Economia

Auto, l’Italia cambia strada: «La CO2 va tagliata ancora di…

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Proposta del ministro costa

Auto, l’Italia cambia strada: «La CO2 va tagliata ancora di più»

(Agf)
(Agf)

L’Italia pare uscire dalle posizioni dei Paesi produttori di automobili per allinearsi con quelle dei Paesi che si limitano a comprare le auto prodotte altrove: il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, al summit che si è svolto oggi al Lussemburgo sulla riduzione delle emissioni di auto in corso al Consiglio Ambiente dell'Unione Europea ha proposto per l’Italia un’anticipazione dei limiti alle emissioni di CO2 delle automobili, e ha proposto anche limiti più severi.
Inoltre il ministro Costa propone di vietare alcuni (solamente alcuni, non tutti) imballaggi di plastica negli uffici pubblici e ha riproposto un fondo per aiutare le aziende di trasporto pubblico a comprare autobus elettrici.

La spinta contro le emissioni di CO2, emissioni in cui i motori a gasolio sono più efficienti, sembra contraddire le politiche di opposizione al diesel.
Il confronto fra tecnici, funzionari pubblici, imprese, ambientalisti e scienziati condotto nei mesi scorsi allo Sviluppo economico e al ministero dell’Ambiente aveva portato a una posizione italiana differente.

Il divario fra gasolio ed emissioni
Il motore elettrico purtroppo è ancora marginale, ancora inefficiente, bisognoso di una svolta tecnologica importante e purtroppo è una tecnologia oggi profondamente classista, riservata solamente a chi dispone di un reddito importante.

I motori a gasolio sono più efficienti di quelli a benzina per quanto riguarda le emissioni di CO2, l’anidride carbonica che non inquina ma è accusata di cambiare il clima del mondo. Però la tecnologia dei motori diesel — sviluppata con maggiore riuscita dai produttori europei e soprattutto da italiani, francesi e tedeschi — ha raggiunto un limite tecnologico e con i metodi normalmente disponibili quando si riduce l’emissione di CO2 crescono le emissioni di ossidi di azoto, e viceversa se si abbassano le emissioni di ossidi di azoto aumentano quelle di anidride carbonica.
Le politiche per incentivare la riduzione della CO2 stanno spingendo i consumatori verso il motore a gasolio.
Le politiche per incentivare la riduzione degli ossidi di azoto stanno mettendo limiti contro il gasolio e penalizzazioni pesanti contro il diesel, e spingono così i consumatori verso il motore a benzina, il quale però emette più CO2.
In altre parole: finché l’elettrico è così marginale e ancora inefficiente, se si vogliono tagliare le emissioni di CO2 bisognerà favorire il diesel. Se al contrario si vorrà ridurre il diesel a vantaggio della benzina, le emissioni di CO2 cresceranno.

Il ministro italiano
«Dobbiamo raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi a cui abbiamo tutti aderito con convinzione. Su questo tema è necessaria una maggiore ambizione che renderebbe l’Unione Europea più forte e vitale», ha detto il ministro Costa al Lussemburgo. «Per questo motivo l’obiettivo della riduzione al 15% prevista dalla Commissione al 2025 deve essere vincolante, con un ulteriore incremento al 2028 e obiettivo al 40% al 2030. Non dobbiamo essere ostili alle nuove tecnologie. Proponiamo una revisione al 2022 e non al 2024 e di eliminare il sistema premiale dei crediti che alla lunga incentiva a inquinare. Potremmo prevedere un sistema di premi solo per chi supera gli obiettivi e un sistema di sanzioni per chi non raggiunge gli obiettivi di riduzione». L’europarlamentare Eleonora Evi del Movimento Cinque Stelle ha espresso soddisfazione per la posizione di Costa.

Il finanziamento a filobus e autobus a batteria
Sbloccare il «fondo a rotazione dalla Cassa depositi e prestiti per acquistare autobus elettrici e dotarli delle necessarie infrastrutture di rifornimento» per ridurre lo smog nelle aree del Paese dove il problema è più sentito è fra le soluzioni proposte dal ministro Sergio Costa per contrastare l’inquinamento dell’aria. Le città potrebbero riscoprire filobus e tranvai.

No alla liberalizzazione dell’acqua potabile
Al Consiglio Ambiente dell’Unione Europea è in discussione anche l’aggiornamento della direttiva sull’acqua potabile. Secondo Costa la fornitura di acqua potabile e la gestione delle risorse idriche non devono essere soggette alle «logiche del mercato unico», e afferma che i servizi idrici dovrebbero essere esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione, «perché l'acqua è un bene comune ed in quanto tale non oggetto di mercificazione».
Nel dettaglio, per Costa bisogna «cambiare l’articolo 10 che non garantisce i massimi standard per la salute umana, comprendendo tutta la filiera idropotabile e non solo la parte domestica. Allo stesso modo, è necessario chiarire nell’articolo 13 che l'accesso all'acqua potabile è un diritto umano essenziale. In questo modo riusciremo a diminuire le categorie di persone prive di accesso all'acqua, garantendo la distribuzione e il monitoraggio pubblico sui privati eventualmente coinvolti; specificando che l'erogazione di un quantitativo minimo vitale non può essere sospesa; richiamando la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri a persona; stabilendo che bottiglie e contenitori di plastica vanno vietati negli edifici pubblici, che l’uso di sistemi per ridurre sprechi e dispersioni deve essere incentivato e che occorre sensibilizzare l'opinione pubblica sulle problematiche relative all'inquinamento e alla dispersione delle acque».

Vietare alcuni imballaggi di plastica (ma non tutti)
Secondo Costa bisognerebbe «vietare le confezioni di plastica negli edifici pubblici». Con ogni probabilità si riferisce a solamente alcuni contenitori di plastica che appagano molto l’immagine e di scarso impatto reale, cioè alle sole bottigliette di acqua e di bevande nei distributori automatici. Nessun riferimento del ministro ai bicchieri usa-e-getta di polistirolo o di polipropilene che si usano in grandi quantità con i boccioni di erogazione dell’acqua in sostituzione dei distributori automatici, né alcun cenno ai bicchierini usa-e-getta di polistirolo delle macchiette automatiche del caffè, né ai catalogatori di plastica per i documenti degli uffici pubblici, né riferimenti del ministro ai sacchetti di plastica o ai pacchetti di alimenti solidi, né agli imballaggi di plastica di beni non alimentari.

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