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Tav, Torino-Lione: bloccarla costerà più che finire l’opera

Non una questione di penali ma di costi che l’Italia dovrebbe sostenere in seguito alla scelta di abbandonare il progetto della tratta internazionale della Torino-Lione. A mettere in fila le cifre è stato per primo il commissario di Governo per l’Alta Velocità Paolo Foietta: la stima ammonterebbe a oltre 2 miliardi, senza contare il danno che deriverebbe al progetto del corridorio mediterraneo, a cui marcherebbe la tratta internazionale tra Italia e Francia, e lo spreco delle risorse finanziarie finora investire. Rimborsi e indennizzi, dunque, ma anche incognite per l’eventuale contenzioso legale.

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Ma andiamo per ordine. Alla voce costi diretti si devono considerare le spese per smobilizzare i cantieri, in particolare quello di Saint Martin La Porte, sul versante francese, e le attrezzature, le somme destinate al ripristino ambientale su entrambi i lati, i costi di messa in sicurezza delle opere finora realizzate, come l’occlusione degli scavi finora realizzati e la sistemazione idraulica delle gallerie, la restituzione dei finanziamenti comunitari erogati per mancata realizzazione delle opere, gli indennizzi per la rescissione dei contratti in corso. Nel capitolo costi indiretti, invece, si dovrebbe valutare l’eventuale contenzioso con la Francia, in relazione a opere finora realizzate e che non avranno utilità, gli indennizzi ai gestori per investimenti fatti e non utilizzabili, i costi per la rescissione unilaterale della concessione a Telt.

Il rischio, ha sempre argomentato Foietta, è che bloccare l’opera costi all’Italia quanto portarla a termine, se non di più. L’intero progetto di realizzazione del tunnel di base da 57 chilometri e delle due stazioni internazionali, a Susa e a Saint Jeanne de Maurienne, cuba 8,6 mld con una quota del 40% a carico dell’Unione europea. L’Italia deve garantire, come previsto dai diversi accordi internazionali sottoscritti con la Francia, 2,9 mld fino al 2029.

Dal punto di vista finanziario, pesano anche le risorse finora gia spese per gli studi di fattibilità e le opere geognostiche - sono 25 i chilometri di gallerie già scavate per le gallerie esplorative, tra le quali quella di Chiomonte, l’unica su territorio italiano-. L’ultima stima di Telt, Tunnel Euralpin Lyon Turin, la società che gestisce i lavori, di proprietà al 50% dello Stato francese e al 50% delle Ferrovie dello Stato Italiane, parla in totale di 2,5 miliardi: 1,2 miliardi per gli studi di fattibilità e 1,3 miliardi se si guarda ai contratti già assegnati, una cifra che tiene conto tanto dei lavori preparatori che dei bandi già assegnati in fase esecutiva.

L’ultimo atto formale risale a settembre scorso: il bando da 37 milioni pubblicato sulla Gazzetta europea per il Piano di monitoraggio ambientale in Italia della sezione transfrontaliera della Torino-Lione, aperto alle candidature fino al 5 novembre scorso. A questo passaggio è seguita la scelta di sospendere ogni altra tappa ulteriore, compresa l’apertura del bando più consistente da oltre 2 miliardi per assegnare i lavori di scavo.

Dal punto di vista tecnico però vanno avanti i lavori in territorio francese dove a Saint Martin La Porte lo scavo dell’ultima galleria geognostica è in corso, ha raggiunto quota 6 chilometri sui nove totali, il 60% del totale del tracciato, scavato in asse con il futuro tunnel di base. Questo vuol dire che i nove chilometri di galleria saranno materialmente un anticipo del tunnel di base quando e se i lavori andranno a regime.

Di queste partire finanziarie aperte dovrà tenere conto l’analisi costi benefici avviata dal ministro Toninelli, sotto la guida Di Marco Ponti, docente di Economia e pianificazione dei Trasporti al Politecnico di Milano. Mentre sul tavolo resta anche il tema sollevato da Foietta: «Mettere a norma l’attuale linea storica, da 40 chilometri, secondo i criteri definiti dall’Unione europea nel 2014 costerebbe tra 1,4 e 1,7 miliardi, si tratta di una valutazione tecnica che a breve comunicheremo al ministero».

Oggi in Consiglio comunale è previsto il voto all’ordine del giorno contrario alla Torino-Lione proposto dal Movimento Cinque Stelle. Si tratta di fatto del primo atto politico ostile dell’amministrazione guidata dalla sindaca Chiara Appendino, dopo l’uscita dall’Osservatorio. Una decisione che ha provocato la mobilitazione del mondo economico: in Aula saranno presenti diverse delegazioni, dall’Unione industriale al mondo dei commercianti, l’Api, le Camere di commercio, i sindacati, in particolare la Cisl e gli edili della Cgil.

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