Uno spiraglio per la ripresa dei lavori della linea 6 della Metropolitana di Napoli. Il Tar Campania ha accolto il ricorso del Comune di Napoli contro lo stop del ministero dei Beni culturali alla costruzione di griglie di ventilazione in piazza Plebiscito. I giudici hanno emesso la sentenza che accoglie le ragioni dell’amministrazione comunale dando così il via libera al proseguimento dei lavori. Il perdurare della interruzione metterebbe a rischio risorse europee per 98 milioni.
Il Comune nelle settimane scorse ha presentato ricorso al Tar contro la revoca
dell’autorizzazione paesaggistica: questa era stata concessa dalla Sovrintendenza di Napoli, ma il ministero dei Beni culturali
l’ha revocata chiedendo di spostare le griglie a largo Carolina. Il Comune di Napoli ha quindi chiesto la sospensione del
provvedimento in via cautelare. Ma il giudice amministrativo, riconoscendo gli elementi necessari, ha fatto di più: è entrato
nel merito emettendo sentenza breve.
L’opera in bilico
La tratta S. Pasquale-Municipio della Linea 6, è opera che gode di un finanziamento di 173 milioni di euro, di cui 98,1 milioni certificati sul Por Fesr 2007/2013, 24 milioni sul Poc Campania e 50,8 sul Fondo di sviluppo e coesione. Ora i lavori potrebbero ripartire, ma c’è un altro ostacolo da rimuovere: i lavori sono fermi anche per lo stop di Anm. L’Azienda napoletana per la mobilità offre assistenza sui binari alle imprese esecutrici dell’intervento, ma il commissario della società (in concordato preventivo) non ha autorizzato la prosecuzione del servizio, di fatto bloccando i lavori. Si sta lavorando per rimuovere anche questo secondo ostacolo, ma con prospettive ancora incerte.
Il commento di De Magistris
«Siamo molto soddisfatti. Ancora una volta è stato dimostrato che questa amministrazione lavora con correttezza giuridica, efficacia, concretezza e trasparenza amministrativa», ha commentato il sindaco di Napoli subito dopo aver appreso della sentenza del Tar Campania. «Eravamo convinti delle nostre ragioni – ha affermato – Noi avevamo cercato un’interlocuzione con il ministro per risolvere nel più breve tempo possibile la questione ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta, motivo per cui ci siamo rivolti all’autorità giudiziaria che ci ha dato ragione».
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