Negli Stati Uniti la Champions League sbarca su Facebook. Niente abbonamenti: tutto gratis per chi vorrà seguire le partite attraverso il social, pronto poi a monetizzare con la pubblicità. A partire da settembre, infatti, sulle pagine in lingua inglese e in spagnolo di Fox Sports sarà possibile assistere a due partite in diretta della fase a gironi per ogni turno, quattro partite degli ottavi e quattro dei quarti di finale.
L’accordo tra Fox Sports e Facebook non riguarda l’Italia – dove ancora per la prossima stagione i diritti sono in capo a Mediaset per poi passare a Sky nel triennio 2018-2021 – ma è innegabile che la mossa del social di Menlo Park rappresenti un salto di qualità in una strategia globale che non può lasciare indifferenti broadcaster e telco. Del resto, se una piattaforma in cui si ritrovano 2 miliardi di persone nel mondo (e manca la Cina in cui Facebook è vietato) e che è dotata di una forza economica notevole - con 27,6 miliardi di dollari di ricavi e 10,2 miliardi di utile netto solo nel 2016 – si lancia nel business dei contenuti sportivi, c’è da pensare che si stia aprendo una breccia per un futuro completamente differente dallo stato attuale delle cose.
«Ci sono state 34 milioni di persone che hanno seguito su Facebook la finale di Champions League, con un numero di interazioni totale pari a 98 milioni», ha dichiarato in una nota David Nathanson, responsabile delle attività di Fox Sports. Quale modo migliore dunque per far conoscere in Usa il soccer? Lato Facebook il fatturato pubblicitario incide per il 98% sul totale e il resto è imputabile a “Payments & Other Fees revenue”. Il mondo dei “servizi” ha però ampi margini di crescita anche se già ora, solo per dirne una, negli Usa si scambia denaro all’interno della chat Messenger. In questo modo, con un buon “motore di ricerca” il mondo Facebook potrebbe andare a configurarsi quasi come un ecosistema web parallelo in cui far diventare legittima la domanda: perché uscire da Facebook e navigare altrove online quando lì si può trovare tutto?
Se questo è l’obiettivo finale del gigante californiano, i contenuti finiscono per avere un peso fondamentale. Certo, c’è da risolvere il problema della capacità della rete e di banda ultralarga inadeguata, specie in Paesi come l’Italia. Intanto però il social di Mark Zuckerberg – che possiede anche Instagram e WhatsApp, non va dimenticato – punta, a breve, a produrre contenuti televisivi originali attraverso accordi con media company e si sta espandendo nello sport con Champions, ma anche con i match della Major League di baseball e della Lega Messicana.
Difficile pensare che la strategia si fermi agli States. Anche perché gli altri colossi della rete non stanno a guardare. Amazon ha pagato 50 milioni di dollari in aprile alla Nfl (Football americano) per i diritti di streaming (di un anno) delle 10 partite di giovedì notte, da garantire agli abbonati Prime, anche in Italia. Twitter al martedì trasmette un live show di 30 minuti grazie a un accordo con la Canadian Football League (Cfl) e nella scorsa stagione ha già trasmesso alcune partite della Nfl.
Per quanto riguarda il Vecchio Continente c’è da dire che molti osservatori scommettevano già sulla candidatura delle big company del web per i diritti tv della Champions League nel triennio 2018-2021. Così non è stato, e la battaglia si è consumata tra broadcaster tradizionali e telco. Quindi in Gran Bretagna i diritti per Champions ed Europa League sono stati attribuiti a BT per 1,18 miliardi di sterline: il 32% in più rispetto al triennio precedente. In Francia sono andati a Sfr – altra telco – per 1,05 miliardi di euro. In Germania la gara è stata appannaggio di Sky per 200 milioni a stagione circa che però cederà i diritti per la trasmissione online a Perform (attraverso la piattaforma Dazn), mentre in Spagna Telefónica ha ceduto il passo a Mediapro e beIn Sports (Al Jazeera) vittoriose grazie a un investimento totale di 1,1 miliardi. Per la felicità della Uefa che in questo modo ha blindato il raggiungimento del target di incassi legato alla nuova Champions League (con la previsione, tra le altre cose, di match spalmati su due orari: alle 19 e alle 21) e pari a 3,2 miliardi di euro annui (con un incremento di circa 700 milioni rispetto al triennio in corso).
In Italia la contesa per i diritti di Champions ed Europa League è stata più “tradizionale” con lo scontro tra Mediaset e Sky. L’emittente di Murdoch l’ha spuntata con un investimento importante. Andando per deduzione e considerando che Mediaset ha parlato di un’offerta maggiorata rispetto ai 690 milioni del triennio in corso (già in forte rialzo rispetto al triennio precedente), l’offerta di Sky 2018/21 dovrebbe essere stata attorno agli 810 milioni (compresa l’Europa League).
Più complessa potrebbe essere la gara, rinviata all’autunno, per i diritti della Serie A. Gara in cui a Sky potrebbe contrapporsi un tandem Mediaset-Tim, con una Telecom che potrebbe essere interessata a entrare con forza in questo mercato dopo l’intesa raggiunta con Discovery per i diritti mobile e online delle prossime Olimpiadi e l’accordo per avere i canali Eurosport sulla piattaforma Timvision.
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