Mondo

Obama-Putin, prove di alleanza anti-Isis

  • Abbonati
  • Accedi
il g-20 in turchia

Obama-Putin, prove di alleanza anti-Isis

Antalya - Tutto è partito dalla stretta di mano di Valdimir Putin e di Barack Obama. E dalle parole, nuove, inusuali del presidente americano che ha riconosciuto «l'importanza dello sforzo militare russo in Siria contro Isis». Un cambiamento di rotta, e un esempio dopo gli attentati a Parigi: se Washington è pronta a dialogare apertamente con Mosca, gli altri devono fare lo stesso su tutti i livelli. L'unità di intenti, l'apertura – anche fra Paesi europei – deve prevalere sulle differenze perché dopo il feroce attacco a Parigi il tempo è scaduto. E perché alcuni progressi contro Isis li abbiamo già testimoniati.

Di questo si è parlato durante la cena di ieri dedicata al terrorismo. Dalla riunione conviviale dei 20 è emerso uno scenario che punta su tre direttrici. La prima: l'Europa dovrà armonizzare i rapporti dei servizi nazionali e rafforzare la sua tecnologia informatica, chiaramente insufficiente; i terroristi si muovono in modo paneuropeo, l'Europa resta ancorata a parametri nazionali. Che nasca un servizio di controspionaggio europeo. La seconda: occorre intensificare gli attacchi militari. La Francia ha premuto per nuovi bombardamenti a tappeto (poi avvenuti nella tarda serata, si veda il servizio a pagina 6). Ma la strategia è già definita, dopo Sinjar si punta alla presa di Raqqa. La terza: occorre applicare gli accordi Vienna di venerdì e incoraggiare tutti a procedere con un'azione comune. Questo obiettivo è in buona parte responsabilità degli americani: sono loro che dovranno convincere Arabia Saudita e Iran a trovare posizioni comuni contro i terroristi, sono loro a dover convincere la Turchia a chiudere un occhio sui curdi.

E non è un caso se ieri Obama ha visto in incontri bilaterali sia il Re dell'Arabia Saudita che il Presidente turco. L'intensificarsi dell'offensiva militare contro l'Isis e l'offensiva diplomatica dovranno dunque muoversi in parallelo. Se si riuscirà a chiudere un fronte - la guerra civile siriana - che ha distratto la battaglia contro Isis si sarà compiuto un passo in avanti fondamentale. Per il 1° gennaio si punta al cessate il fuoco, hanno affermato i leader ieri sera. Ci saranno poi 18 mesi di transizione in cui Assad potrà continuare a svolgere il suo ruolo in un contesto di co-gestione con altre forze. Infine dopo la riforma costituzionale si passerà alle elezioni e, auspicano gli americani, al dopo Assad. L'accordo c'è già e dunque questo potrebbe consentire alla Russia di attaccare in modo più diretto l'Isis invece della resistenza contro Assad. Nel frattempo l'America dovrà incoraggiare altri Paesi a inviare forze speciali per l'addestramento delle forze anti Isis. Fonti vicine al Presidente Obama ci hanno anticipato ieri sera che le forze curde da sole non sono in grado di controllare un territorio popolato soprattutto da sunniti. Si stanno dunque addestrando forze sunnite per partire all'attacco terrestre di Raqqa, la cittadina chiave in mano all'Isis, insieme alle forze curde. La presa di Sinjar di venerdì ha consentito di tagliare le vie di rifornimento per la città in arrivo da Mosul. E dopo la presa di Raqqa si punterà direttamente a Mosul.

«L'obiettivo – ci ha detto la fonte – è di indebolire progressivamente Isis, di privarlo del territorio e del suo Califfato. Questo ridurrà la credibilità e il raggio di azione di Isis che tornerà a essere un gruppo terroristico sparso, pur sempre pericoloso, ma non più in controllo del territorio».

C'è poi la questione europea. L'attacco a Parigi c'è stato perché questi obiettivi militari erano già in fase di perseguimento da molte settimane. E i successi ci sono stati, con l'uccisione del capo dell'Isis in Libia, con l'eliminazione di Jihadi John, con la presa di Sinjar. Per questo Isis ha colpito con durezza senza precedenti in Europa. L'avvertimento è che questi atti terroritici continueranno. Ed è qui che il messaggio americano all'Europa si fa perentorio: «Attacchi coordinati come quelli di Parigi richiedono sorveglianza aggressiva e coordinata. Vedremo dove è stato l'errore a Parigi – continua la fonte – ma una cosa è certa: l'Europa dovrà diventare Europa anche sul piano dell'armonizzazione dei servizi». Il funzionario dice che la Germania dovrà superare la sua riluttanza a controllare conversazioni sui social media. Afferma che il Parlamento europeo dovrà introdurre leggi più flessibili sui controlli e sulle intercettazioni. Francia e Gran Bretagna ad esempio sono più aperte alla collaborazione anche coi grandi social media americani. La Germania no. D'ora in avanti l'Europa dovrà contare su stessa per la sua sicurezza interna.

© Riproduzione riservata