Mondo

Juncker, spese per la sicurezza fuori dal patto di Stabilità.…

  • Abbonati
  • Accedi
La risposta UE agli attentati

Juncker, spese per la sicurezza fuori dal patto di Stabilità. Londra non lascerà la Ue

Le spese che la Francia o altri Paesi della Ue dovranno sopportare per far fronte al terrorismo «sono straordinarie» e in quanto tali devono trovare un trattamento «straordinario» da parte dell'Ue nell'ambito del Patto di stabilità e di crescita. Lo ha affermato il presidente della commissione europea, Jean-Claude Juncker durante un incontro con i cittadini a Bruxelles. «Considero che i mezzi supplementari non debbano avere lo stesso trattamento, nel Patto di stabilità, che ci sta per le spese ordinarie. A spese straordinarie risposta straordinaria».

«La Francia deve affrontare gravi atti di terrorismo e deve affrontare spese supplementari che non devono avere lo stesso trattamento delle altre spese” rispetto al Patto di stabilità ed il principio «vale anche per gli altri paesi» ha sottolineato Juncker annunciando di fatto la flessibilità per le spese per terrorismo.«Come Francois Hollande, considero l'Isis il nemico numero uno dell'Europa» ha affermato il presidente della Commissione europea. «Mettiamo da parte i problemi che ci sono tra noi per concentrarci su questo problema, che se non non viene affrontato porterà l'Europa sull'orlo del baratro». Di fatto quella di Juncker è una chiara apertura alla richiesta della Francia di dare la priorità alla sicurezza le spese per la quale non devono pesare sulla valutazione del percorso di consolidamento del deficit. In sostanza, la Commissione è favorevole a concedere flessibilità anche per le spese anti-terrorismo. Proprio ieri il governo francese aveva chiesto alla Commissione di escludere dal conteggio del deficit le spesa extra legate alla necessità di rispondere al terrorismo internazionale.

Quanto alla mancanza di un esercito europeo, il presidente della Commissione Ue ha chiarito: «Io sono a favore dei un esercito europeo, ma non è questo il punto. L'importante ora è avere una politica di difesa comune europea». Non è comunque «un progetto immediato», ma una «prospettiva futura che non dobbiamo perdere di vista» ha spiegato invitando comunque alla cooperazione. Nei mesi scorsi il think tank della Commissione EPSC ha prodotto una nota strategica che illustra tutte le ragioni per cui all’Europa serve l’integrazione degli eserciti nazionali e il percorso attraverso cui raggiungere questo obiettivo di medio termine.

«Le grandi potenze come Stati Uniti, Russia e Unione europea dovrebbero cooperare. Dobbiamo dimenticare le nostre questioni interne e concentrarsi su questa minaccia» ha detto il presidente della Commissione europea nel corso di un dibattito con i cittadini sugli attacchi terroristici a Parigi rivendicati dallo Stato islamico. Juncker ha sottolineato che «non ci può essere una credibile architettura della sicurezza in Europa senza la Russia. Bisogna puntare a cooperare con la Russia».

E poi l’avvertimento. I paesi che potrebbero avere relazioni commerciali, dirette o indirette con l'Isis devono troncarle immediatamente. «Non è accettabile - ha detto Juncker - che alcuni Stati contribuiscano in maniera diretta o indiretta al finanziamento dell'Isis. Su questo punto bisognerà che tutti coloro che possono avere relazioni commerciali con l'Isis vi mettano fine».

Interpellato sull'ipotesi che anche la Turchia, che fa parte della Nato, possa avere relazioni di questo genere, Juncker ha risposto «non lo so, dato che la Commissione europea non ha servizi segreti». Tuttavia il capo della Commissione ha assicurato che l'Ue si accerterà che i fondi mobilitati per assistere l'emergenza profughi in Turchia vengano effettivamente spesi per questo.

Il Presidente ha poi ricordato che nel piano d'azione congiunto fra la Ue e la Turchia «abbiamo previsto 3 miliardi di euro per i rifugiati. Questi soldi non andranno nelle casse dello Stato turco, ma dovranno essere usati per aiutare i due milioni e mezzo di rifugiati siriani che si trovano nel Paese». «La Turchia - ha chiarito - ha speso finora oltre 7 miliardi di euro per i rifugiati, di cui noi in Europa abbiamo fatto finta di niente per troppo tempo». L'Unione europea, ha poi continuato, «non ha steso nessun tappeto rosso per il presidente Erdogan, che è stato accolto con il rispetto con cui si accoglie qualsiasi capo di Stato o di governo».

Nel corso del dibattito pubblico, Juncker ha ripetuto ben tre volte «la Gran Bretagna non lascerà la Ue, Brexit non ci sarà, non ci sarà, non ci sarà». Tuttavia, per Juncker «non si può pensare che tutti gli Stati assumano sempre le stesse scelte». «Non mi piace parlare di nocciolo duro, ma l'Ue è come una famiglia: i genitori amano tutti i figli in modo uguale, ma poi quelli crescono e ognuno si allontana e ha il diritto di assumere scelte diverse».

© Riproduzione riservata