Economia

Dossier Alle Pmi italiane serve una strategia finanziaria più forte

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    Dossier | N. 37 articoli In viaggio con le Pmi dell’innovazione

    Alle Pmi italiane serve una strategia finanziaria più forte

    Per anni la strategia finanziaria delle piccole e medie imprese italiane è stata caratterizzata dalla presenza di debito bancario e dal ricorso, non sempre sufficiente, all’autofinanziamento. È pur vero che negli ultimi tempi si è assistito ad un parziale recupero del grado di patrimonializzazione, ma nel contempo la dipendenza dal debito bancario è stata caratterizzata da esposizioni via via più orientate al breve termine. Si sa, la strategia finanziaria deve essere funzionale e coerente con la strategia di business. E questo non sempre è avvenuto.

    Pensare allo sviluppo e alla crescita dell’impresa, come ad esempio attraverso le strategie di internazionalizzazione, di innovazione, di acquisizione, richiede ripensare la struttura finanziaria. Sono strategie che hanno bisogno di tempo per dare risultati. Rispetto alle necessità delle imprese, ma anche rispetto alla situazione in cui versa il sistema del credito bancario, la domanda da porsi è quali siano oggi le strategie finanziarie che possono essere considerate adeguate e sostenibili. Chi gestisce una piccola e media impresa, imprenditore o manager che sia, non può oggi non valutare l’opportunità di una crescita qualitativa e di una diversificazione della struttura finanziaria. Per fare questo, è necessario sviluppare le seguenti valutazioni e implementare le seguenti azioni.

    La prima valutazione da fare è di quale “finanza” c’è bisogno. La risposta non può che arrivare dalla verifica di quali sono gli obiettivi dell’impresa nel corso del tempo. Gli investimenti per la crescita e per lo sviluppo hanno bisogno di una finanza che dia il tempo di generare rendimenti e che non eserciti una pressione in termini di rimborso del capitale quando la strategia non ha ancora raggiunto i risultati attesi. È necessario costruire piani finanziari rigorosi e completi, che forniscano una rappresentazione di qual è il fabbisogno espresso dalla strategia e dalla gestione e di come la strategia e la gestione possono generare flussi di cassa a servizio della finanza. Una strategia che avrà dei ritorni in tre o cinque anni non potrà che essere supportata da una finanza che aspetta di essere remunerata in un periodo analogo. E così via.

    La seconda valutazione da fare è quella di verificare gli strumenti di finanza di mercato disponibili oggi, più che in passato, per le piccole e medie imprese. Alla luce dell’evoluzione nelle politiche creditizie delle banche, sempre più selettive e maggiormente orientate a impieghi di breve e medio termine, la dipendenza esclusiva dagli strumenti bancari tradizionali può risultare una scelta non sempre opportuna. La diversificazione delle fonti di finanziamento è la strada giusta per chi vuole fare crescere il proprio business nel tempo.

    Almeno due sono le opzioni da considerare. Innanzitutto, c’è la possibilità di integrare il debito bancario con il debito obbligazionario (o, ove possibile, di sostituirlo se necessario allungandone la scadenza). Le emissioni degli ultimi anni dimostrano che questo strumento è appannaggio anche di imprese di dimensioni più ridotte, con tassi, di certo superiori a quelli bancari di breve, ma stabili e sostenibili nel tempo. E soprattutto fissi e indipendenti da qualsivoglia variazione del contesto macroeconomico o finanziario di riferimento. La condizione di stabilità del costo dello strumento, unita al rimborso a media o a lunga scadenza, consente una pianificazione finanziaria più coerente con strategie di lungo termine.

    C’è poi la strada del rafforzamento patrimoniale attraverso l’accesso a risorse di mercato, come nel caso della quotazione in Borsa, o l’accesso a risorse private, come nel caso dell’ingresso di fondi di private equity. Le due soluzioni non sono equivalenti e al di là dell’aspetto numerico possono avere un impatto ben diverso sull’impresa. In entrambi i casi, però, non possono essere interpretate solo ed esclusivamente come soluzioni finanziarie. Sia la Borsa che i fondi apportano, a vario titolo, stimoli e strumenti per contribuire a definire e a sviluppare le strategie dell'impresa. Per un’impresa adottare soluzioni finanziarie di mercato, siano esse di debito, soprattutto siano esse di equity, deve significare fare un salto culturale su alcuni aspetti fondamentali che ogni investitore di mercato guarda con estrema attenzione.

    L’appetibilità dell’impresa non può essere solo ricondotta ai risultati e ai rischi attesi, ma è invece da valutare anche in relazione alla sua governance, all’efficienza e all’efficacia della sua organizzazione, al suo livello di managerializzazione. Solo attraverso interventi anche su questi ambiti è possibile incontrare il favore di investitori e del mercato. In conclusione, la competitività delle piccole e medie imprese nei prossimi anni e le relative opportunità di crescita e di sviluppo hanno bisogno di una struttura finanziaria più forte, con un maggiore allineamento tra fabbisogni e flussi del business e benefici ed effetti delle forme tecniche volta per volta adottate. E su questo imprenditori e manager non possono più rinviare le proprie valutazioni.

    *Professore Ordinario di Finanza e Risk management della School of Management del Politecnico di Milano

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