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L’islam diviso

Libia, il premier accusa l’Isis: «È in corso un genocidio a Sirte». Dodici decapitati e crocifissi dopo la battaglia

Il premier libico Abdullah Al-Thinni accusa la comunità internazionale di ignorare le violenze e le uccisioni perpetrate dall'Isis a Sirte e di tradire la Libia. In una dichiarazione pubblicata sulla pagina facebook del governo di Tobruk, il primo ministro accusa lo Stato islamico di «genocidio», appellandosi alla comunità internazionale affinché aiuti la Libia a sbarazzarsi dei terroristi, criticando ancora una volta l'embargo imposto dal consiglio di Sicurezza dell'Onu sull'ingresso delle armi in Libia. Il riferimento è al massacro avvenuto negli ultimi giorni a Sirte, ormai, secondo le fonti locali, interamente sotto controllo dell'Isis. Fonti locali, riportate dal Libya Herald, parlano di oltre 100 morti, uccisioni di civili, devastazioni, processi sommari, violenze ingiustificate nei confronti dei residenti.

«Gli insorti dello Stato islamico - ha dichiarato Hatem al Oreiby, portavoce del governo - stanno sequestrando i bambini nelle loro case e stanno compiendo delle stragi nelle città da loro controllate», ha detto il portavoce, riferendosi ai militanti jihadisti che hanno crocifisso le loro vittime sui lampioni delle strade di Sirte e che hanno dato fuoco agli ospedali con i pazienti al loro interno.

Anche l'ambasciatore libico presso le Nazioni Unite Ibrahim Dabbashi ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di reagire contro i «crimini senza precedenti» commessi dall'Isis a Sirte. Nella serata di ieri l'aviazione libica avrebbe bombardato postazioni dello stato islamico a Sirte.

Secondo quanto riferisce oggi l’agenzia libica Lana, l’Isis ha decapitato 12 persone e ne ha crocifisso i corpi durante la battaglia di Sirte. Le vittime erano combattenti locali che si battevano per fermare l'avanzata dei jihadisti. Secondo la stessa agenzia, i miliziani islamisti hanno ucciso anche 22 civili di Sirte che avevano preso le armi contro l'Isis e che dopo essere erano rimasti feriti nei combattimenti erano stati ricoverati in un ospedale. Dopo la strage di ricoverati, gli uomini dell'Isis hanno dato fuoco all'ospedale. A Sirte, intanto, continua senza sosta la battaglia, iniziata martedì scorso.

«I drammatici sviluppi nella città di Sirte - ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni dopo una telefonata con il suo omologo libico Mohamed Al Dairy - sottolineano ancora una volta l'urgenza per le parti libiche di trovare un accordo basato sul testo siglato in Marocco il 12 luglio. L’accordo per un governo nazionale resta la sola possibilità affinché con il supporto della comunità internazionale si possa far fronte alla violenza estremista e al peggioramento quotidiano della situazione umanitaria ed economica del Paese».

Ondata di attentati in Iraq
L’Isis intanto sparge il terrore anche in Iraq, come ha già fatto ripetutamente negli ultimi giorni. Almeno 27 membri delle forze governative irachene sono rimasti uccisi in una nuova ondata di attentati dell'Isis oggi, secondo quanto riferiscono fonti della sicurezza. Nell'episodio più grave 15 soldati sono morti per l'esplosione di diversi ordigni al passaggio di una colonna militare diretta da Al Buaziya a Al Hamdiya, nell'area di Ramadi, capitale della provincia di Al Anbar. Come rappressaglia, caccia iracheni hanno poi colpito postazioni dell'Isis a Al Hamdiya, dove una decina di miliziani sono morti. Un attentato suicida ha causato dieci vittime nelle file della milizia filogovernativa «Moltitudine popolare» ad Al Karma, nei pressi di Falluja. Due militari, infine, sono caduti in un'incursione dell'Isis nei giacimenti petroliferi di Alas e Ayil, a nord di Tikrit. I jihadisti sono stati poi respinti e hanno subito la perdita di 15 uomini, abbattuti dal fuoco delle truppe irachene.

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