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Iran-Arabia, si aggrava la crisi: sospesi tutti i voli. Bahrein…

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dopo l’esecuzione dell’imam sciita

Iran-Arabia, si aggrava la crisi: sospesi tutti i voli. Bahrein e Sudan rompono i rapporti con Teheran

Si aggrava e si allarga oltre la regione mediorientale lo scontro fra Iran e Arabia Saudita dopo che quest’ultima ha eseguito la condanna a morte dell’imam sciita Nirm al Nirm - da qui il conseguente attacco di manifestanti iraniani all’ambasciata saudita data alle fiamme, l’Arabia Saudita che interrompe i rapporti diplomatici con Teheran, l’ayatollah Khamenei che invoca la vendetta divina. Oggi gli alleati del Regno si sono allineati alla decisione dell’Arabia Saudita: due paesi a guida sunnita interrompono a loro volta i rapporti diplomatici con l’Iran. Si tratta di Sudan e Bahrein, che ha una popolazione a maggioranza sciita ma è governata da una famiglia sunnita. Gli Emirati arabi scelgono invece di ridurre i rapporti diplomatici con Teheran. Gli Stati Uniti chiamano alla calma, l’ondata di reazioni va dall’Egitto all’Iraq il cui fragile equilibrio sciiti sunniti è stato rotto da violenze a sfondo religioso.

E L'Arabia Saudita fa un’altra mossa ostile: sospende tutti i voli da e verso l'Iran. Lo annuncia il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir affermando che Nimr Al-Nimr, l'imam sciita giustiziato nei giorni scorsi, era un terrorista coinvolto in attacchi e che Riad dovrebbe essere elogiata per l'esecuzione, non criticata. In serata gli Stati Uniti esprimono preoccupazione per le tensioni in Medio Oriente e chiedono a Iran e Arabia Saudita di «fermare l'escalation» e «mostrare moderazione e non infiammare ulteriormente la situazione nella regione».

Bahrein fedele alleato del Regno
Il governo di Manama, capitale del Bahrein, ha intimato ai diplomatici iraniani di lasciare il Paese entro 48 ore. In una dichiarazione ufficiale le autorità spiegano che la decisione è stata innescata dal «codardo» attacco contro l'ambasciata saudita a Teheran e «alle crescenti e flagranti ingerenze» di Teheran negli affari interni dei Paesi del Golfo. I governanti del Bahrein sono molto legati a Riad. Nel 2011 solo grazie all'intervento armato delle truppe saudite venne domata una rivolta della maggioranza sciita a Manama.

Tra i Paesi del Golfo Abu Dhabi ha preferito una misura meno drastica di quella presa da Riyad e Manama: ha ridotto il livello delle relazioni diplomatiche e il personale nell'ambasciata. Dalla capitale del Sudan Khartum, invece, l’annuncio che i rapporti con Teheran saranno interrotti «immediatamente».

Al Azhar difende Riyad
Dall’Egitto il Consiglio degli anziani di al Azhar, una delle principali istituzioni dell'Islam sunnita, ha invitato a non interferire negli affari interni dell'Arabia Saudita. In un comunicato, la consulta egiziana ha definito le condanne internazionali contro l'esecuzione di 47 prigionieri da parte di Riad, tra cui il leader sciita Nirm al Nirm, «dichiarazioni provocatorie contro il regno sunnita». Il Consiglio degli anziani di al Azhar ha ribadito il suo sostegno al paese del Golfo «nella sua lotta per combattere il terrorismo, l'estremismo, per sedare conflitti settari e per garantire la sicurezza, la stabilità e la pace nella regione».

Proteste di segno opposto a Teheran
A Teheran circa tremila persone sono scese in piazza per manifestare contro l'Arabia Saudita. I manifestanti hanno inneggiato contro la famiglia reale saudita e bruciato le bandiere di Stati Uniti ed Israele, considerati i principali nemici della Repubblica Islamica (ma non quella saudita, che porta inscritto un versetto del Corano). L'Iran ha oggi accusato Riad di alimentare tensione nella regione. Riad, ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri iraniano, «è alla ricerca di crisi e tenta di risolvere i propri problemi interni esportandoli e alimentando tensione e scontri nella regione». «Decidendo di rompere le relazioni diplomatiche» aveva affermato in precedenza il vice ministro Hossein Amir Abdollahian, l'Iran «non potrà far dimenticare il grande errore commesso giustiziando un religioso».

La mediazione di Mosca
Gli spazi di mediazione tra le due capitali per adesso quasi non esistono. Si è fatta avanti la Russia che si è detta pronta a mediare per disinnescare la crisi. «Abbiamo chiesto a Teheran, a Riad e ad altri Paesi del Golfo di dare prova di moderazione», si legge in una nota del ministero degli Esteri di Mosca. «La Russia è pronta a sostenere questi sforzi. Mosca è profondamente preoccupata dalle ultime escalation in medio Oriente, causata dai poteri regionali più forti, Arabia Saudita e Iran», aggiunge il comunicato. Una fonte del ministero ha spiegato alla Tass che che Mosca è pronta a favorire un incontro tra i ministri degli Esteri di Riad e Teheran, Adel al-Jubeir e Mohammad Javad Zarif. «Se i nostri partner Arabia Saudita e Iran sono pronti ad incontrarsi e desiderosi di farlo, la nostra iniziativa resterà sul tavolo», ha aggiunto la fonte.

Ancora una volta Russia disinvolta sullo scacchiere mediorientale e Stati Uniti indecisi fra il vecchio alleato (i sauditi) e il nuovo interlocutore (l’Iran e l’accordo sul nucleare del 2015).

Khamenei accusa gli Stati Uniti
Nonostante l'intesa sul nucleare e la marcia indietro di Barack Obama sulle sanzioni sui missili intercontinentali, la guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha messo in guardia gli Stati Uniti che vogliono, secondo lui, influenzare le prossime elezioni legislative del 26 febbraio per dissuadere l'Iran dai suoi «obiettivi rivoluzionari». «Gli americani guardano voracemente le elezioni ma il grande popolo iraniano saprà agire contro la volontà dei nemici e darà loro uno schiaffo, come in passato», ha detto Khamenei durante un discorso ai religiosi. Le elezioni in Iran si terranno il 26 febbraio per rinnovare il Parlamento e l'Assemblea degli esperti, che è responsabile della nomina, della sorveglianza ed eventualmente delle dimissioni della Guida Suprema. Le due assemblee sono attualmente controllate dai conservatori. L'Iran recentemente ha criticato Washington riguardo alle misure «discriminatorie» in materia di visti, mentre gli Stati Uniti avevano accusato Teheran di aver condotto test missilistici vicino a una delle sue navi a Hormuz.

Violenze in Iraq
In Iraq, principale terreno di scontro assieme a Siria e Yemen della guerra per procura tra i due giganti regionali, Iran e Arabia Saudita, si sono registrati preoccupanti episodi di violenza a sfondo confessionale: due imam sunniti sono stati uccisi a Iskandariya e Hilla, rispettivamente a nord e a sud di Baghdad. Sempre a Hilla, regione a maggioranza sciita, due moschee sunnite sono state prese di mira da attacchi dinamitardi.

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