incolmabile fra il prima e il dopo.

Le piattaforme. Come? Quei diritti ora Mediapro dovrà, come detto, venderli a tutte le piattaforme. Da subito – è ovvio - partiranno i contatti con Sky e Mediaset. Ma l’intermediario, evidentemente, andrà a bussare ad altri operatori. E qui ecco rientrare dalla porta quello che è uscito dalla finestra. Come andranno organizzati i pacchetti da offrire agli operatori è da vedere. Difficile però pensare che Tim con la sua Timvision o Vodafone Tv non vengano contattate. E a quel punto per Mediapro non resterà che mirare al bersaglio grosso: i colossi del web come Amazon, Facebook, Google.

La casistica
Anche la casistica sugli affacci dei giganti tech sui diritti tv dello sport, chiaramente la parte più pregiata dell’offerta video, inizia a farsi sempre più nutrita. Amazon ha pagato 50 milioni di dollari alla Nfl (Football americano) per i diritti di streaming (di un anno) delle 11 partite di giovedì notte, da garantire agli abbonati Prime, anche in Italia, e si è assicurata diritti nel tennis. Twitter al martedì trasmette un live show di 30 minuti grazie a un accordo con la Canadian Football League (Cfl) e nella scorsa stagione ha già trasmesso alcune partite della Nfl. Facebook si è già garantita la Champions League negli Usa. Niente abbonamenti: tutto gratis per chi vorrà seguire le partite attraverso il social, pronto poi a monetizzare con la pubblicità. Sulle pagine in lingua inglese e in spagnolo di Fox Sports sarà possibile assistere a due partite in diretta della fase a gironi per ogni turno, quattro partite degli ottavi e quattro dei quarti di finale. Tutte partite che si uniscono ai match della Mls e della Lega messicana.

Facebook e la strategia “in chiaro”
Facebook ci ha provato anche con il cricket in India. Lì i 600 milioni di dollari messi sul tavolo non sono bastati, con però la federazione nazionale che ha preferito la Star India, società della galassia Murdoch, la quale comunque dovrà sborsare 2,55 miliardi di dollari per diritti televisivi e digitali combinati. Certo è che se a fare passi simili sono player come Amazon che unisce distribuzione e logistica al servizio Prime Video o piattaforme come Google o Facebook, le possibilità che si crei una cesura fra un prima e un dopo sono evidenti. Sul social di Menlo Park in particolare (che possiede anche Whatsapp e Instagram) si ritrovano 2 miliardi di persone nel mondo (e manca la Cina in cui Facebook è vietato). Se a ciò si aggiunge la forza economica - con 27,6 miliardi di dollari di ricavi e 10,2 miliardi di utile netto solo nel 2016 – il quadro diventa fin troppo chiaro.

Lo scenario possibile. Se fra Facebook, Amazon, Twitter & Co iniziasse la battaglia a suon di milioni per lo streaming dei grandi eventi, per la pay tv potrebbero essere dolori, anche e soprattutto in virtù di un pubblico che sta cambiando. In questo senso la partita sui diritti tv in Italia potrebbe rappresentare una delle porte d’ingresso in Europa di questi colossi sui diritti sportivi. Magari non la sola visto che Amazon e Facebook sono fra le grandi attese dell’asta per l’assegnazione dei diritti della Premier League inglese, al via questa settimana. Ultima curiosità: il 56% degli abbonati, statistica made in USA, ad eventi sportivi gradirebbe una fruizione più interattiva, con più statistiche, contenuti e possibilità di chattare con commentatori, esperti e altri tifosi. Il calcio italiano, almeno in questo, potrebbe essere il primo passo di un futuro che si avvicina ad alta velocità.

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