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Dossier Per Strasburgo la prima sfida è il nuovo bilancio a prova di Brexit

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Dossier | N. 52 articoli L’Europa dopo il voto

Per Strasburgo la prima sfida è il nuovo bilancio a prova di Brexit

(Reuters)
(Reuters)

Tra i dossier più importanti su cui l'Europarlamento deve pronunciarsi c'è il bilancio dell'Unione e il calendario ha voluto che l'approvazione del prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2021-2027 coincidesse con il rinnovo della Camera Ue. La Commissione europea ha formulato la sua proposta a maggio 2018, sollecitando più volte l'approvazione del Qfp prima del voto, ma sarebbe servito un mezzo miracolo. Perciò il cerchio istituzionale comunitario con l'accordo definitivo in Consiglio europeo si dovrebbe chiudere, si spera, in autunno.

Il Qfp definisce le dimensioni del bilancio comunitario e la destinazione delle risorse. Il primo punto è da sempre tra i più discussi: Commissione e Parlamento vorrebbero aumentare la dote per politiche e azioni comunitarie ma incontrano molte resistenze in Consiglio, cioè negli Stati, che vedono nel trasferimento di risorse all'Ue per finanziare politiche comuni anche una cessione di sovranità. Gli Stati, infatti, coprono il 98% del bilancio contribuendo in base al rispettivo reddito nazionale lordo. La Ue non può indebitarsi sui mercati finanziari e dunque il

EUROPEE 2019 - IL DOSSIER DE IL SOLE 24 ORE

bilancio dev'essere in pareggio. In passato era il Regno Unito l'oppositore più tenace a un aumento dei contributi, ma oggi questo atteggiamento è diffuso – sia pure con meno enfasi – anche in altri Paesi (dunque, prima di prendersela genericamente con l'Europa per ciò che non fa, serve chiedersi perché e chi lo ha deciso).

La stesura del Qfp 2021-2027 è stata condizionata da Brexit. L'uscita del Regno Unito comporta un “buco” di 10-12 miliardi all'anno (il contributo netto di Londra). Obiettivo della Commissione era colmare la differenza con i contributi degli altri 27, per non ridurre l'entità delle politiche e soprattutto per avere risorse sufficienti ad affrontare le nuove voci di cui la Ue si occupa su richiesta degli Stati: clima, migrazioni e sicurezza. Dopo un lungo confronto tra le capitali e la Commissione, quest'ultima ha proposto un bilancio pari all'1,11% del Pil dei 27, 1.134 miliardi in 7 anni per circa 500 milioni di abitanti (il bilancio italiano supera gli 800 miliardi l'anno per 60 milioni di abitanti). Il Parlamento ha chiesto di aumentarlo almeno all'1,3% del Pil, 1.324 miliardi a prezzi 2018. Oltre ai capitoli tradizionali come coesione territoriale e agricoltura che assorbono circa due terzi delle risorse, il bilancio Ue finanzierà ricerca e innovazione (Horizon), il secondo Piano Juncker per gli investimenti strategici, Erasmus, la lotta ai cambiamenti climatici, la sicurezza delle frontiere, i primi passi di una difesa comune, in piccola parte l'accoglienza dei migranti e la “politica estera”. Solo il 5% andrà al funzionamento delle istituzioni Ue.

Il Parlamento ha chiesto di aumentare praticamente tutte le voci di spesa e in qualche caso, come Erasmus, di triplicarle. La partita si giocherà con le capitali nei prossimi mesi, Brexit permettendo.
Questo articolo è stato tratto dall'instant book L'Europa che votiamo, in edicola fino al 10 maggio con Il Sole 24 Ore

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