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Tav, le imprese: «Stop colpo mortale». Boccia: …

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GRANDI OPERE

Tav, le imprese: «Stop colpo mortale». Boccia: impatto sul Pil tre volte l’investimento

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«Rimettere in discussione Tav e Terzo Valico è un colpo mortale alle possibilità di sviluppo del Nordovest, delle sue imprese, dei suoi occupati, della possibilità di realizzare una migliore coesione sociale».

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Il giorno dopo il voto contrario alla Torino-Lione in consiglio comunale a Torino, il tema delle opere strategiche per lo sviluppo del Paese resta vivo con una nuova presa di posizione da parte delle principali confindustrie del Nordovest: Assolombarda, Unione industriali di Torino e Confindustria Genova.

Dall’assemblea degli industriali di Confindustria Canavese, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia è stato diretto e duro: «Ci sono gruppi di interesse che vogliono bloccare tutto, perché la loro idea è di un appiattimento totale, e questo non glielo consentiremo». Boccia ha sottolineato: «Rifiutiamo la visione di un'Italia periferia d'Europa, quella delle infrastrutture è una questione nazionale». E in questa visione l'impatto della Tav «sul Pil è di circa 9 miliardi di euro, il triplo dell'investimento». Il presidente di Confindustria ha anche annunciato che «Il consiglio di Confindustria si farà a Torino» e il capoluogo piemontese «sarà il simbolo della questione crescita per il Paese».

Per tutta risposta (e prima che venga comunicato l’esito dell’ennesima analisi costi/benefici) dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli arriva una doccia gelata: «Ci metteremo d’accordo con la Francia per non fare la Tav. Mi risulta che Macron abbia escluso la Tav dalle priorità infrastrutturali proprio dopo aver valutato costi e benefici. E non ha stanziato risorse per finanziare il percorso dalla galleria a Lione». Toninelli, poi, contesta anche la stima dei costi legati al blocco dell’opera diffusi dal commissario di Governo Paolo Foietta, che ha replicato dicendo: «Toninelli straparla. La Francia non ha bloccato la Tav e va avanti».

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Dal premier Giuseppe Conte arrivano, invece, parole più pacate: «Sulla Tav stiamo ultimando l’analisi dei costi/benedifici, è in dirittura di arrivo. Nel
contratto, l'esecutivo si impegna a rivedere quest'opera. Stiamo cercando di curare tutti i dettagli, tra un po’ ci sarà una sintesi. È lo stesso metodo usato per la Tap». Poi precisa: «Questo non vuol dire che la decisione sarà la stessa».

Intanto, i tre presidenti delle associazioni di Confindustria, Carlo Bonomi, Dario Gallina e Giovanni Mondini lanciano «un grande appello alla responsabilità sul future del nostro Paese a nome di oltre 545mila imprese».

Bonomi, Gallina e Mondini allargano lo sguardo dall’alta velocità Torino-Lione all’altro progetto in bilico, quello del Terzo valico: «Queste due opere infrastrutturali sono fondamentali e interconnesse – spiegano in una nota congiunta i presidente di Assolombarda, Ui Torino e Confindustria Genova –. La prima supporta, sulla direttrice est-ovest, il surplus commerciale italiano di circa 10 miliardi di euro sui 70 complessivi di interscambio con la Francia, per oltre il 90% realizzato oggi via gomma, e consente anche - fatto importantissimo - la connessione alla Via della Seta, il grande asse che collegherà Oriente ed Occidente del mondo».

La seconda opera, il Terzo valico il cui tracciato si snoda sull’asse verso il Centro Europa «abbatte – sottolineano ancora i vertici delle tre associazioni confindustriali – il vantaggio finora conseguito dai porti nordeuropei sul primo porto commerciale container d’Italia. Alla politica locale e nazionale chiediamo di smettere veti ideologici, buoni forse in campagna elettorale, ma da cui deriva solo un aggravarsi del ritardo e dei costi logistici che frenano le imprese del Nordovest. Dateci la possibilità di far crescere questo Paese, dateci la possibilità di tornare a far grande l'Italia». Bonomi, Gallina e Mondini pongono anche l’accento sul fatto che «se da una parte comprendiamo le esigenze di rispettare le promesse elettorali, d’altra parte c’è il diritto di tutti i cittadini italiani di vivere in un Paese che non venga penalizzato dal punto di vista sociale ed economico».

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