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San Bernardino, Snowden fuori dal coro: «Falso che l'Fbi abbia bisogno di Apple per aprire l'iPhone»

Afp
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Il caso Apple-Fbi sta spaccando l'opinione pubblica americana. E mentre le big del mondo hi-tech hanno fatto rete, schierandosi saldamente dalla parte dell'azienda di Cupertino, una voce decisamente fuori dal coro arriva dalla Russia. È quella di Edward Snowden, l'ormai famoso whistleblower della Nsa. L'uomo che ha svelato al mondo le pratiche di sorveglianza di massa dell'agenzia statunitense, oggi vive in Russia ed è ricercato proprio dall'Fbi per aver diffuso documenti protetti dal segreto di Stato.

Ieri, in occasione dell'evento “Common Cause's Blueprint for Democracy”, l'ex informatico della Cia è intervenuto in video collegamento, e proprio durante il suo intervento è entrato a piedi uniti sulla storia dell'iPhone di San Bernardino. «L'Fbi sostiene che Apple ha i “mezzi tecnici esclusivi” per sbloccare quell'iPhone. Con rispetto, è una scemenza», ha detto Snowden, secondo il quale se i federali avessero veramente voluto bucare l'iPhone 5C di Syed Rizwan Farook - killer della strage in cui rimasero uccise 14 persone – non avrebbero certo avuto bisogno del supporto di Apple. Dichiarazioni che, ovviamente, aprono il campo a conclusioni diverse. Se Snowden ha ragione, che cosa si nasconde dietro questa guerra legale? C'è già chi parla di grossolano errore dei federali, che di fatto si è tramutato in marketing puro per Cupertino. Ma anche chi ritiene che quella dell'Fbi sia solo la necessità di avere una strada spianata nella decrittazione dei device mobili anche per il futuro. Una scusa, insomma.

Dopo l'intervento in diretta video, ripreso tempestivamente dal Guardian e dal Time, Snowden è tornato sull'argomento con un tweet. Va detto che l'informatico ha aperto il suo canale sul social di Jack Dorsey appena qualche mese fa, esordendo con un cinguettio alla sua maniera: «Can you hear me now?» («Mi sentite adesso»). Oggi ha quasi due milioni di follower, mentre alla voce following compare un solo profilo: quello dell'Nsa. Ieri, dicevamo, proprio su Twitter ha approfondito la sua posizione sul caso Apple-Fbi linkando un post dell'American Civil Liberties Union. Si tratta di un articolo dove viene spiegato come i federali possano accedere a un iPhone senza chiedere aiuto ad Apple. Da quanto descritto nel post twittato da Snowden, l'Fbi avrebbe potuto innanzitutto accedere ai backup iCloud. Ma per un errore li ha resettati (ne abbiamo scritto qui ). Ma non è tutto. Lo stesso articolo descrive alcune tecniche grazie alle quali è possibile prelevare i file contenuti nella memoria e azzerare il contatore del codice di sicurezza. Tutte procedure che, da quello che si evince dalle parole di Snowden, l'Fbi conosce bene. E per questo non avrebbe alcun bisogno del supporto di Apple. Per ora né i federali né l'azienda di Cupertino hanno reagito alle parole dell'ex tecnico dell'Nsa, che intanto stanno facendo grande rumore.

Nuove accuse ad Apple: «Aiuta i terroristi»
Intanto si registrano nuove accuse nei confronti di Apple. Questa volta è John Miller, responsabile antiterrorismo della Polizia di New York ad accusare l'azienda di Cupertino di fornire aiuto a «rapitori, ladri e assassini». Miller ha fatto riferimento a un'intercettazione effettuata nel carcere di Rikers Island, dove due malviventi parlano di iOS 8 e lo definiscono un “dono di Dio” per la sua impenetrabilità.

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