Era il 4 marzo 2013, quando un incendio distrusse in una notte il Museo di Città della Scienza. L’evento - ancora impunito - provocò riprovazione e solidarietà mondiali, una gara di solidarietà altrettanto globale. Di fatto privò la cittadella della Fondazione Idis del suo core business, aggravando una situazione finanziaria già molto precaria. Dopo sei anni molti nodi restano irrisolti, ma Città della Scienza ora punta a rinascere: sta per chiudere un bilancio in pareggio, mentre si prepara il suo rilancio grazie anche all’approdo a Bagnoli del nuovo Competence Center Campania Puglia.
All’ hub meridionale per il trasferimento dell’innovazione e delle tecnologie 4.0, alla sua localizzazione e alla partnership
con Città della Scienza, la Regione Campania ha destinato una dote di 12 milioni di fondi europei (Por Fesr 2014-2020). Ad
aprile “MedITech” la società che gestirà il competence center inaugurerà (questi i programmi) sette laboratori, si prevede
l'insediamento nell'area oggi impegnata dall’incubatore di Città della Scienza, attualmente gestito da Campania New Steel
(joint venture tra Città della Scienza e Federico II), con cui potrà convivere e collaborare. Sono coinvolti nel centro di
competenza 8 atenei, 41 grandi imprese in qualità di soci ordinari e 101 imprese di minori dimensioni fortemente interessate
a innovare e adottare tecnologie abilitanti. Il competence center meridionale gode anche di un finanziamento statale di circa
12 milioni a fronte di costi da sostenere per 25. «I progetti sono partiti – anticipa il coordinatore del Competence Center,
il professore della Federico II Piero Salatino - c'è grande fermento e un dialogo mai esistito prima tra ricerca e imprese».
Città della Scienza cerca il rilancio
La crisi finanziaria si trascinava da tempo, e si è acuita dopo l’incendio del 4 marzo. Nel 2016 la Fondazione perdeva 6,6
milioni e nel 2017 altri 2 milioni. I 94 dipendenti circa – di cui 83 a tempo indeterminato e 11 a tempo determinato – spesso
rimanevano senza stipendio, la governance era ormai indebolita dal fuoco delle polemiche e dei veleni interni. Cosicchè, a
dicembre 2017, la Regione guidata da Vincenzo De Luca ha deciso per il commissariamento e ha affidato la cittadella fondata
dal professore Vittorio Silvestrini alle cure del commissario, l’avvocato Giuseppe Albano, e del segretario generale Giuseppe
Russo, mettendo sul tavolo un contributo straordinario di 1 milione. A un anno di distanza si comincia a vedere una schiarita:
il bilancio 2018, che a breve sarà sottoposto all’approvazione dei soci della Fondazione, chiuderà in equilibrio o quasi.
La cura attuata
Si parte dalla modifica allo Statuto che consente di dare il controllo ai soci sostenitori: Miur e Regione Campania. Resta
un folto gruppo di soci eccellenti in rappresentanza dell’Accademia nazionale e campana e resta presidente onorario il fondatore
Vittorio Silvestrini. Il piano industriale ha poi definito le linee programmatiche su cui lavorare. «Città della Scienza deve
continuare a reggersi su due gambe – spiega il segretario generale Giuseppe Russo – L’attività di educazione e divulgazione
scientifica resta il core business: per sua natura non è autosufficiente pertanto sono necessari contributi pubblici. La seconda
gamba, quella rivolta al mercato, con attività che vanno dalla convegnistica ai progetti di trasferimento tecnologico, all’internazionalizzazione
e promozione di imprese innovative, non possono prescindere da una rigorosa analisi dei costi».
Il piano industriale triennale punta su razionalizzazione dei costi (attuato nel primo anno con il taglio della spesa per
1 milione e che prevede a regime nel 2020 un taglio di un ulteriore milione), revisione organizzativa interna e definizione
di un piano di rilancio con investimenti da 2 milioni da attuare nel 2019 in strutture, tecnologie e rinnovo di tutte le
aree espositive. Resta un debito di 18 milioni a cui far fronte, con una quota di 5 milioni a breve termine verso banche e
fornitori. In sintesi il giro d'affari è di 12 milioni circa, con contributi pubblici di 3 milioni da parte della Regione
e di 1,4 milioni del Miur. Altre entrate ammontano a 1,6 milioni. Il costo del personale assorbe ogni anno almeno 4,7 milioni.
«Grazie ai sacrifici di tutti, soprattutto dei lavoratori, Città della scienza sta uscendo da una crisi strutturale ed entra
in una nuova era – precisa Russo – Un nuovo modello organizzativo molto “piatto” permetterà di conciliare il ruolo sociale
della Fondazione con una corretta sostenibilità economica, formula indispensabile per valorizzare le grandi competenze interne».
I progetti rafforzati
L’inaugurazione di “Corporea” , il museo interattivo del Corpo Umano, che era in costruzione da un decennio, in parte colma
il vuoto lasciato dello Science Center. I 230mila visitatori annui (di Corporea e Planetario) producono introiti di 1,6 milioni.
Intanto si cerca di rafforzare attività di valore scientifico da posizionare meglio sul mercato. Un esempio, Città della Scienza
da tempo realizza, su commessa del ministero, un progetto Italia- Cina. Nel 2018 l'evento si è svolto a Milano e da lì è partito
un nuovo programma: la selezione di 90 startup innovative italiane da portare in Cina. A Città della Scienza è affidato il
compito di selezionare le nuove imprese. A questa attività si aggiunge quella di incubazione, di internazionalizzazione, formazione,
di trasferimento tecnologico ed alta formazione nel settore dell'Industry 4.0. La Dream Accademy è un’eccellenza formativa
in collaborazione con il sistema universitario che coinvolge molte imprese, attività che saranno fortemente potenziate dalla
collaborazione con MedITech.
Ma la ricostruzione del museo della Scienza è bloccata
Risale al 14 agosto 2014 la sottoscrizione di un Accordo di Programma Quadro per “la Ricostruzione del Science Center e il
completamento della Città della Scienza” (da 70 milioni di fondi statali) tra presidenza del Consiglio dei Ministri, ministero
dell'Ambiente, delle Infrastrutture, Ricerca, Regione Campania, Comune di Napoli, Provincia di Napoli, che definisce progetto,
aspetti economico – finanziari, tempi e compiti dei soggetti coinvolti. La Regione Campania, da parte sua, già qualche mese
prima aveva allocato le risorse. Fondazione Idis aveva bandito il Concorso Internazionale di Progettazione per l'elaborazione
del progetto di ricostruzione del Museo, e scelto il progetto definitivo. Dopo un braccio di ferro con il Comune di Napoli
che aveva sostenuto la necessità di liberare la spiaggia di Coroglio si era raggiunta un’intesa. Ma proprio questo difficile
nodo si è ripresentato il 19 luglio 2017 quando nell’ Accordo Interistituzionale per la bonifica e la rigenerazione urbana
del sito Bagnoli-Coroglio è stata proposta una nuova localizzazione del Science Center alle spalle dell'attuale complesso.
Soluzione che Fondazione Idis ritiene renderebbe complessa ed onerosa la gestione. La Fondazione è ricorsa in giudizio. Tutto
si è fermato.
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