Economia

Perché le bollette ribassano dal 1° aprile (e non per merito del…

  • Abbonati
  • Accedi
L'Analisi |luce e gas

Perché le bollette ribassano dal 1° aprile (e non per merito del governo)

I due numeri prima di tutto, poi la spiegazione, poi il commento e infine, voce per voce, i dettagli.
Dal 1° aprile, e non è il classico scherzo, le bollette di luce e gas scenderanno di colpo in modo rilevante. Il metano scenderà del -9,9%, la corrente del -8,5%.
La spiegazione. La riduzione è dovuta solamente all’andamento dei prezzi energetici internazionali, e soprattutto del gas.

GUARDA IL VIDEO / Da aprile maxi calo delle bollette: elettricità -8,5% e gas -9,9%

L’autorità dell’energia Arera non ha discrezionalità nell’aggiornare le bollette: il meccanismo è quasi un algoritmo rigido che correla le bollette con gli andamenti dei mercati.

Dopo la spiegazione, ecco le conseguenze: il ministero dello Sviluppo economico (e in particolare il ministro Luigi Di Maio) con un comunicato ha cercato di attribuire a sé e alle sue politiche questo effetto benefico; ne sono sorte polemiche sull’uso politico delle bollette; ciò ha confermato il fatto che sono un limite potente per i consumatori le tariffe amministrate dalla politica invece che dalla libera competizione.
Quando i prezzi sono regolati, i politici e i gruppi di pressione cercano di sfruttare a loro vantaggio i meccanismi di regolazione.
Infine, la commistione fra prezzi amministrati (regolati) e prezzi liberi può generare distorsioni di mercato sulla libera concorrenza.
Non a caso in Italia si tenta da anni di sopprimere il segmento tutelato del mercato elettrico e del gas ma da anni la politica riesce a rinviare questo passaggio, che attualmente è spostato al 1° luglio 2020; ora anche la Ue ha confermato l’urgenza di sopprimere al più presto segmenti regolati.

I ribassi all’origine
I ribassi riguardano il solo segmento tutelato ma influenzano anche i prezzi liberi del mercato libero. Valgono da 1° aprile al 30 giugno.
Da ottobre 2018 a marzo 2019 i prezzi all’ingrosso del gas sono scesi da 27,2 a 18,4 euro per mille chilowattora (-32%), quelli dell’energia elettrica da 73,9 a 53,2 euro per mille chilowattora (-28%).
(Sì, anche il metano si può misurare in chilowattora. Di più, l’unità di misura energetica è più precisa e tecnicamente corretta rispetto al volume in metri cubi).

Perché scende la corrente(comprensibile ai soli tecnici)
Nel secondo trimestre 2019 si registrerà un significativo calo del costo per
l’energia elettrica per la famiglia tipo, con una variazione della spesa complessiva del -8,50% rispetto al trimestre precedente.

La spiegazione data dall’autorità Arera ha i toni esoterici riservati ai soli cultori della disciplina.
Spiega l’Arera che tale variazione è dovuta a un calo della spesa per la materia energia (-12,22%), legato alla riduzione del prezzo di acquisto dell’energia elettrica rispetto alle stime utilizzate nel precedente aggiornamento (-13,44%) che compensa largamente un leggero aumento del corrispettivo di dispacciamento (+0,98%) e del corrispettivo di perequazione dei costi di acquisto e dispacciamento dell’energia elettrica destinata ai clienti in maggior tutela (+0,24%).

La riduzione per la spesa per la materia energia è stata compensata da un aumento della spesa per gli oneri di sistema (+3,72%) dovuta per il +2% dalla componente ASOS, che è aumentata rispetto al I trimestre 2019 per i soli utenti domestici (tenendo conto delle stime aggiornate degli oneri, in leggera crescita, dovendo nel contempo riassorbire la differenza di trattamento tra non domestici e domestici, a favore di questi ultimi, nelle manovre straordinarie del secondo semestre 2018) e per il +1,72 dall’aumento della ARIM per tutte le utenze (in particolare relativamente agli elementi che alimentano i conti A2, A4, As, UC7, per riallineare scostamenti maturati in periodi precedenti).
Non subiscono variazioni le componenti per il trasporto e la gestione del contatore e la componente per la commercializzazione.

Perché scende il gas (comprensibile ai soli tecnici)
Nel secondo trimestre 2019 si registrerà una diminuzione del costo per il gas naturale per la famiglia tipo, con una variazione della spesa complessiva del -9,9% rispetto al trimestre precedente.
Anche in questo caso la spiegazione data dall’autorità Arera ha i toni esoterici riservati ai più raffinati cultori della disciplina.
Spiega l’Arera che la variazione è determinata dalla diminuzione della componente CMEM relativa ai costi di approvvigionamento, -10,3% sulla spesa per il cliente tipo, che riflette il calo delle quotazioni all'ingrosso nei mercati a termine in Italia e in Europa.
In diminuzione anche la componente relativa alle attività connesse all’approvvigionamento, CCR , -0,2%, che assume dal 1º aprile 2019 il nuovo
valore relativo al semestre estivo e in diminuzione anche la componente relativa al servizio di trasporto QT, -1,2% sulla spesa del cliente tipo, in seguito all’azzeramento della componente tariffaria a copertura degli oneri derivanti dall’applicazione del fattore correttivo dei ricavi di riferimento per il servizio di stoccaggio, CRVOS, per il periodo 1º aprile - 30 settembre 2019.
In questo trimestre è stata riattivata la componente a copertura di eventuali squilibri dei sistemi di perequazione delle tariffe di distribuzione e misura, UG1, con un impatto sull'utente domestico tipo pari a +1,4%.
Per quanto riguarda la spesa per gli oneri di sistema si registra un aumento del +0,4%, dovuto alla revisione della componente a compensazione dei costi di commercializzazione della vendita al dettaglio, UG2 , (a seguito della deliberazione dell'Autorità 29 gennaio 2019, 32/2019/R/GAS che, in ottemperanza alla sentenza del Consiglio di Stato 4825/2016, ha previsto l'istituzione di un nuovo elemento, UG2k, della componente UG2).
Pertanto la variazione complessiva della spesa del cliente tipo, rispetto al precedente trimestre, è pari al -9,9%.

La “tutela” mette le mani dei politici nelle nostre tasche
Nel determinare ogni tre mesi gli aggiornamenti di luce e gas, l’autorità Arera ha margini modestissimi di discrezionalità, e in sostanza deve stare quanto più aderente possibile all’andamento dei mercati all’ingrosso dell’energia (la Borsa elettrica, le quotazioni internazionali del metano e così via) e alle esigenze di raccolta tariffaria.

In passato, l’Arera ha usato un po’ della sua flessibilità per ripartire su più trimestri i rincari, assecondando le pressioni della politica e del Governo.
In queste sue scelte, l’autorità Arera agisce non solamente sui consumatori ancora serviti dalla tutela (che sono più della metà) bensì agisce in via indiretta anche sulla bolletta dei consumatori del libero mercato che hanno contratti con offerte indicizzate, perché le tariffe tutelate sono il benchmark cui si riferisce il resto del mercato.
La “tutela” non tutela i consumatori, anche quelli liberi: li penalizza, li asservisce ai politici e alle logiche elettorali. Le pressioni dei politici e del Governo di turno penalizzano anche la concorrenza libera. La piena liberalizzazione del settore e la scomparsa della “tutela” rafforza i consumatori e toglie leve ai politici.
Già oggi i consumatori che vogliono scegliere un fornitore sul libero mercato possono risparmiare e avere servizi migliori. Basta leggere il portale realizzato dall’Arera per i consumatori liberi, che confronta le diverse offerte del mercato libero.

I politici contro l’efficienza economica
Bisognerebbe smettere di prendere in giro i consumatori, i quali invece hanno il diritto di ricevere i segnali di prezzo in salita o in discesa secondo i costi e la realtà del mercato, e non secondo le distorsioni politiche che limitano gli effetti allocativi e l’efficienza economica. In questo ribasso l’autorità Arera con correttezza ha misurato le condizioni di domanda e offerta e le esigenze tariffarie e le ha trasferite a valle.
Il problema non è il ribasso ma l’intento dei regimi di tutela. L’esistenza stessa di un prezzo regolato mette nella mano dei politici le scelte.

La scelta dell’Europa
L’altro giorno il Parlamento europeo riunito a Strasburgo ha approvato le nuove regole per creare un mercato europeo dell’elettricità più pulito, più competitivo e in grado di affrontare più efficacemente le emergenze adottando in via definitiva quattro nuove legislazioni sul mercato elettrico, concordate informalmente con i ministri alla fine del 2018.

Si conclude così il percorso legislativo del pacchetto Energia pulita.
L’accordo sul regolamento sul “mercato interno dell’elettricità” è stato approvato con 544 voti favorevoli, 76 contrari e 40 astensioni. L’intesa sulla direttiva per “norme comuni per il mercato interno dell’elettricità” è stata approvata con 551 voti favorevoli, 72 contrari e 37 astensioni.
I consumatori trarranno notevoli vantaggi dalle nuove norme, poiché avranno accesso a contatori intelligenti e a prezzi dinamici.
Disporranno inoltre della possibilità di cambiare fornitore senza costi, entro un periodo massimo di tre settimane (24 ore entro il 2026).
Gli Stati membri potranno regolamentare, temporaneamente e a specifiche condizioni, i prezzi per assistere e proteggere le famiglie povere o vulnerabili. Tuttavia, i sistemi di sicurezza sociale dovrebbero essere lo strumento principale per affrontare la povertà energetica.
Uno degli obiettivi principali delle nuove norme è consentire che almeno il 70% della capacità commerciale attraversi liberamente le frontiere, facilitando gli scambi di energia rinnovabile attraverso le frontiere Ue. In tal modo si vogliono sostenere gli sforzi per il conseguimento dell’obiettivo vincolante Ue, che fissa la quota di energia da fonti rinnovabili al 32% del consumo finale lordo entro il 2030.

Inoltre sarà consentito alle autorità nazionali di pagare le centrali elettriche a combustibili fossili per stare in stand-by per un periodo di tempo limitato in caso di picco della domanda, grazie a un meccanismo noto come regolazione della capacità.
Le nuove norme introdurranno limiti più stringenti per gli Stati membri che sovvenzionano le centrali elettriche, per evitare che le centrali più inquinanti in Europa ricevano aiuti di Stato.
Le misure si applicheranno a tutte le nuove centrali elettriche, a partire dalla data di entrata in vigore del regolamento e a quelle esistenti a partire dal 2025. Le nuove norme non incideranno sui contratti di capacità conclusi prima del 31 dicembre 2019.
Sarà garantita una migliore protezione dei cittadini contro le improvvise carenze di approvvigionamento elettrico che portano ai blackout.
Gli Stati membri saranno tenuti a elaborare piani nazionali per valutare il rischio di penuria energetica e a cooperare a livello regionale. Chi riceve assistenza da altri Paesi Ue dovrebbe sostenere tutti i costi ragionevoli connessi.
Quanto alla regolazione del mercato dell’elettricità, sono state modificate le norme che istituiscono l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer) che avrà maggiori poteri.

© Riproduzione riservata