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Xylella: il batterio minaccia la Terra di Bari, la Puglia ricorre agli insetticidi

Il batterio Xylella Fastidiosa che dissecca gli olivi in Puglia si sta avvicinando alla Terra di Bari minacciando da vicino gli oliveti più pregiati e la Regione ha varato giorni fa un piano di irrorazione con insetticidi per frenare gli insetti che diffondono il microbo. Il piano segue quello che anni fa venne presentato dal commissario governativo all'emergenza Xylella, Giuseppe Silletti, il quale a furor di popolo e di procure fu costretto a dimettersi e il suo piano venne stracciato, bloccando ogni cura. Secondo le prime stime, tra l'infestazione e l'effetto di alcune gelate si parla di una riduzione del 60% della produzione d'olio pugliese e perdite nazionali per circa 1 miliardo di euro.
La filiera olivicola italiana è disgregata e litigiosa e per questo motivo Gennaro Sicolo del Cno (Consorzio nazionale olivicoltori) osserva che «uno dei punti deboli rispetto ad altri Paesi, in primis la Spagna, è avere difficoltà a lavorare assieme» e invita a «unire le forze in una filiera». La Coldiretti Puglia, che aveva affiancato i comitati del no e indirettamente aveva aiutato il diffondersi del contagio, ora chiede un piano d'emergenza per bloccare il diffondersi della malattia delle piante.

Che cos’è la Xylella

La Xylella Fastidiosa è un batterio che vive all’interno del legno e che ostruisce le “vene” in cui scorre la linfa delle piante, facendole seccare. Viene portato da una pianta all’altra da alcuni insettini che pungono le piante per succhiarvi la linfa, come la mosca sputacchina (si chiama così per le bollicine di “saliva” sulla corteccia) oppure alcune varietà di cimici. In diverse varianti, questo batterio sta creando gravi danni anche in Corsica e in Spagna e anche in Costa Azzurra, dove però colpisce soprattutto le piante ornamentali.
L’unica arma finora individuata è difendere gli alberi dal contagio tramite insetticidi oppure con reti che impediscano agli insetti di posarvisi.

I comitati contro gli insetticidi

Anche l'altro giorno ha protestato contro il nuovo piano il “popolo degli olivi”, cioè i comitati nimby che da tre anni contestano qualsiasi forma di lotta contro la malattia degli alberi.
Alla protesta si sono aggiunte alcune associazioni di agricoltori del segmento biologico.
Il problema nasce dai timori sull’uso di insetticidi di nuova generazione della famiglia dei neo-nicotinoidi, cioè formulati simili alla nicotina, la quale è il composto naturale con cui la pianta del tabacco si difende dai parassiti ed è un veleno assai potente.
I neo-nicotinoidi fra l’altro non sono in genere molto selettivi: la maggior parte dei prodotti uccidono in modo indistinto qualsiasi insetto, comprese le api e gli altri impollinatori.
Per questo motivo la Regione Puglia ha rassicurato con comunicati stampa ufficiali il fatto che i trattamenti non comportano rischi per l'uomo o le colture.

Gli agricoltori biologici contro il piano salva-olivi

Mentre altre zone si stanno piantando migliaia di olivi, certi che presto verrà a mancare la produzione salentina e forse pugliese, l’altro giorno l’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab) ha chiesto alla Regione Puglia che vengano resi pubblici i dati dei rilievi relativi alla Xylella effettuati dall'Arif, l'agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, e i risultati delle ricerche commissionate alle Facoltà di Agraria di Bari e Foggia.
A formulare la richiesta in una nota sono il presidente nazionale, Vincenzo Vizioli, e quello regionale, Patrizia Masiello.
Vizioli ricorda che l'Unione europea, proprio in questi giorni, ha messo al bando tre neo-nicotinoidi, classe di principi attivi devastanti per le api, che però figurano anche nell'elenco dei prodotti consigliati agli agricoltori.

«È indispensabile che la Regione Puglia fornisca risposte certe alle questioni da noi poste e soprattutto inviti gli agricoltori a non effettuare trattamenti fino a una chiara definizione delle tante problematiche evidenziate e non risolte. La confusione è poi alimentata anche dai venditori di fitofarmaci che diffondono notizie su obblighi e multe che, fino a un chiarimento definitivo, sono assolutamente inaccettabili. Non vorremmo che un decreto così delicato abbia come unico risultato un insperato bonus per i piazzisti di pesticidi e un danno inestimabile all'ambiente».
La presidente di Aiab Puglia, Patrizia Masiello: «Ci risulta che la Regione si stia muovendo per tutelare le aziende olivicole biologiche, puntando su prodotti ecocompatibili. Questo però non è abbastanza: aspettiamo di leggere i risultati di rilievi e ricerche universitarie».
Per Vizioli bisogna poi «trarre insegnamento dall'accaduto e richiedere al futuro governo di affrontare seriamente le cause».

La Regione Puglia risponde sugli insetticidi

«I trattamenti previsti per contrastare la Xylella sono sicuri per l'ambiente e per il bio», assicura in una nota l'assessore all'Agricoltura della Regione Puglia, Leonardo Di Gioia. «A seguito del monitoraggio degli insetti vettori della xylella, è stata rilevata la presenza sul territorio dello stadio adulto di Philaenus spumarius (sputacchina), vettore principale del batterio. L'adulto è alato e si sposta dalle erbe spontanee alle piante di olivo su cui, nutrendosi di linfa, può acquisire il batterio da piante di olivo infette e trasmetterlo a piante sane. La forma giovanile è stata combattuta nei mesi di marzo-aprile, attraverso le lavorazioni meccaniche del terreno. Ora è necessario intervenire contro gli adulti con due trattamenti specifici da effettuarsi nel periodo da maggio ad agosto. Queste disposizioni si ricavano dal Decreto Ministeriale Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione di Xylella fastidiosa del 13/02/2018, che recepisce la decisione UE/789/2015 e successive modifiche. Il primo trattamento è da effettuare subito; per il secondo trattamento saranno fornite indicazioni dal Servizio fitosanitario regionale sul periodo ottimale in cui intervenire».
Per quanto riguarda le colture biologiche, «le aziende condotte in integrato devono utilizzare insetticidi già specificamente autorizzati su olivo nei confronti del vettore, a base di acetamiprid o di deltametrina. Per le aziende condotte in biologico, la Regione tramite l'osservatorio fitosanitario ha avanzato richiesta al ministero della salute di autorizzazione eccezionale per prodotti a base di spinosad o olio essenziale di arancio dolce, già in uso e autorizzati in agricoltura biologica. Nelle more dell'autorizzazione, negli oliveti biologici sarà possibile intervenire impiegando prodotti già autorizzati in Bio sull'olivo».
Come si evince — afferma Di Gioia — «risultano infondate le polemiche circa un uso indiscriminato, improprio o anomalo di prodotti chimici nocivi all'ambiente. I trattamenti sono già in uso da anni e sono praticati in tutte le Regioni italiane con modularità ed intensità diverse a seconda delle esigenze».

I ritardi di Emiliano

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che per anni ha seguito gli umori del “popolo degli olivi” e ha contrastato la battaglia contro il diffondersi della malattia degli alberi, la settimana scorsa ha sollecitato un intervento forte del Governo per salvare le colture pugliesi.
L'altro giorno però Michele Emiliano ha invocato al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, «un decreto legge immediato che ci consenta di rispettare le direttive europee e il decreto Martina, per accelerare le procedure di abbattimento degli alberi infetti».
Dice Emiliano: «Con le norme attualmente in vigore abbiamo ancora molte decine di alberi che non riusciamo ad abbattere per vari impicci di natura giuridica». Questi ritardi stanno «evidentemente provocando il rischio che, nella ormai imminente visita da parte della Unione europea, questa possa ulteriormente minacciare o applicare sanzioni».
Appena sei mesi fa lo stesso Emiliano era intervenuto a Bruxelles affermando che sarebbe arrivata «presto la cura, salveremo gli ulivi». Non più la logica fallimentare della motosega, disse il presidente, ma «l'accettazione della presenza della batterio come malattia endemica, con cui bisogna convivere, ma applicando delle cure che permettano di ridurre notevolmente, se non neutralizzare, la virulenza dell'agente patogeno, consentendo alle piante di difendersi meglio».
Ma finora non si sono viste applicate queste cure e la malattia degli olivi si è allargata.

La guerra di comunicati

Continua per il terzo anno la battaglia di parole, dichiarazioni alla stampa, virgolette e comunicati ufficiali. Ieri la lotta senza quartiere per combattere l'infestazione ha visto la viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova («La nostra olivicoltura e le nostre imprese agricole avrebbero meritato molto di più») e l'assessore regionale all'Agricoltura, Leonardo Di Gioia («La Regione Puglia in questi anni ha affrontato con il massimo dell'impegno, con inadeguati mezzi a disposizione e spesso solo con risorse autonome, le problematiche legate alla Xylella»).

Le bufale sulla Xylella Ogm e del Tap

Dal 2014 la malattia degli olivi, in cui il batterio trasmesso da insettini pungitori ostruisce le “vene” delle piante impedendo lo scorrere dei liquidi, è stata oggetto di voci false.
Politici, cantanti, attori e altre personalità dello spettacolo sostennero che le piante morivano per un piano mirato a diffondere olivi Ogm targati Monsanto (la Monsanto non produce olivi Ogm) oppure un complotto mirato a vendere preparati chimici medicamentosi, oppure che il batterio era stato diffuso di proposito per eliminare gli olivi lungo il passaggio del metanodotto Tap.
Per bloccare il taglio degli alberi malati schiere di contestatori del “popolo degli olivi” arrivò a bloccare i binari dei treni.
La Procura inquisì il commissario Silletti e gli scienziati che stavano combattendo l'infestazione.
La ricerca contro la Xylella e ogni piano di intervento furono bloccati dal “popolo degli olivi”, dalla magistratura e dai politici, e la Xylella Fastidiosa così ha potuto scorrazzare per mezza Puglia.

Come vennero distrutti gli olivi pugliesi

Nell’ottobre 2015 a Torchiarolo ci furono blocchi stradali della statale 613 e proteste dei cittadini per impedire l’abbattimento degli alberi secondo il piano Silletti. A Trepuzzi e Torchiarolo diversi agricoltori avevano fatto ricorso al Tar del Lazio con la richiesta di sospensiva degli ordini di abbattimento e dell'intero Piano Silletti.
In novembre 2015 furono occupati dai comitati nimby i binari ferroviari e vennero bloccate decine di treni. Venne occupata la stazione di San Pietro Vernotico srotolando striscioni e urlando slogan. Il comitato «Il popolo degli ulivi» si rifiutava di incontrare il prefetto di Brindisi, Nicola Prete, perché «non disponibili a trattare sul Piano del commissario straordinario» e pronti a nuove azioni di sabotaggio: «La nostra lotta andrà avanti sino a che questo progetto di devastazione della nostra terra non verrà arrestato», dissero.
Intanto si moveva anche la magistratura penale. A Lecce l'inchiesta dei pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci nella primavera 2015 fece sequestrare documentazione e computer nell'Università di Bari e nel Cnr, mentre a Brindisi il sindaco di Torchiarolo, Nicola Serinelli, aveva presentato un esposto in Procura affinché fosse inquisito chi aveva gestito il problema xylella dal 2013. Un altro esposto alla Procura fu firmato dagli attivisti di No Carbone, i quali parlavano di «falle e irregolarità nel Piano Silletti bis» chiedendo controlli sull'utilizzo di fitofarmaci «senza che i proprietari siano provvisti di patentini per gestire quelle sostanze e senza che vi siano i cartelli che avvertono i cittadini del pericolo».
Intanto gli agricoltori sventolavano rametti d'ulivo in piazza San Pietro a Roma partecipando all'udienza di papa Francesco, sventolando insieme ai ramoscelli anche enormi striscioni «Salviamo il Salento, difendiamo gli ulivi».
Nell’estate 2016 furono dissequestrati i 2.223 ulivi contagiati da Xylella e sequestrati per l’abbattimento. Il decreto che aveva tolto il sequestro e aveva permesso di riallargare il contagio fu firmato dal procuratore della Repubblica, Cataldo Motta, dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e dal sostituto Roberta Licci.

Venne indagata la task force anti-Xylella

Furono indagati, insieme con Silletti, anche un dirigente dell'Osservatorio fitosanitario della Regione, e il suo predecessore; un dirigente del servizio Agricoltura della Regione; un addetto del Servizio fitosanitario nazionale; un dirigente dell'istituto Caramia di Locorotondo; un docente dell’Università di Bari; il responsabile dell'istituto per la protezione delle piante del Cnr; una ricercatrice dello stesso istituto, un ricercatore dello Iamb di Valenzano.
I reati, contestati a vario titolo, erano: diffusione colposa della malattia delle piante, violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale, getto pericoloso di cose, distruzione di bellezze naturali.

Quelli contro Emiliano: Fitto e Savino

«È paradossale che proprio chi ha sabotato il Piano Silletti, che esattamente tre anni fa ordinava l'espianto degli ulivi malati di Xylella per arginare il rischio di epidemia, ora faccia una incredibile giravolta e chieda al Governo un decreto legge d'urgenza per gestire l'esecuzione delle direttive dell'Unione Europea», afferma il presidente di Noi con l’Italia ed europarlamentare Raffaele Fitto, già presidente della Regione. «Se tre anni fa si fosse attuato quel Piano oggi il batterio non sarebbe alle porte di Bari e, invece, Emiliano, lo ricordiamo bene, manifestò la sua contrarietà e lodò l'azione della magistratura che sequestrava gli ulivi e impediva l'eradicazione. Le sue parole furono: è una liberazione».
«Emiliano si sveglia solo ora per cercare di porvi rimedio», afferma Elvira Savino, deputata pugliese di Forza Italia.

Tremila olivi contagiati

«I monitoraggi disposti dalla Regione Puglia, con oltre 200.000 campioni analizzati, dicono una cosa inequivocabile — afferma il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti — che in due anni si è passati da 893 a 3.058 piante infette rilevate nelle aree cuscinetto e contenimento, quelle dove la presenza del batterio è ancora limitata. E la campagna in corso non è ancora conclusa. Vanno attuate le buone pratiche agricole, in modo da contrastare l'insetto vettore, la sputacchina. Se le attività non saranno svolte con convinzione e al centimetro da tutti, l'avanzamento è certo, abbiamo 4 anni di esperienza e di prove scientifiche».

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