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Assalto delle teste di cuoio al covo jihadista

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il blitz a saint-denis

Assalto delle teste di cuoio al covo jihadista

Abdelhamid Abaaoud, l’organizzatore delle stragi di venerdì scorso a Parigi, potrebbe essere morto ieri all’alba nell’operazione di polizia nella cintura Nord della capitale. Lo sostengono alcune fonti delle forze dell’ordine, anche se per ora non esiste alcuna conferma ufficiale.

I 15mila abitanti del centro storico di Saint-Denis, a un chilometro dallo Stade de France, si sono svegliati improvvisamente alle 4h20 di ieri e si sono ritrovati in zona di guerra. L’intero quartiere era blindato dall’esercito e all’interno di questo perimetro centinaia di agenti pesantemente armati – tra cui 110 teste di cuoio delle forze speciali della polizia, il Raid e la Bri, addestrati alla lotta al grande banditismo e al terrorismo – e decine di mezzi di ogni genere, tra cui molte ambulanze. La zona era totalmente isolata, i mezzi di trasporto erano bloccati e nessuno era autorizzato non solo a uscire ma neppure ad affacciarsi alle finestre o ai balconi.

L’obiettivo dell’intervento era un appartamento al terzo piano di una casa all’angolo tra Rue de la République e Rue du Corbillon, a un passo dalla piazza Jean Jaurès, cuore di Saint-Denis, sulla quale si affacciano il municipio e la basilica che ospita le tombe di 42 re di Francia. L’immobile era illuminato a giorno dai riflettori in strada e da quelli degli elicotteri.

A portare la polizia all’appartamento sarebbe stata Hasna Aitboulahcem, ventiseienne di Clichy (città confinante con Saint-Denis), cugina di Abaaoud. Seguita da almeno 24 ore. Da quando cioè gli inquirenti avevano ricevuto la segnalazione che Abaaoud si trovava in Francia. E non in Siria o in Grecia, come si pensava.

Al momento dell’irruzione, poco prima delle cinque e dopo una nutrita sparatoria, una donna si è fatta saltare in aria, innescando la cintura esplosiva che portava in vita. E si tratterebbe proprio di Hasna, la prima donna kamikaze in Francia. Tre uomini sono stati bloccati e fermati. Un altro, che potrebbe appunto essere Abaaoud, è invece stato trovato morto. O forse due. L’incertezza sul loro numero deriva dal fatto che sono stati colpiti dall’esplosione della cintura e delle tante granate lanciate dai poliziotti, quindi i loro corpi sono a brandelli e l’identificazione difficile.

In un secondo appartamento al piano di sotto, nascosti tra i calcinacci – l’esplosione ha fatto crollare il pavimento del terzo piano – sono stati trovati, e fermati, altri due uomini. Ulteriori tre fermi sono stati effettuati all’esterno: si tratta del “gestore” dell’alloggio, in realtà una sorta di squat, noto alla polizia perché nel 2008 era stato condannato per aver ucciso un coetaneo, una sua amica e un terzo uomo. Tutti sospettati di complicità.

Il bilancio finale è quindi di due (o tre) morti e di otto fermati, dei quali si stanno accertando le effettive responsabilità.

Secondo la ricostruzione fornita dal Procuratore della Repubblica di Parigi, François Molins, che coordina le indagini, si sarebbe trattato di un nuovo gruppo di terroristi pronto a entrare in azione contro alcuni obiettivi in città(si è parlato dell'aeroporto di Roissy, e del quartiere degli affari della Défense).

L’operazione – violentissima, i soli poliziotti hanno sparato oltre 5mila colpi, e seguita in diretta all’Eliseo dal presidente Hollande insieme ad alcuni ministri - si è conclusa solo dopo sette ore, alle 11h30, perché la polizia ha dovuto setacciare l’intero immobile e quelli confinanti – alloggio per alloggio, stanza per stanza – per assicurarsi che non ci fossero altri terroristi nascosti o in fuga. A quel punto sono entrati in campo gli esperti della scientifica per i rilievi, ancora all’opera nella notte alla luce delle fotoelettriche.

Abaaoud – in questo momento il ricercato numero uno in Europa insieme a Salah Abdeslam, uno dei terroristi del venerdì nero di Parigi tutt’ora latitante, e nessuno dei due è tra i fermati di ieri – è un jihadista belga (nato ovviamente a Molenbeek, ormai famoso per essere il santuario europeo dell’estremismo islamico) di 28 anni. Ex delinquente comune (è stato in prigione proprio con Abdeslam per rapina a mano armata), nel 2013 è andato in Siria – dove ha preso il nome di Abu Omar al-Bajiki (il Belga) - per unirsi ai “foreign fighters” dell’Isis. Sono numerosi i video che lo ritraggono, a volte alla guida di jeep che trascinano cadaveri di “infedeli”. Nel 2014 ha sequestrato e portato in Siria il fratellino di 13 anni, Younes, a sua volta immortalato mentre spara nella testa di un ostaggio americano.

Un mostro, insomma. A suo tempo membro della cosiddetta “cellula di Verviers”, gruppo di terroristi smantellato in Belgio appena prima che passasse all’azione, è considerato l’ispiratore dei falliti attentati a una chiesa di Villejuif e del Thalys Amsterdam-Parigi. Era intimo di Mehdi Nemmouche, il terrorista del Museo ebraico di Bruxelles, e in luglio era stato condannato in contumacia a 20 anni nell’ambito di un processo sulle filiere belghe di reclutamento di combattenti per lo Stato islamico.

E francamente è difficile accettare l’idea che in questi anni un simile criminale abbia potuto muoversi più o meno liberamente, vantandosene sui media dell’Isis, tra la Siria e l’Europa.

Infine qualche informazione sul contesto urbano e sociale dell’operazione di ieri: Saint-Denis, 110mila abitanti, è la città francese con il più alto tasso di criminalità ed è il capoluogo di un dipartimento – la Seine-Saint-Denis, conosciuto da tutti con il suo numero, il 93 – che conta anche la seconda e la terza città a più elevata delinquenza del Paese ed è quello con la maggior percentuale di immigrati, in larghissima parte provenienti da Algeria, Marocco e Tunisia. Il luogo ideale in cui cercare di nascondersi.

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