Gli andamenti italiani dell’energia sembrano soffrire il disturbo bipolare maniaco-depressivo.
Dopo dieci anni, per la prima volta nel 2018 rallenta la produzione eolica e solare con il -3% (fonte: Analisi trimestrale Enea).
In gennaio i consumi di metano sono cresciuti di un prodigioso +20,1% e in febbraio sono crollati di un portentoso -10,2%
(ministero dello Sviluppo economico).
Insomma, si ripetono i saliscendi rapidi che sgomentano molti osservatori.
Inoltre ieri è stato presentato la prima edizione del Med & Italian Energy Report, rapporto annuale sul settore dell’energia in Italia e nel Mediterraneo. La ricerca è frutto della collaborazione strutturale
nata tra Srm (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del dipartimento energia del Politecnico di Torino. Allo studio hanno collaborato il Joint Research Center della Commissione
Europea (per le analisi sulle infrastrutture di gas naturale e della sicurezza degli approvvigionamenti) e la Fondazione Matching Energies.
Si aggiunge uno studio condotto da Bain&Company per individuare gli elementi che stanno sconvolgendo il settore energetico.
Ma ecco alcuni dei dati.
I trasporti spingono il consumo di energia
Consumi finali di energia ancora in aumento nel 2018 in Italia (+1% rispetto all’anno precedente) sostanzialmente sulla spinta
dei trasporti, mentre si registra un balzo in avanti della produzione idroelettrica (+31%) e un calo dei consumi di gas (-3,3%)
e delle emissioni di anidride carbonica (-2%).
Sono alcune delle novità che emergono dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano curata dall’Enea nella quale si evidenziano per l’intero 2018 anche alcuni segnali di criticità più ampi, a cominciare dal calo, per la prima
volta in 10 anni, della produzione da eolico e fotovoltaico (-3%).
Troppi combustibili fossili
Inoltre, permane una forte incidenza delle fonti fossili, pari al 75% del totale, mentre le fonti green si attestano al 20%
del mix energetico (un punto percentuale in più rispetto al 2017) .
«Il rapido incremento dei consumi dei prodotti petroliferi nei trasporti (+4%) ha di fatto controbilanciato il calo delle
altre fonti fossili; inoltre, l’aumento delle rinnovabili elettriche (+12%) è un dato positivo solo in apparenza in quanto legato a un fattore congiunturale quale la ripresa dell’idroelettrico»,
spiega Francesco Gracceva, l’esperto che coordina l’analisi Enea.
Obiettivi velleitari
«In questo scenario diventa più complesso raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che il Paese si è dato. Il problema
è che sono ormai quattro anni che i consumi di energia si muovono sostanzialmente in parallelo con la crescita economica,
mentre un elemento centrale della decarbonizzazione è rappresentato da un aumento dei consumi energetici molto più contenuto
rispetto al Pil», aggiunge Gracceva.
Arretra l’indice
A conferma di queste criticità è il nuovo peggioramento dell’indice Ispred Enea (-8% su base annua) che valuta l’andamento del sistema energetico nazionale sulla base di tre elementi-chiave: sicurezza energetica,
prezzi ed emissioni di anidride carbonica.
«Il netto peggioramento degli indicatori relativi alle fonti rinnovabili all’interno dell’Ispred è un segnale del rischio
che l’Italia non riesca a raggiungere il target del 30% di rinnovabili al 2030; e lo stesso rischio riguarda gli obiettivi di riduzione delle emissioni», conclude Gracceva.
Prezzi alti
Sul fronte prezzi, l’energia nel 2018 ha registrato significativi aumenti medi al dettaglio per effetto delle dinamiche sui
mercati internazionali; in particolare, i prezzi dell’elettricità per i clienti domestici hanno toccato nel 2018 i massimi
dell’ultimo decennio, mentre per le utenze industriali piccole e medie i prezzi sono risultati tra i più elevati dell’Ue.
Ha fatto eccezione la grande industria che ha beneficiato dell’introduzione degli sgravi per i consumatori energivori.
A partire dalla fine del 2018, tuttavia, si è verificato un progressivo drastico calo dei prezzi all’ingrosso che ha iniziato
a produrre effetti positivi sui consumatori nel 2019.
Va ricordato che il 1° aprile scorso c’è stato un forte ribasso dei prezzi di luce e gas.
L’import di tecnologie pulite
Fra i segnali che destano preoccupazione anche il crescente disavanzo commerciale del nostro Paese nelle tecnologie collegate
alla transizione energetica. In particolare, il disavanzo per la mobilità low carbon ha raggiunto la cifra di 1,2 miliardi
di euro (periodo gennaio-novembre 2018), sostanzialmente per l’acquisto di veicoli ibridi.
Continueranno a crescere i combustibili fossili
La richiesta internazionale di combustibili fossili potrebbe raggiungere il picco entro il 2030, poiché la crescita della
domanda di gas non riesce a controbilanciare la minore richiesta di petrolio e carbone. Le scelte che i dirigenti delle aziende
devono affrontare per rispondere a questi e altri sconvolgimenti si stanno moltiplicando: possono derivare da precedenti attività
indipendenti e possono compromettere le attività patrimoniali preesistenti. Il quarto studio di Bain&Company sull’economia integrata dei mercati dell’energia — in particolare, forniture di petrolio, gas, carbone, energia nucleare
ed energie rinnovabili nei mercati dove c’è domanda, cioè quello della produzione di energia dei servizi pubblici, quello
industriale, nei trasporti e nelle costruzioni — individua un piano d’azione in sei passi per preparare i dirigenti a far
fronte a questa transizione.
Nel suo nuovo studio, «Gestire la transizione energetica: tre scenari di pianificazione», Bain & Company ha analizzato 17 potenziali sconvolgimenti entro il 2030 del panorama energetico. Lo studio esegue periodicamente questa ricerca
per comprendere gli sconvolgimenti in corso, elaborare una gamma di possibili esiti e aiutare le società a costruire scenari
che permettano loro di gestire il business, in questo momento di incertezza senza precedenti.
I 17 sconvolgimenti
«La scelta del dove e del come prendere parte al mercato dell’energia sarà fondamentale per il successo delle società nel
lungo periodo. È sempre più evidente che le scelte da affrontare si stanno moltiplicando e iniziano a includere anche precedenti
attività indipendenti, che in molti casi minacciano le attività preesistenti», osserva Jorge Leis, autore dello studio e partner del segmento energia e risorse naturali di Bain & Company.
«I manager delle industrie che iniziano ora a porsi domande strategiche si assicureranno la sopravvivenza nella prossima era
della cosiddetta ipercompetitività».
L’incertezza tecnologica
«Nei primi anni 2000, i player del settore sperimentavano una forte incertezza tecnologica, per esempio riguardo alla futura
combinazione della produzione energetica. Oggi i mercati hanno identificato con chiarezza la tecnologia vincente, ma si aprono
nuove sfide future» sostiene Alessandro Cadei, responsabile Emea del segmento energia di Bain&Company.
«Gli attori che attualmente hanno successo sul mercato sono quelli che hanno preso una chiara posizione di mercato negli anni
scorsi, adattando il modello operativo ai cambiamenti di un ambiente competitivo. Questa sarà la regola del gioco nei prossimi
dieci anni».
«Il panorama energetico è sottoposto a un cambiamento strutturale che metterà solide radici nel decennio del 2020, ma con
una accelerazione di velocità progressiva e una rapida crescita fino al 2030 per via dell'aumento di carburanti sostitutivi»
dichiara Roberto Prioreschi, managing director di Bain Italia e responsabile del settore energia in Italia. «Indipendentemente dal tempo o dalla direzione
di questa transizione, i manager devono prepararsi subito al cambiamento».
Scenario mondiale
Dice il Med & Italian Energy Report, che la domanda mondiale di energia elettrica è ancora in prevalenza soddisfatta dalle fonti fossili: petrolio 34,2%, carbone 27,6% e gas 23,4%.
I consumi di energia sono concentrati in tre aree mondiali: Cina, Stati Uniti, Ue e 28. Esse rappresentano quasi il 50% del
totale (Cina il 22% del totale, Stati Uniti il 16%, Ue l’11,6%).
Aggiunge lo studio che l’Italia e ancora dipendente dall’estero per le importazioni di combustibili fossili: 78,6%.
Il nostro Paese sta lavorando per sviluppare efficienza e risparmio energetico e fonti rinnovabili, la cui quota sulla produzione lorda elettrica e passata dal 17% del 2007 al 36%.
La filiera dell’energia elettrica italiana, dalla produzione alla manifattura conta 30 miliardi di euro di valore aggiunto,
e produce 177 miliardi di fatturato. Vanta 23.500 imprese per circa 215mila addetti.
Il Sud e l’energia
Secondo l’analisi Med & Italian Energy Report, il Mezzogiorno è la riserva energetica del Paese: estrazione concentrata quasi tutta nel Sud; la Basilicata da sola pesa
per l’84% della produzione a terra di petrolio e gas, seguita dalla Sicilia (9,6%); ma solamente il 23% della produzione a
mare ricade in zone al Sud.
Il Sud produce il 50% circa del totale dell’elettricita da fonti rinnovabili (soprattutto eolica e solare), mentre l’idroelettrico
e le bioenergie si concentrano in Alta Italia e l’energia geotermica è tipica del Centro.
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