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la crisi ellenica

Il parlamento greco approva il referendum. Tsipras chiede di votare «no»

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A 48 ore dall'ormai probabile default della Grecia, il Parlamento ellenico ha approvato la richiesta del premier Alexis Tsipras di effettuare un referendum domenica prossima 5 luglio per ottenere l'avallo popolare a respingere l'ultima offerta avanzata dai creditori, con 178 voti a favore e 120 contrari. Insieme ai deputati della sinistra radicale di Syriza hanno votato a favore del referendum quelli di estrema destra della formazione filo-nazista Alba Dorata. Contro la consultazioni i filo-europei di centro-destra di Nea Dimokratia, i socialisti del Pasok, i centristi di To Potami e i comunisti del Kke.

Prima del voto, il premier Alexis Tsipras ha chiuso il dibattito in Parlamento chiedendo ai suoi connazionali di votare «no » al referendum del prossimo 5 luglio per respingere «l'insulto» ricevuto dai creditori. «Il momento della verità per loro è venuto, il momento di quando vedranno che la Grecia non si arrenderà, che la Grecia non è un gioco cui si può mettere fine. Sono certo che il popolo greco sarà all'altezza delle storiche circostanze ed emettera un forte no all'ultimatum». «Difenderemo la democrazia, la sovranità popolare e i valori fondamentali dell'Europa», ha dichiarato ancora Tsipras, aggiungendo di non dover certo chiedere il permesso al ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble o al capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem di rivolgersi al popolo perché possa dire la sua nel paese dove è nata la democrazia.

È stato invece durissimo l'ex primo ministro ellenico Antonis Samaras, leader del partito conservatore Nuova Democrazia nel suo attacco in aula contro il referendum indetto per domenica prossima. Secondo Samaras, Alexis Tsipras «ha fallito drammaticamente e sonoramente» e il suo referendum «è una farsa». Per il leader della principale forza di opposizione, riferisce l'agenzia greca Ana, Tsipras sta chiedendo al popolo greco «di approvare l'uscita dall'Unione Europea». «Noi greci vogliamo rimanere fermamente nel cuore dell'Europa - ha detto ancora Samaras - il referendum ci trascina fuori dall'Europa».

Sondaggi: la maggioranza dei greci vorrebbe restare nell’Eurozona
La maggioranza dei greci vorrebbe restare nell'Eurozona e quindi voterebbe sì all'accordo con i creditori. Lo dicono due sondaggi pubblicati oggi, ma entrambi realizzati prima che il premier Alexis Tsipras annunciasse l'intenzione di chiedere il referendum. Secondo le rilevazioni, del primo sondaggio, realizzato da Alco per il domenicale Proto Tema, il 57% è favorevole ad accettare l'ultima offerta dei creditori, mentre il 29% è contrario. Secondo i risultati di una seconda rilevazione, realizzata da Kapa Research per il quotidiano To Vima, il 47,2% degli intervistati voterebbe a favore di un «nuovo ancorché doloroso accordo», contro il 33% di no, mentre gli indecisi sono il 18,4%. Entrambi i sondaggi sono stati realizzati tra il 24 e il 26 giugno.

Varoufakis: l’Eurogruppo ha deciso di non decidere
Rifiutando di concedere alla Grecia una proroga di qualche settimana agli aiuti, in modo da poter votare il referendum, l'Eurogruppo «ha deciso di buttare nel cestino dei problemi troppo difficili da risolvere -almeno per ora, si spera - la domanda cruciale alla quale era chiamato a ripondere». Ovvero se «democrazia e Unione monetaria possano coesistere». Lo afferma il ministro delle Finaze greco, Yanis Varoufakis, che dal suo blog torna da attaccare la decisione di ieri dell'Eurogruppo.
La riunione di ieri «non passerà alla storia come un momento glorioso. I ministri hanno respinto la richiesta greca di concedere ai greci almeno una settimana per votare si o no alle proposte dell'Ue, proposte cruciali per il futuro della Grecia nell'Eurozona», afferma Varoufakis. Secondo il ministro greco «la semplice idea che un governo si consultasse con i suoi elettori su una proposta problematica è stata gestita con incomprensione e spesso con fastidio che sconfinava con il disprezzo».

Boschi: nessuna conseguenza per l’Italia
Per l'Italia non ci saranno contraccolpi derivanti dalla crisi greca. Lo ha assicurato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, parlando con i giornalisti a Reggello (Fi). «Il ministro Padoan - ha ricordato Boschi - ha già detto che non ci sono pericoli per quanto riguarda il nostro Paese perché sicuramente la nostra economia è più forte e più solida rispetto a qualche tempo fa e quindi sarà in grado di affrontare comunque eventualmente delle ripercussioni di breve periodo, se ci dovessero essere, e di instabilità».
Inoltre, ha aggiunto, «la Bce è comunque in grado, non soltanto per l'Italia ma per tutti i Paesi, eventualmente di approntare delle misure se dovesse essere necessario nel breve periodo».

Il premier francese Valls: «La Gecia torni al tavolo dei negoziati»

Il premier francese Manuel Valls ha chiesto ad Atene di «tornare al tavolo dei negoziati». Valls ha evitato di criticare il governo greco per aver scelto la strada del referendum. «Quando chiedi al popolo di decidere, di esercitare il loro diritto democratico, questo non dovrebbe essere criticato», ha spiegato. «È ovvio - ha aggiunto - che in caso di risposta negativa, c'e' un rischio reale...di uscire dall'Eurozona. Continuo a credere che un accordo è ancora possibile e invito la Grecia a tornare al tavolo del negoziato». Ancora, secondo Valls la Bce «è indipendente, ma non credo che taglierà l'ancora di salvezza alla Grecia».

Alle 15 di domenica vertice ad Atene sul sistema bancario
È stata fissata nel pomeriggio alle ore 15 italiane la riunione del Consiglio per la stabilità finanziaria della Grecia, per discutere della situazione del sistema bancario greco. Lo ha riferito il ministero delle Finanze greco. Del Consiglio fanno parte il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, il suo vice Dimitris Mardas, il governatore della Banca centrale Yiannis Stournaras, il capo dell'Associazione delle banche greche, il presidente di Hfsf e della Commissione Capital Markets.

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