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Atene non paga, si discute nuovo piano di aiuti. Merkel: «Prima il referendum»

Ultimi frenetici tentativi di evitare una rottura tra Grecia ed Europa. Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, ha presentato oggi una nuova proposta alla Ue che include «un accordo di due anni con l’Esm - il fondo salva-Stati europeo - per coprire interamente le sue necessità finanziarie e, in parallelo, una ristrutturazione del debito». La Grecia, prosegue la nota, «resta al tavolo negoziale», «intende restare nell’euro» e ricercherà «fino alla fine» una soluzione fattibile. Fonti anonime del governo greco sentite dall’agenzia Dow Jones fanno trapelare la possibilità che Atene cancelli il referendum, o si schieri per il sì, in caso di proposta migliorativa da parte della Ue.

Il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha subito convocato un Eurogruppo straordinario in teleconferenza per discutere le ultime proposte greche. Il vertice si è concluso dopo circa un’ora, convocando un’altra riunione che si terrà oggi pomeriggio alle 17.30 per valutare una nuova proposta greca arriverà sul tavolo dei ministri. «È troppo tardi per estendere l’attuale piano di salvataggio», ha dichiarato Dijsselbloem, lasciando però la porta aperta a ulteriori colloqui. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, si è sbilanciato nel senso opposto: «Ad Atene - ha detto - stanno succedendo eventi che voi giornalisti non avete previsto e che possono portare a risultati che nei vostri articoli di oggi non ci sono». Un riferimento alla possibile cancellazione del referendum?

Da Angela Merkel ieri è arrivata però una risposta molto netta. «Berlino - ha detto la cancelliera ai suoi parlamentari secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa tedesca Dpa - non prenderà in considerazione l’ipotesi di un terzo salvataggio per la Grecia, come proposto da Atene, prima dell’esito del referendum di domenica prossima». «Stanotte a mezzanotte scade il programma - ha aggiunto - io non conosco altri segnali concreti.L’unica cosa che so è che l'ultima proposta di cui sono a conoscenza è quella di venerdì scorso. Non posso dire nulla di più». La linea di Berlino appare dunque chiara: Tsipras ha giocato d’azzardo con la convocazione del referendum e ora se ne assuma tutta la responsabilità.

Nella lettera inviata al presidente dell’Eurogruppo, Tsipras - che ha sentito al telefono anche Matteo Renzi - chiede un nuovo programma di salvataggio, il terzo, con un prestito dell’Esm «per far fronte ai pagamenti del debito estero e interno» e ribadisce la richiesta di «una ristrutturazione e riprofilazione del debito, nello spirito delle proposte che saranno fatte dalla Commissione europea per garantire che il debito greco diventi sostenibile nel lungo termine». La formulazione non precisa se si tratta di un taglio del valore nominale (haircut), su cui alcuni Paesi europei (Germania in testa) non sono disposti a fare concessioni, o un nuovo riscadenzamento, che invece appare fattibile. Di fatto, con questo documento è la prima volta che la Grecia formalizza nero su bianco la richiesta di uno «swap», una ristrutturazione del debito pubblico.

Se uno spiraglio si è riaperto lo si deve all’iniziativa del presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che aveva fatto un ultimo tentativo di riportare la Grecia al tavolo delle trattative. Secondo fonti comunitarie, Juncker avrebbe detto a Tsipras di essere disposto a convocare un Eurogruppo di emergenza - cosa poi confermata - che stanzi immediatamente nuovi aiuti se il premier ellenico manderà un’accettazione scritta dei termini proposti dai creditori per il varo di un nuovo piano. Juncker avrebbe inoltre promesso un riscadenzamento del debito di Atene se al referendum vinceranno i sì, che sancirebbero la permanenza del paese nell’euro. Tsipras ha valutato la proposta e inviato una lettera con la sua controproposta, un testo mandato a Juncker, Draghi, Hollande, Merkel e Dijsselbloem. Il dialogo insomma continua.

La proposta di Bruxelles
«L'ufficio del primo ministro greco ha comunicato a Bruxelles che sta valutando la nuova proposta di ieri del presidente della Commissione Ue» che include un alleggerimento del carico del debito in ottobre e nuove concessioni sul fronte delle integrazioni ai redditi più bassi, riporta il quotidiano, senza specificare fonti. La nuova offerta di Juncker, rivela “Kathimerini”, recepisce la richiesta di Atene di abbassare dal 23% al 13% l'Iva sugli alberghi e apre a una ristrutturazione del debito che prevede un abbassamento degli interessi, un allungamento delle scadenze e una moratoria sul pagamento degli interessi, ma non un taglio del valore nominale del debito, il cosiddetto «haircut». Secondo il quotidiano ellenico, la pressione causata dalla chiusura delle banche e dalla scadenza del piano di aiuti hanno spinto alcuni membri del governo greco a chiedere a Tsipras di accettare la proposta di Bruxelles.

Dopo la scadenza del rimborso da 1,6 miliardi al Fmi
Mentre le banche restano chiuse gli occhi di tutti sono puntati sulla data del 5 luglio, quando si svolgerà il referendum sulle proposte avanzate dai creditori per riprendere gli aiuti economici. Per evitare un immediato collasso finanziario del Paese, le banche e la borsa di Atene resteranno chiuse almeno fino al 7 luglio. Per evitare un assalto ai bancomat, è stato imposto un limite di prelievo giornaliero di 60 euro. Da oggi un migliaio di filiali dovrebbe comunque riaprire parzialmente per consentire ai pensionati di ritirare gli assegni mensili, per un massimo di 120 euro al giorno.

Nel frattempo l'agenzia di rating Standard & Poor's ha sprofondato il rating di Atene a “CCC”, un gradino sopra l'insolvenza, mentre Fitch ha abbassato a “default ristretto” i rating delle quattro maggiori banche del Paese.

Banche greche appese alla Bce
Oggi torna in scena un altro attore chiave della crisi greca, la Bce. Il Consiglio direttivo si riunisce infatti per valutare se e come prorogare la liquidità di emergenza alle banche greche il cui tetto è stato alzato più volte fino a 89 miliardi di euro. Senza quel canale gli istituti di credito di Atene sarebbero già falliti. Negli ultimi giorni la Bce non ha più alzato il tetto e potrebbe decidere di imporre un haircut, cioè uno «sconto» (o taglio) maggiore sui titoli obbligazionari che le vengono dati in garanzia dalle banche elleniche. Una decisione del genere potrebbe mettere in ulteriore difficoltà gli istituti, che rischierebbero di non riuscire più a rifinanziare i prestiti in scadenza.

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