Uno stesso fenomeno — la fuga verso il fai-da-te dell’energia — può essere letto in due modi in apparenza contrapposti.
Prima chiave di lettura. Noi italiani siamo sensibili al tema ambientale, odiamo emettere inquinanti e sostanze cambiaclima,
e quindi adoriamo l’idea di istallare sul tetto i pannelli solari.
Seconda interpretazione. Mentre i governi usano le bollette come un bancomat fiscale — vi è stata caricata la tassa radiotv,
cioè il cosiddetto Canone Rai, e si sta pensando di risolvere i problemi dell’Alitalia prelevando i soldi dalle tariffe della luce — i cittadini hanno sempre più voglia di fuggire dal sistema elettrico e di alzare i muri del sovranismo energetico.
I numeri della consapevolezza
Tuttavia, con ogni probabilità i dati elaborati da Euromedia Research per conto del Gestore dei Servizi Energetici e presentati al Festival dell’Energia in corso a Milano, descrivono un’Italia consapevole della necessità di misure orientate alla sostenibilità ambientale e informata
sui temi delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico (67% degli intervistati).
In particolare, dice lo studio, la fonte fotovoltaica risulta la più conosciuta. È alta anche la consapevolezza (71,2%) tra chi ha scelto o sta valutando di investire su impianti
a fonti rinnovabili, degli incentivi esistenti (“scambio sul posto”, detrazioni fiscali e riqualificazione energetica degli
edifici) messi a disposizione dallo Stato.
Tra villette e assemblee condominiali
Ovviamente, il tetto che produce chilowattora è più interessante per chi vive in villette o case indipendenti, mentre l’attenzione verso il fotovoltaico si abbassa per chi vive in edifici grandi dei quali sono ben note le liti senza esito nelle assemblee condominiali.
Pur se nettamente favorevoli, chi abita in villette a schiera o in case bifamiliari fa registrare un tasso di contrarietà
all’aggregazione leggermente più alto rispetto alla media totale (23% delle case bifamiliari contro il 13,5% del totale campione).
Molto probabilmente il fatto di essere isolati e in pochi vicini tende a far percepire uno scarso vantaggio di risparmio.
La maggior parte delle persone intervistate si è detta disponibile a investire in impianti fotovoltaici per produrre da sé energia e creare gruppi di autoconsumo (77,9%), e ne percepisce l’importanza ai fini della riduzione delle emissioni (80,7% intervistati) nonché dell’abbattimento del costo in bolletta (42,8%).
Costi sicuri per avere risparmi incerti
La propensione del Paese verso autoproduzione e autoconsumo di energia elettrica è tuttavia frenata dalla percezione di un rientro economico — tra risparmio in bolletta, vendita dell’energia eccedente e agevolazioni — non nel breve periodo, bensì nel medio (circa 6 anni).
In altre parole, il pensiero generale è l’autoproduzione di energia mediante fonti rinnovabili apporti dei reali benefici,
anche se con risultati registrabili solamente nel lungo periodo.
Ma il primo freno non viene dal tempo lungo del ritorno economico. La difficoltà più grande da affrontare è l’ammontare degli
investimenti da sostenere per poter realizzare e mettere in azione un impianto di autoproduzione di energia da fonti rinnovabili.
Secondo Alessandra Ghisleri, direttrice dell’istituto di ricerca Euromedia Research, «lo studio fa emergere un buon interesse
da parte degli italiani sul tema delle energie rinnovabili, di cui si riconoscono efficacia e utilità dei sistemi di autoproduzione,
e una diffusa consapevolezza e informazione anche dal punto di vista normativo e sui sistemi di incentivazione. Tuttavia,
gli investimenti vengono ancora considerati elevati, anche rispetto a un ritorno economico di cui si potranno godere i frutti
solo nel lungo periodo: una percezione che contribuisce a frenare la diffusione di questi sistemi nel nostro Paese».
© Riproduzione riservata