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L’Eurogruppo boccia la Grecia: piano di riforme incompleto, niente aiuti

La lista di riforme che la Grecia ha inviato alla Ue in vista dell’Eurogruppo di oggi è «lontana dall’essere completa» e per essere attuata richiederà «tempi lunghi». Così - secondo quanto riportato da Bloomberg ieri - il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem parlando ad Amsterdam. «Nessuna tranche di aiuti verrà versata nel mese di marzo», ha sottolineato.

Si tratta di un duro colpo per il governo Tsipras. Che potrebbe scatenare una reazione delle componenti più radicali, orientate a chiamare nuovamente i greci alle urne. Un’ipotesi di referendum in Grecia infatti è concreta e non sta nei pensieri del solo alleato di governo di Syriza, il ministro della Difesa Kammenos. Lo ha confermato Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze, che ha precisato poi di che tipo di consultazione si tratterebbe: non sulla permanenza nell’euro, che non è mai stata e non è ancora in discussione.

Sarebbe piuttosto un «referendum sulle misure» da adottare per uscire dalla crisi nel caso in cui i partner dell’Eurozona e le istituzioni creditrici (Bce, Ue, Fmi) andassero oltre il limite fissato da Atene, alzando l’asticella delle richieste. Almeno, questo è quanto hanno precisato fonti del governo di Atene riguardo alle dichiarazioni rilasciate da Varoufakis al Corriere della Sera.

«Proposte da dilettanti»
Come appare chiarissimo dall’affondo di Dijsselbloem, per il momento il governo greco, che nel programma con cui ha stravinto le elezioni del 25 gennaio ha messo al punto numero uno la fine dell’austerity, non ha convinto gli altri 18 Paesi dell’Eurozona. Addirittura due funzionari della ex troika hanno bollato come dilettantesche alcune delle misure proposte del governo di Atene, tra le quali l’utilizzo di turisti e giovani come ispettori anonimi per contrastare l’evasione fiscale.

Senza accordo niente trasferimenti
Secondo i tecnici di Bruxelles le soluzioni prospettate nella lettera spedita da Varoufakis non basterebbero a rispettare i termini dell’accordo di fine febbraio né, quindi, a sbloccare l’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi del secondo piano di salvataggio. Obiettivi contrastanti, visto che per Atene le priorità sono fare ripartire l’economia e allentare la morsa sulle fasce più deboli della popolazione (Tsipras ha parlato spesso di crisi umanitaria). Infine, non perdere di vista quello che a Bruxelles e soprattutto a Berlino resta un obiettivo imprescindibile: la solvibilità del debito accumulato in cinque anni e due bailout da oltre 240 miliardi, una montagna di euro da scalare nei prossimi decenni (si veda l’infografica sul debito della Grecia).

Tsipras chiama Draghi
La Banca centrale europea, (che assicura ad Atene la liquidità d’emergenza attraverso il meccanismo denominato Ela) ha ribadito più volte che ricomincerà ad accettare bond greci in garanzia solo quando saranno rispettati gli impegni presi nel programma concordato con i creditori internazionali. In più c'è il problema del finanziamento per il rispetto delle scadenze (Fmi e titoli) nei prossimi due mesi: il governo greco ha chiesto di alzare di 8 miliardi il tetto di emissione di bond a tre mesi, oggi fissato a 15 miliardi di euro, e già esaurito.

Sarebbe stato proprio questo, sabato, l’oggetto di una conversazione telefonica tra Alexis Tsipras e Mario Draghi. Il premier avrebbe chiesto al presidente della Bce di non cedere a pressioni politiche (presumibilmente da Bruxelles e Berlino, ndr) e di trattare la Grecia sempre allo stesso modo, a prescindere da chi la rappresenta come ministro delle finanze. Atene vorrebbe ottenere comunque, in caso di mancata concessione degli aiuti, l’ok a emissioni di titoli a breve per rispondere alle esigenze di cassa più immediate. Il rischio che i soldi per pagare stipendi e pensioni finiscano in marzo è stato già evocato più volte.

Quale potrà mai essere stata la risposta di Draghi? Con ogni probabilità quella che ha dato molte altre volte e anche giovedì scorso durante la conferenza stampa post consiglio direttivo: la Bce non è un’istituzione politica e non può finanziare direttamente i governi. (Al.An.)

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