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TUSK FAVOREVOLE A IPOTESI ALLEGGERIMENTO

Grecia, Tsipras presenta piano di riforme da 13 miliardi. Ue apre sul debito

ATENE - Spiragli dai leader europei sulla ristrutturazione del debito greco in cambio del piano greco di riforme da 13 miliardi che l’Eurogruppo ha ricevuto in serata, che sarà ora esaminato dalle istituzioni europee (Ue, Bce e Esm). Il Piano di riforme greco già nella giornata di domani (venerdì) sarà sottoposto al Parlamento di Atene per un primo via libera che dimostri la volontà riformatrice del Paese. Le «azioni prioritarie» saranno votate dall’assemblea e nelle intenzioni del premier Tsipras dovrebbero ottenere la più ampia maggioranza possibile per mandare un segnale di unità ai creditori.

L’apertura sul debito è giunta da Donald Tusk, ex premier della Polonia e ritenuto vicino alla cancelliera Angela Merkel, che si è detto disponibile all'ipotesi di un «ragionevole» alleggerimento del debito greco. Una possibilità che pure finora sembrava apertamente osteggiata da diversi Stati, tra cui la Germania.

«Spero che oggi da Atene riceveremo proposte concrete e realistiche - ha detto Tusk - Se dovesse accadere, in parallelo serviranno proposte da parte dei creditori. La proposta realistica da parte della Grecia dovrà trovare sponda in una proposta altrettanto realistica sulla sostenibilità del debito da parte dei creditori. Solo a quel punto avremo una situazione vantaggiosa per tutti».

Se non è una dichiarazione a favore di quella «ristrutturazione» del debito chiesta dai greci e dal Fmi poco ci manca. «Abbiamo sempre detto - aveva sostenuto ieri Christine Lagarde - che il programma deve poggiare su due gambe: riforme e ristrutturazione del debito. La nostra posizione non è cambiata». Bisogna però intendersi su che cosa significa ristrutturazione del debito: Tusk infatti non ha specificato se la sua apertura riguarda un semplice allungamento delle scadenze e/o un ulteriore taglio dei tassi d’interesse - peraltro già accordati alla Grecia nel novembre 2012 - oppure un vero e proprio taglio («haircut») del valore nominale del debito greco, ipotesi quest’ultima osteggiata da diversi Paesi.

Anche Wolfgang Schaeuble mostra segnali di apertura sul fronte del debito, sia pure nell’ipotesi più lieve, cioè attraverso un allungamento delle scadenze o del periodo di grazia oppure un taglio dei tassi d’interesse. Il ministro delle Finanze tedesco ha ammesso che solo un haircut garantirebbe una piena sostenibilità al debito greco ma, ha precisato, non è possibile perché in violazione dei Trattati.

A questo punto tutto dipenderà da cosa arriverà in concreto dai greci. Lo stallo nei negoziati degli ultimi cinque mesi ha fatto lievitare il costo della manovra necessaria ad Atene per poter accedere al terzo salvataggio. Ora si parla di 13 miliardi di euro di tagli alla spesa e nuove entrate fiscali: questo il valore del nuovo piano di riforme che il premier Tsipras dovrà presentare entro stanotte ai creditori internazionali, secondo quanto riferisce il quotidiano Kathimerini, e che già domani (venerdì) sarà sottoposto a un primo voto del Parlamento ellenico per dimostrare la volontà riformista del Paese. Il piano avrebbe quindi una consistenza superiore rispetto a quanto precedentemente ipotizzato, a causa del peggioramento dell’economia greca, entrata nuovamente in recessione. Secondo Kathimerini, le misure per 8 miliardi di euro che la Grecia aveva preventivato per il 2015 e il 2016 dovranno essere aumentate di 2 miliardi di euro all'anno, per un totale di 12 miliardi in due anni. Per Eikos, il governo greco stima per quest'anno una recessione pari circa al 3%, rispetto alla prevista crescita dello 0,5%, vanificata da mesi di incertezza e da quasi due settimane di misure per il controllo dei capitali. Il Sole 24 ore aveva raccolto stime di una perdita del 2% anche nel caso di vittoria del sì.

Intanto Tsipras ha fatto avere il piano ai rappresentanti di To Potami, Nea Dimokratia e Pasok, i tre partiti di opposizione filo-europei, prima di consegnarlo ai creditori internazionali. L’ala radicale di Syriza conferma i suoi dubbi. La Grecia sta cercando di raggiungere un accordo con i creditori internazionali ma non vuole un «terzo memorandum che porterà severa austerità, sofferenze e privazioni per il popolo greco», ha detto il ministro dell'Energia greco Panayiotis Lafazanis, leader dell’ala oltranzista del partito. «Sappiamo che a questo punto tutte le opzioni sono complesse», ha detto Lafazanis, uno dei sostenitori della “linea dura” del governo Syriza. «Ma la peggiore di queste, la più debilitante, umiliante e insopportabile sarebbe un accordo che indicherebbe la resa, la razzia e la sottomissione del Paese e della sua gente. Questa è una scelta che non faremo mai». Lafazanis ha detto inoltre che la Grecia ha opzioni alternative a un nuovo accordo per il salvataggio con la Commissione europea, con la Banca Centrale europea e con il Fondo monetario internazionale, sottolineando che il Paese «non ha alcuna pistola puntata alla sua testa».

È una corsa contro il tempo. Il governo greco ha chiesto formalmente l'aiuto dell'Esm, il fondo salva Stati permanente dell'Eurozona, e ha messo in moto le procedure per un terzo salvataggio economico finanziario che saranno comunque piuttosto lunghe. Il governo di Atene ha avanzato mercoledì la richiesta formale, un prestito triennale il cui ammontare è ufficialmente sconosciuto, ma che da più parti è valutato a 50 miliardi.

Di seguito le prossime tappe: in base al trattato Esm, i Paesi che che chiedono aiuto al fondo permanente di salvataggio devono rivolgere la richiesta al presidente del Consiglio dei governatori dell'Esm, Jeroen Dijsselbloem (che è anche presidente dell'Eurogruppo), come ha fatto Atene mercoledì. Dijsselbloem incarica la Commissione europea, in coordinamento con la Bce, di compiere una valutazione tecnica della situazione dell’economia del Paese. Le due istituzioni devono esaminare concretamente l'esistenza di un rischio per la stabilità finanziaria dell'eurozona, la sostenibilità del debito pubblico e le necessità reali o potenziali di finanziamento del Paese richiedente.

Sulla base della richiesta e della valutazione, il Consiglio dei governatori dell'Esm, che è formato dai ministri delle Finanze dei Paesi della zona euro, può decidere di concedere aiuto al Paese. Se decide in questo senso, chiederà alla Commissione Ue che tratti con il Paese comunitario interessato, in questo caso la Grecia, e in coordinamento con la Bce e, quando sia possibile con l'Fmi, un memorandum di intesa che definisca con precisione le condizioni collegate al salvataggio. A quel punto, la Commissione firmerà il memorandum a nome dell'Esm, e il Consiglio d'amministrazione, formato dai direttori generali del Tesoro dei Paesi membri dell'Eurozona e nominato dal Consiglio dei Governatori, approverà l'accordo.

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