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PRIMA STIMA SUL PIL

Brusca frenata dell’economia americana: solo +0,7% alla fine del 2015

NEW YORK - Gli Stati Uniti sono cresciuti dello 0,7 % nel quarto trimestre dell'anno scorso, un passo debole e inferiore alle attese medie sul mercato dello 0,8 per cento. La frenata è stata brusca rispetto al 3% del terzo trimestre e ancor più dal 3,9% del secondo. Per l'intero anno scorso la crescita è stata del 2,4%, identica al 2014 e inchiodata vicino alla deludente media del 2,1% registrata in tutta la fase post-recessione, dal 2009 a oggi.

Nel quarto trimestre 2015 a danneggiare la crescita sono state anzitutto le scorte di magazzino, l'interscambio commerciale e gli investimenti aziendali (-1,8% in attrezzature e strutture), tutti segni del clima di fragilità internazionale, dalla crisi cinese alle ansie europee, e della scarsa fiducia che ancora nutre nel futuro il business americano.

I consumi interni, oltre due terzi del Pil, sono tuttavia riusciti ad agire ancora da salvagente della ripresa e a crescere del 2,2% nel trimestre scorso, anche se il loro andamento è stato inferiore rispetto al 3,2% dei tre mesi immediatamente precedenti. Per l'intero anno passato hanno marciato al passo del 3,1%, il migliore in un decennio.

La Federal Reserve questa settimana ha lasciato i tassi di interesse invariati e mantenuto aperta la possibilità di nuove strette di politica monetaria, ma in risposta alle incertezze ha anche espresso una rinnovata cautela sull'outlook affermando di prestare attenzione agli sviluppi economici e di mercato globali. La frenata della Cina e il crollo delle materie prime, a cominciare dal petrolio, hanno danneggiato il quadro economico internazionale e gli Stati Uniti hanno sofferto anche per l'impatto del rafforzamento del dollaro sorretto anche proprio dalle prospettive di normalizzazione di politica monetaria statunitense.

La prima, positiva, reazione di Wall Street alla diffusione del dato sul Pil riflette la speranza degli investitori che il rallentamento dell’economia americana possa tradursi in una parallela frenata del ritmo di rialzo dei tassi di interesse dopo il primo ritocco all’insù dello 0,25% deciso il 16 dicembre scorso dopo oltre nove anni.

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