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Strage di Parigi, due francesi arrestati a Salisburgo. «In Europa…

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il terrorismo dell’isis

Strage di Parigi, due francesi arrestati a Salisburgo. «In Europa con falsi passaporti siriani»

Due presunti jihadisti dell'Isis sono stati arrestati ieri a Salisburgo, nell'Ovest dell'Austria. La procura ha confermato questa mattina la notizia anticipata dalla «Kronen Zeitung», secondo la quale si tratterebbe di due francesi. «Due persone provenienti dal Medio Oriente sono state arrestate nel weekend,» ha detto Robert Holzleitner, portavoce della procura di Salisburgo, «si indaga su eventuali collegamenti con gli attacchi di Parigi» (del 13 novembre scorso ndr).

Secondo il quotidiano austriaco Kronen Zeitung i due arrestati sono dei francesi che sarebbero arrivati in Europa con falsi passaporti siriani attraverso la Grecia, assieme ad alcuni componenti degli attacchi di Parigi. Il quotidiano austriaco ha poi precisato che i due uomini, di origine algerina e pakistana, sono stati fermati lo scorso fine settimana a seguito della segnalazione di un'intelligence straniera. Provvisti di documenti falsi, sono stati ufficialmente riconosciuti come richiedenti asilo dopo aver viaggiato insieme a centinaia di migranti dalla Grecia attraverso i Balcani fino in Austria. I due sono stati arrestati in un centro di accoglienza per rifugiati.Alcune fonti riferiscono che si trovavano nella città austriaca in attesa di ordini per condurre altri attacchi, ma l'indiscrezione non è stata confermata. Tra i servizi di sicurezza è ora allerta massima: si cerca di capire se i due sospetti abbiano pianificato attentati terroristici per il periodo di Natale nelle principali città europee con altri complici.

A Parigi, a poco più di un mese dalla notte degli attentati, è ancora paura: stamane un auto all'improvviso si è lanciata contro l'ala dell'Hotel des Invalides in cui ha sede il Museo dell'Esercito. Uno dei poliziotti di guardia ha aperto il fuoco sulla vettura, esplodendo una decina di colpi e costringendo a fermarsi il conducente, che è stato subito arrestato.

Intanto gli Usa accelerano nella lotta all'Isis. Il segretario alla Difesa, Ash Carter, è giunto a Baghdad per incontrare i militari americani ed avere dalla loro viva voce una lettura della situazione sul campo. Arrivato dalla Turchia, dove martedì ha visitato la base di Incirlik, da dove partono gli aerei americani che bombardano i jihadisti, il capo del Pentagono incontrerà anche gli alti responsabili del governo iracheno e della coalizione anti-Isis.

È ancora invece poco chiaro il ruolo della nuova coalizione islamica a guida saudita nata ieri (24 paesi musulamni dal Nord Africa al Bangladesh), ruolo nebuloso persino tra i suoi membri. Le reazioni di alcuni Paesi inclusi nella corposa lista dei partecipanti sembrano indicare quantomeno una sommaria preparazione da parte di Riad, che avrebbe avvicinato i partner con un invito a unirsi a un centro di coordinamento di lotta all'Isis e poi ha annunciato una coalizione militare. Il Pakistan, che renderà nota domani la sua posizione, non ha nascosto la sua «sorpresa»; tanto più che una situazione simile si era già verificata nel marzo scorso quando scoprì di essere stato inserito - senza previa consultazione - nella lista di Paesi della coalizione contro i ribelli Houthi (sostenuti dall'Iran) in Yemen guidata da Riad. All'epoca Islamabad se ne distanziò, con non poco fastidio da parte dei sauditi.

Intanto il premier Matteo Renzi ha spiegato il senso dell'invio dei 450 militari italiani a difesa dei lavori della diga di Mosul, il cui appalto è stato vinto da una ditta italiana. «Abbiamo una diga a Mosul che (se crolla; ndr) rischia di distruggere Baghdad e metà dell'Iraq. Non ci preoccupiamo di esibizioni muscolari, ma di cose concrete. Solo gli italiani possono mettere a posto quella diga», ha spiegato. «Si rischia un patatrac» e per evitarlo «l'Italia, d'accordo con gli Usa, interverrà».

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