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Droni, sensori, algoritmi: ecco la rivoluzione…

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inchiesta

Droni, sensori, algoritmi: ecco la rivoluzione dell’agricoltura italiana

Sensori piazzati nei campi o sui trattori, droni, algoritmi di big data analysis, app di supporto decisionale ma anche logistica controllata, smart packaging ed etichette intelligenti: l’agricoltura italiana sta vivendo in pieno la propria rivoluzione 4.0, con un autentico boom di tecnologie per migliorare la resa e la sostenibilità delle coltivazioni, la qualità produttiva e quella di trasformazione.

Un mercato che in Italia vale oltre 100 milioni di euro, il 2,5% di quello mondiale, secondo i dati dell’Osservatorio Smart AgriFood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell’Università di Brescia. Le tecnologie dell’agricoltura di precisione (basate su Internet of Things e Big Data Analytics) e quelle dell’agricoltura interconnessa (il cosiddetto “Internet of Farming”) costituiscono l’Agricoltura 4.0 che, attraverso l’analisi incrociata di fattori ambientali, climatici e colturali, consente di stabilire il fabbisogno irriguo e nutritivo delle coltivazioni, di prevenire patologie, di identificare gli infestanti prima che proliferino, di compiere interventi mirati, di risparmiare tempo e risorse e di incidere sulla qualità dei prodotti, oltre a migliorare la resa delle coltivazioni e le condizioni di lavoro.

LA FILIERA DELL’AGRICOLTURA 4.0
(Fonte: Osservatorio Smart Agrifood)

«L’innovazione digitale nell’agroalimentare si manifesta dalla produzione in campo alla distribuzione alimentare, passando per la trasformazione, e può garantire competitività a uno dei settori chiave per l’economia italiana, che contribuisce per oltre l’11% del Pil e per il 9% dell’export – spiega Filippo Renga, condirettore dell’Osservatorio Smart AgriFood -. L’Agricoltura 4.0 da un lato può ridurre i costi di realizzazione di prodotti di alta qualità, dall’altro far crescere i ricavi grazie ad una maggiore riconoscibilità o garanzia, ad esempio con sistemi di anticontraffazione o di riduzione dei prodotti non conformi esportati. Ma l’innovazione digitale consente anche di intervenire a supporto dell’intera filiera, garantendo sostenibilità a tutti gli attori del settore, inclusa la produzione in campo».

LE TECNOLOGIE CHE ABILITANO LE SOLUZIONI DI AGRICOLTURA 4.0
In %. (Fonte: Osservatorio Smart Agrifood)

I NUMERI. L’Osservatorio Smart AgriFood ha censito 220 soluzioni offerte in Italia da più di 70 aziende, di cui soltanto l’11% abilita l’Internet of Farming, mentre l'89% supporta verticalmente l’agricoltura di precisione. Circa l'80% delle soluzioni offerte è applicabile in fase di coltivazione e solo il 12% in quella di pianificazione. La grande maggioranza delle soluzioni, il 73%, sfrutta dati e analytics, il 39% l’Internet of Things e il 57% sistemi software di elaborazione e interfaccia utente.

La maggior parte delle soluzioni (50%) è utilizzabile in ogni settore agricolo, mentre il 27% è rivolto esclusivamente all’ortofrutticolo, il 25% al cerealicolo e il 16% al vitivinicolo. In termini di attività, il 48% delle soluzioni abilita mappatura e monitoraggio di terreni e coltivazioni, il 42% monitoraggio e controllo del movimento e delle attività di macchine e attrezzature in campo e il 35% irrigazione e fertilizzazione mirata.

LE RESISTENZE AL CAMBIAMENTO. Nonostante i benefici in termini di riduzione dei costi, di qualità e resa del raccolto, la diffusione di queste soluzioni è ancora limitata e oggi meno dell’1% della superficie coltivata complessiva è gestito con questi sistemi.

L'adozione dell’agricoltura 4.0 incontra infatti in Italia diversi ostacoli: barriere culturali nei confronti della tecnologia, con scarsa consapevolezza dei benefici dell’innovazione, ma anche una certa immaturità da parte dell’offerta, che solo oggi si sta strutturando per offrire soluzioni effettivamente in linea con i fabbisogni delle aziende, abituate a intrattenere relazioni con poche aziende (per esempio il concessionario di fiducia, oppure l’agronomo amico di famiglia).

Non va poi dimenticata la ridotta dimensione media delle aziende agricole, con la difficoltà a investire e apprezzare i benefici delle tecnologie di precisione.
In questo modo la massa di dati raccolti non viene valorizzata attraverso l’analisi che meriterebbe.

«I soli trattori in Italia generano oltre un milione di gigabyte in un anno, a cui si aggiungono i dati ambientali, di magazzino, degli allevamenti e quelli più generali di carattere aziendale, ma oggi queste informazioni sono scarsamente valorizzate – spiega ancora Renga - : sono quindi fondamentali la raccolta dei dati ma anche la loro integrazione e valorizzazione all’interno delle aziende agricole e delle filiere. È necessario cioè che le aziende adottino una logica di piattaforma integrata, per far confluire al proprio interno i dati, elaborarli e armonizzarli per supportare decisioni e azioni tempestive».

UNA MIGLIORE QUALITA’. Ma quali sono, in concreto, i vantaggi legati all’innovazione digitale? Innanzitutto c’è un netto miglioramento della qualità alimentare, in particolare nella valorizzazione dell’origine dei prodotti, nel processo produttivo garantito e nella sicurezza.

L’analisi condotta dall’Osservatorio su 57 case studies evidenzia infatti che le tecnologie oggi consentono alle aziende agroalimentari di migliorare e innovare la qualità in diversi modi. Il 51% delle aziende ha utilizzato le tecnologie digitali per valorizzare la qualità di origine, in particolare nel caso dei prodotti ad alto valore aggiunto (come vino, caffè o cacao); il 46% si è servito del digitale per migliorare la sicurezza alimentare; il 25% si è concentrata sui metodi di produzione, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati all’impatto ambientale, al benessere degli animali e alle tradizioni agroalimentari dei diversi territori. Nel 12% dei casi, infine, le aziende hanno impiegato la tecnologia per migliorare la qualità del servizio, adottando soluzioni innovative per comunicare ai consumatori informazioni di prodotto (consigli nutrizionali) e di processo (origine, tracciabilità e impatto ambientale).

IL BOOM DELLA TRACCIABILITA’. Ma la tecnologia è particolarmente preziosa anche nella tracciabilità alimentare, di cui riduce i costi, aumenta i ricavi e rende più efficienti i processi. Grazie al digitale, il 36% delle aziende agroalimentari analizzate dall’Osservatorio ha riscontrato una riduzione dei tempi e dei costi legati ai processi di raccolta, gestione e trasmissione dei dati. Benefici a cui si aggiungono i vantaggi della disponibilità di informazioni e la possibilità di trasferire valore lungo la filiera.

Gli strumenti più utilizzati per migliorare la tracciabilità sono i barcode (39%), gli RFId (Radio-Frequency Identification, 32%), i sistemi gestionali (32%), i Big Data (30%), la tecnologia mobile (21%), mentre tecnologie innovative come l’IoT e la blockchain sono ancora poco sfruttate. I settori più interessati dall'innovazione tecnologica per la tracciabilità sono quello ortofrutticolo (30%), la filiera delle carni (23%), i prodotti lattiero-caseari (14%) e caffè-cacao (12%).

L’ADOZIONE DI TECNOLOGIE 4.0 PER LA TRACCIABILITÀ
In %. (Fonte: Osservatorio Smart Agrifood)

LE STARTUP INTERNAZIONALI E ITALIANE. Sono 481 le startup internazionali Smart AgriFood nate dal 2011 a oggi e individuate dall'Osservatorio, di cui il 12% italiane. Escludendo quelle che si occupano di eCommerce, sono 182 le startup internazionali che operano nella filiera e hanno raccolto finanziamenti per 637 milioni di dollari. Fra queste, ben l’11% è italiano, a dimostrazione che il nostro Paese non ha un ruolo marginale nel settore, anche se il finanziamento medio ricevuto (0,7 milioni di dollari) è circa sei volte inferiore alla media internazionale. Sono invece 218 le startup internazionali legate all’eCommerce, finanziate con 2,7 miliardi di dollari complessivi. Gli Stati Uniti guidano la classifica del numero di nuove imprese (52% delle 182 internazionali) dove investono più degli altri (con l’82% dei finanziamenti totali).

A livello internazionale, buona parte delle startup offre soluzioni tecnologiche trasversali a più settori sia nella produzione in campo (42%) sia nella trasformazione dei prodotti alimentari (16%). Tra i settori verticali, il più rilevante è l’ortofrutticolo, con il 17% delle nuove imprese internazionali e il 28% dei finanziamenti complessivi. Anche in Italia il settore più importante è l’ortofrutticolo (14% delle startup italiane), seguito dal vitivinicolo (9%) e dal cerealicolo (7%).

L’agricoltura di precisione e la qualità alimentare sono gli ambiti applicativi più esplorati dalle startup AgriFood (rispettivamente dal 45% e dal 25% delle nuove imprese internazionali) e più interessanti per gli investitori (37% e 34% dei finanziamenti complessivi). In Italia, invece, la qualità e sostenibilità ambientale rappresenta l’ambito in cui le startup sono più attive, con il 50% dei finanziamenti raccolti, seguito da agricoltura di precisione (35%) e qualità alimentare (29%).


IN ITALIA FINANZIAMENTI CONTENUTI. Le startup italiane stanno rivoluzionando il settore agricolo con finanziamenti pari ad appena 25,3 milioni di euro: secondo l’Osservatorio Smart Agrifood il 58% delle nuove imprese italiane ha ricevuto almeno un finanziamento in forma di private equity. Tuttavia, solo per il 46% delle startup l’ammontare del finanziamento è noto e nel complesso si parla appunto di circa 25,3 milioni di euro.

La Lombardia, che assieme all’Emilia-Romagna è la regione con la più consistente presenza di startup Smart AgriFood (33% e 17% rispettivamente), registra il primato anche sul versante finanziamenti: le imprese del bacino lombardo hanno infatti ottenuto il 53% dei 25,3 milioni di euro complessivi.

Il 50% delle startup censite opera nell’eCommerce, settore che ha raccolto ben il 67% dei finanziamenti complessivi: il 10% offre piattaforme per il food delivery, il 35% piattaforme per la commercializzazione di prodotti food e agroalimentare. In quest’ultimo comparto, come hanno dimostrato “Biorfarm” e “Save by booking”, si stanno imponendo business model innovativi, in grado di assicurare sostenibilità ai piccoli produttori di qualità aprendo loro un canale diretto verso i consumatori.

Il 20% delle startup censite offre soluzioni di Agricoltura 4.0: il 15% è legato al monitoraggio da remoto delle coltivazioni in campo, il 6% alla mappatura del terreno e il 6% ai trattamenti irrigui, fertilizzanti o diserbanti, di precisione.
Rilevanti, infine, gli spunti offerti dall’indagine sul versante della tracciabilità, comparto che conta il 6% delle startup italiane e che sta abbracciando l’applicazione di tecnologie innovative come la blockchain per garantire la filiera produttiva.

PERFRUTTO, LA STARTUP CHE VEDE IL FUTURO DI MELE E PERE. Si chiama Horticultural Knowledge ed è una startup nata all’interno della facoltà di Agraria dell’Università di Bologna grazie a un docente e a un agguerrito gruppo di ricercatori. Uno dei suoi gioielli è Perfrutto, un algoritmo accoppiato a un calibro elettronico modificato con scheda di memoria e batteria a lunga durata: un sistema in grado di prevedere le dimensioni dei frutti al momento del raccolto.

Informazioni preziose, perché danno all’agricoltore la possibilità di intervenire per correggere la dinamica di crescita della frutta, diradando mele e pere presenti sugli alberi oppure modificando la quantità d'acqua con la quale vengono irrigate le piante: con il risultato di aumentare la produzione fino al 40%. Oltre che in Italia, Perfrutto è sbarcato in Francia, Cile, Uruguay, Marocco, con progetti di espansione in Cina e in Australia. Parte dei finanziamenti sono arrivati grazie a una campagna di crowdfunding, che ha permesso di raccogliere il quadruplo dei fondi previsti.

QUADERNO DI CAMPAGNA, IL “SENSORE” DI COSA AVVIENE SUI CAMPI. Creato da Image Line, software house di Faenza attiva dal 1988, il Quaderno di Campagna (QdC®) è una web application per la gestione dell’azienda agricola, che si distingue per la compilazione e il controllo del registro dei trattamenti e degli altri documenti necessari per l’agricoltura sostenibile. Oltre 322mila ettari sono coltivati grazie alle banche dati integrate nel software e quasi 64mila appezzamenti sono stati inseriti dalle aziende agricole che utilizzano QdC® per la rintracciabilità delle loro coltivazioni.

«Sono due i temi strategici per lo sviluppo del settore – spiega Ivano Valmori, ceo di Image Line - : i prodotti che gli operatori di filiera utilizzano quotidianamente per rispondere in maniera efficace alle esigenze del mercato e gli strumenti digitali a disposizione di chi opera sul campo. Il nostro obiettivo è quello di mettere a disposizione strumenti sempre più efficaci per sfruttare al meglio le opportunità offerte da Internet e continuare a creare occasioni di confronto attraverso una community che porterà sempre più gli operatori del settore a fare networking».

Nella app (nata come piattaforma internet nel 2002) sono state integrate banche dati complete di agrofarmaci, fertilizzanti, disciplinari e dati agrometeo, alimentate e mantenute ogni giorno da un team di dieci specialisti, che consentono di effettuare oltre 50 controlli sul rispetto di etichette, disciplinari di produzione e certificazioni.

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