C’è lo chef Antonino Cannavacciuolo, con il suo business in crescita del 38% in tre anni (l’azienda si chiama Ca.Pri): stellato ai fornelli, stellare nelle performance della sua holding. C'è il visionario del Mit di Boston Carlo Ratti, che con il suo studio a Torino progetta smart city in tutto il mondo. C'è l'amministratrice delegata che non t'aspetti: la mediatrice linguistica di Macerata Ada Di Fiore, 29 anni, che ha agganciato un investitore cinese e con i suoi fondi ha portato su Amazon la vendita dei complementi d'arredo a marchio Mobili Rebecca. C'è la piccola azienda friulana Travisanutto, di Spilimbergo, che sta coprendo di mosaici 44 stazioni della metro di New York.
•CLASSIFICA/ La top 350 del Sole: guarda la lista della aziende italiane cresciute di più
Tutti accomunati da un trend, anzi, da un miracolo: essere cresciuti molto, a due cifre, nel periodo 2014-2017, quando la crisi economica falcidiava negozi e imprese e le banche chiudevano i cordoni della borsa con il cosiddetto “credit crunch”. Eppure, c'erano piccole e medie imprese che si sviluppavano con successo, in Italia.
Il Sole 24 Ore e Statista, società pioniera internazionale nell'elaborazione di dati di mercato e progetti di ricerca complessi, ne hanno scovate 350 e le hanno nominate Leader della crescita. Non una classifica vera e propria, visto che la lista si basa su autocandidature a un bando pubblico (e seimila eleggibili sono state invitate a partecipare), ma una collezione di storie d'impresa utili da analizzare, per capire su quali trend l'Italia produttiva può puntare per imboccare il sentiero della crescita. La lista prende in esame le aziende, in maggioranza piccole e medie imprese (Pmi) che hanno ottenuto una rilevante crescita di fatturato nel triennio tra il 2014 e il 2017, con un giro d'affari minimo di 100.000 euro nel 2014 e di almeno 1,5 milioni nel 2017.
Ne emerge uno spaccato di Pmi molto interessante, formalmente analogo a quello realizzata da Statista con il Financial Times,
ma diverso nella sostanza, vista la tipicità delle Pmi italiane e il diverso livello di maturazione nel Paese di tecnologie
digitali e trend altrove già consolidati da anni.
Fra i Leader della crescita Sole 24 Ore-Statista è possibile identificare dei fattori di successo, delle leve di sviluppo che, cavalcando le tendenze emergenti in Italia,
hanno consentito a questa pattuglia di Pmi di crescere, pur in presenza di una congiuntura di mercato complessa. A premiare
le Pmi analizzate è stata dunque la loro capacità di tenere salda la rotta sull'onda di alcuni trend di innegabile successo.
A loro è dedicato il Rapporto Leader della crescita, allegato al Sole 24 Ore del 13 novembre.
LE PRIME DUE LEVE DI SVILUPPO: IL BOOM DEL DIGITALE E DELL'E-COM
Il primo trend cavalcato per raggiungere il successo è la diffusione di servizi digitali evoluti che ha spinto il business
delle società di consulenza digitale (ad esempio nei segmenti della business intelligence e del data mining per individuare
le strategie di marketing vincenti, della web reputation per coltivare meglio la relazione con il mercato). Segno positivo
per il sistema-Paese, finora afflitto da storiche carenze nella diffusione della banda larga e del digitale evoluto, sta evolvendo.
In vetta a questo trend spiccano la napoletana Buzzoole (la numero 1 della lista) e la parmigiana Caffeina, fra le migliori
digital agency europee secondo Statista (Caffeina non a caso era anche già nella classifica europea FT-Statista). Di rilievo
anche LVenture group, holding di partecipazioni quotata che investe in startup digitali, avvalendosi della partnership con
l'acceleratore Luiss Enlabs “La Fabbrica delle startup”, e la veneziana Filoblu (già nella Top 1000 europea FT-Statista).
Altra leva vincente, che ha premiato diverse Pmi dell'elenco, è la diffusione del commercio elettronico in Italia, partito
a rilento ma che ora sta macinando tassi di crescita consistenti, come rilevato dall'Osservatorio sul commercio elettronico
del Politecnico di Milano. Testimonial di questo trend sono la milanese Musement, ora venduta ai tedeschi di Tui, la piccola
marchigiana Mobili Rebecca (la numero 10) che vende complementi di arredo su Amazon Marketplace con successo e Farmacosmo,
azienda napoletana di e-commerce di parafarmaci.
LA TERZA E LA QUARTA LEVA: INTERNAZIONALIZZAZIONE E QUALITÀ ASSOLUTA
Il terzo trend riguarda l'internazionalizzazione (non solo di beni ma anche di servizi). Esportare non solo beni ma anche
know-how e creatività paga. Anche per le Pmi del settore servizi (come molte dell'elenco). Chi ha puntato con successo sui
clienti esteri (anche per offrire servizi ad alto valore aggiunto) ha vinto la sua scommessa, offrendo il grande know-how,
il gusto e l'eleganza italiani, a mercati che riconoscono al nostro Paese una marcia in più considerevole (ad esempio negli
accessori moda, nella pelletteria, nell'occhialeria). Nella lista, spiccano in questo trend Citroglobe (società di Palermo
fornitrice di basi per succhi, che annovera fra i clienti il colosso Danone), Modo eyewear (azienda globale con altra sede
e design a New York che crea occhiali fashion da materiali riciclati), Lapelle (azienda veneta di Arzignano già nella classifica
europea FT-Statista), Absolute (impresa piacentina che sta innovando negli yacht di lusso).
Quarto fattore di sviluppo: la qualità “assoluta” che vince. L'alto di gamma è simbolo del made in Italy. Si vende non solo
il prodotto, ma l'Italian way of life. Testimonial di questo trend sono lo chef Antonino Cannavacciuolo con la sua Villa Crespi,
la startup super-tecnologica dell'automotive Podium Advanced technology, la regina dei mosaici artistici Travisanutto e Giglio.com
di Palermo (e-commerce di abbigliamento di alta gamma, già nella classifica europea FT-Statista).
LA QUINTA E LA SESTA LEVA: IL RITORNO ALLA NATURA E ALLE TRADIZIONI
Il trend vincente forse più netto riguarda la sostenibilità ambientale e il ritorno alla natura (nel food, con il boom del
biologico, e nell'energia, con rinnovabili ed efficienza energetica, ad esempio), che si sono rivelati armi vincenti per diverse
Leader della crescita. Le famiglie non solo italiane, sempre più attente alla salute e a stili di vita più salubri, hanno
premiato con consumi in crescita segmenti di beni una volta considerati Premium e ora sempre più mass market. Spiccano le
storie della friulana Gaia (food funzionale e gluten free), di Agricollibio (azienda multietnica di Cisterna Latina produttrice
di kiwi bio) e Bio Nocciola (progetto integrato di filiera di Viterbo che ha preso fondi Ue e dalla Regione Lazio). Non mancano
leader dell'efficienza energetica come la napoletana UnicoEnergia, la milanese Kolinpharma (regina della nutraceutica). Testimonial
del trend è Carlo Ratti del Mit di Boston, ma con studio in Italia, pioniere delle smart city e del green building.
Da segnalare il filone “Local batte global”: sempre più premiata la nicchia delle tradizioni locali, del food di qualità che
riprende ricette storiche, della tipicità italiana. L'approccio local può battere quello global? Alcune Pmi dicono di sì,
come la laziale Trapizzino e la T'A Milano di Tancredi e Alberto Alemagna, che hanno rivisitato in chiave contemporanea l'arte
di famiglia cominciata oltre un secolo fa nel food: fortemente milanesi, ma glocal.
LA SETTIMA E L'OTTAVA LEVA: L'INNOVAZIONE TECNOLOGICA E SOCIALE
Settimo fattore di sviluppo identificato, la spinta della rivoluzione industriale 4.0 in atto. Non solo grandi industrie:
forte il ruolo delle società di engineering e dei system integrator e dei terzisti, che affollano la classifica. Le case history
scelte in questo ambito sono il parco scientifico e tecnologico Kilometro rosso, a Bergamo, l'azienda Testa e Plebani sempre
di Bergamo, la veneta Duetti packaging, MGM Robotics di Cumiana (Torino).
Da rilevare anche l'ascesa delle imprese sociali, sempre più vincenti (in particolare su welfare, formazione e cooperazione):
non solo coop, ma anche imprese avviate con capitali pazienti, B-Corp, multietniche, start-up contadine. A esemplificare questo
trend, i casi del Centro medico Sant'Agostino di Milano, pioniere dell'impact investing, e due cooperative (una piemontese,
l'altra pugliese) nate per rispondere ai bisogni primari, formativi e di lavoro di persone svantaggiate, anche extracomunitarie.
LA NONA LEVA: IL RETAIL AMBIZIOSO
L'ultimo fattore di sviluppo identificato è il terremoto in atto nel retail e nella distribuzione. Solo i progetti più ambiziosi
sono riusciti a crescere, mentre i negozi fisici chiudevano a migliaia e lo scenario della distribuzione veniva sconvolto
dall'e-commerce e dal successo dei grandi centri commerciali. Le nuove formule vincenti del retail puntano su lifestyle, sulla
riconoscibilita' di grandi marchi, sull'aggregazione di community, sul coraggio della formula proposta. Di rilievo le esperienze
di Progetto Olimpo, cooperativa di ex dipendenti che hanno investito i risparmi per rilevare il Centro Olimpo Palermo confiscato
per mafia (caso unico di workers buy-out che ha impressionato anche i partner internazionali di Statista) e il gruppo napoletano
Capri (forte dei marchi Alcott e Gutteridge e che ora vuole diversificare, aprendo un hotel a cinque stelle a Napoli). Fra
le concessionarie auto, passate dalle 2.785 del 2007 alle 1.454 attuali, c'è chi si è avvantaggiato delle difficoltà dei competitor
per acquisirne il bacino di clienti o il marchio, attraverso fusioni e acquisizioni, come De Bona Venezia, che punta ai 400
milioni di fatturato quest'anno.
UNA CLASSIFICA SORPRENDENTE, COMMENTA STATISTA
Una lista sorprendente, quindi, per molti aspetti, quella dei Leader della crescita 2019 in Italia. Anche il partner del Sole
24 Ore in questo progetto di ricerca, Statista, è rimasto molto colpito dai risultati emersi. «La differenza tra la classifica
italiana delle imprese a maggiore crescita e quelle analoghe che realizziamo con il Financial Times e in tanti altri Paesi?
Nessuna star come Deliveroo o Spotify, ma ottime piccole aziende che possono competere a livello europeo partendo, a sorpresa,
dalla provincia e dal Sud Italia. Altrove, il dinamismo è di solito polarizzato attorno alle capitali e al venture capital.
In Italia, invece, ci sono società eccezionali ma sottocapitalizzate, finanziate con capitali personali o canali tradizionali,
che partono dalla provincia con ambizioni globali. Ma come fanno?». Così ha commentato il ranking finale Thomas Clark, partner
associato e direttore dello sviluppo corporate e affari internazionali di Statista.
La sorpresa riguarda anche un altro fattore, solitamente ritenuto debole in Italia: l'eccellenza nel digitale. « La numero uno della classifica è un'agenzia all'avanguardia, costruttrice di web reputation: Buzzoole – riprende Clark -. È stata fondata a Napoli, ma potrebbe lavorare allo stesso modo in Austria o in Svizzera. E ha una crescita impressionante. Ci ha colpito anche Doveconviene - Shopfully international group, già nella lista europea FT, innovativa piattaforma online per cogliere le offerte commerciali migliori, creata in Sardegna e poi aperta in diversi Paesi (dal Brasile alla Nuova Zelanda, con 30 milioni di utenti nel mondo, ndr)».
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