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Ricorso Ilva: sarà il Tar del Lazio a decidere

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Ricorso Ilva: sarà il Tar del Lazio a decidere

Sarà il Tar del Lazio e non quello di Lecce a giudicare se sia ammissibile il ricorso con cui Regione Puglia e Comune di Taranto hanno impugnato il Dpcm (Decreto presidente consiglio dei ministri) che ha approvato il nuovo piano ambientale dell’Ilva. Lo ha deciso oggi il Tar di Lecce a cui i due enti locali si erano rivolti lo scorso novembre. Il Tar laziale dovrà ora riassumere l’intero procedimento e fissare la nuova udienza. Per il Tar di Lecce, «i provvedimenti impugnati sono provvedimenti adottati da Amministrazioni statali con sede a Roma ed esplicano effetti che non sono limitati alla circoscrizione territoriale del Tar Puglia-Lecce ma su tutto il territorio nazionale».

Per i magistrati, infatti, «la dimensione sovraregionale dello stabilimento Ilva» discende «direttamente dalla legge che ha stabilito all’articolo 3, comma 1, del dl 207/2012 che «l’impianto siderurgico della società Ilva spa di Taranto costituisce stabilimento di interesse strategico nazionale». Il decreto di aggiudicazione, dunque, ha ad oggetto «un’unica e inscindibile offerta per un unico complesso aziendale». I giudici al riguardo osservano come l’impugnazione non ha riguardato solo il Dpcm del 29 settembre scorso, quello relativo all’approvazione del piano ambientale, ma è stata “censurata” anche «la legittimità del decreto con cui il ministero dello Sviluppo economico ha aggiudicato ad Am Investco, in data 5 giugno 2017, il trasferimento dei complessi aziendali delle società del gruppo Ilva (il “decreto di aggiudicazione”) sebbene solo nella parte relativa allo stabilimento di Taranto e limitatamente alle parti in cui già si prevede nella domanda dell’aggiudicatario l’esecuzione del piano ambientale entro il 2023, e all’articolo 2 dove si stabilisce che nell’ambito della negoziazione con l’aggiudicatario sarebbero state stabilite le clausole contrattuali idonee a stabilire la piena esecuzione ed attuazione del piano ambientale».

Ma, osservano i giudici del Tar Lecce, il «decreto di aggiudicazione comunque concerne – inscindibilmente – beni aziendali che non sono ricompresi nel solo territorio della Regione Puglia ma ricadono anche in altre Regioni, quali – a mero titolo esemplificativo – gli stabilimenti di Genova, Novi Ligure, Porto Marghera e Racconigi, nonchè gli uffici di Milano». I giudici infine evidenziano che non c’è alcun nesso tra decreto di aggiudicazione dell’Ilva ad Am Investco (5 giugno) e decreto sul piano ambientale (29 settembre) perché l’aggiudicazione alla società guidata da Arcelor Mittal – socio di minoranza è Marcegaglia – è stata fatta dopo un procedimento, la gara lanciata dai commissari, «nel corso del quale gli offerenti hanno presentato una propria proposta di piano ambientale».
Comune di Taranto e Regione Puglia vogliono l’annullamento del Dpcm che ha approvato il nuovo piano ambientale Ilva perché ritengono quest’ultimo inadeguato rispetto alla criticità della situazione di Taranto. Per far ritirare il ricorso, ai primi di gennaio il Governo, con quattro ministri, ha spedito a Comune e Regione la bozza di un protocollo di intesa rafforzativo del Dpcm. Gli enti locali non l’hanno però accettata ed hanno rilanciato con un più articolato accordo di programma, respinto però dal Governo in quanto avrebbe significato modificare il Dpcm. Da allora il braccio di ferro tra Roma e Bari-Taranto si è difatto cristallizzato, complice anche la vicenda elettorale.

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