Nella bandiera tricolore, come si legge da Wikipedia, il bianco simboleggia l’onestà e la pace, il rosso è sinonimo di coraggio e di martirio, il verde rappresenta la crescita. Ed è anche il colore dell’Islam. Non è il vessillo dell’Italia, ma quello dell’Iran: ed è proprio l’acciaio tricolore islamico che, secondo i dati di Worldsteel, ha scalzato nell’anno appena archiviato quello tricolore italiano, che esce dalla classifica dei primi dieci produttori del mondo.
Il dato è ineluttabile, e non è neppure da imputare a difficoltà produttive italiane, visto che l’anno, nonostante la frenata nell’ultima parte, è stato per l’Italia positivo, con un incremento di produzione dell’1,7%, più basso del +2,9% dell’anno scorso ma comunque in controtendenza rispetto alla frenata della vecchia Europa (-0,3%), trascinata verso il basso dalle difficoltà della produzione tedesca (-2%), in linea con i trend negativi di Francia (-0,7%), Spagna (-1%) e Polonia (-1,6%, mentre il Belgio è invece cresciuto del 2,3%).
Per anni si pensava che sarebbe toccato a Taiwan insediarsi al decimo posto tra i produttori mondiali. Invece il passo lungo dell’Iran (la produzione è cresciuta del 17,7%, da 21,2 milioni di tonnellate a 25 milioni, dopo che nel 2017 aveva messo in archivio un balzo del 21,4%, da 18,8 milioni a 20) è stato incontrastabile. La posizione dell’Itali è comunque destinata a scendere ancora, nel futuro. Oltre a Taiwan (oggi dodicesimo alle spalle dell’Italia con 23,2 milioni di tonnellate di produzione e una crescita del 3,5% l’anno scorso) impressiona il Vietnam: alla fine del 2016 la siderurgia nazionale produceva 7,8 milioni di tonnellate, alla fine dell’anno scorso erano quasi raddoppiate, 14,1 milioni, vale a dire il diciassettesimo posto tra i produttori mondiali. Cresce anche il Messico, che ha superato ormai quota 20 milioni di tonnellate.
La top ten redatta da Worldsteel conferma lo strapotere della siderurgia asiatica, con la Cina che nel 2018 ha prodotto 928,3 milioni di tonnellate (+6,6%), il 51,3% dell’output mondiale di acciaio. Al secondo posto l’India, con 106,5 milioni di tonnellate (+4,9%), che supera il Giappone, fermo a 104,3 milioni di tonnellate (-0,3%). Buone performance per l’acciaio a stelle e strisce, che nel 2018 ha raggiunto un volume di produzione di 86,7 milioni di tonnellate (+6,2%), mentre la Corea del Sud sale al quinti posto (+2%), superando la siderurgia russa, in equilibrio rispetto alla produzione dell’anno precedente (+0,3%). Al settimo posto c’è la Germania, che registra la maggiore frenata tra i big, mentre la Turchia rallenta (-0,6%) rispetto ai trend degli anni passati, a causa delle difficoltà interne. Al nono posto, infine, il Brasile, con 34,7 milioni di tonnellate prodotte, l’1,1% in più rispetto all’anno prima.
L’Italia, come detto, chiude l’anno con un incremento discreto, ottenuto però in un anno a due velocità: la prima parte è stata molto positiva, ancora influenzata dall’effetto di trascinamento del 2017, mentre settembre, novembre e soprattutto dicembre sono stati molto negativi, erodendo il margine di crescita, che fino a prima dell’estate era ampiamente superiore al tre per cento). Il risultato è stata una produzione di 24,475 milioni di tonnellate.
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