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Dossier Brexit, Spagna e referendum: il «rischio politico» europeo

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Brexit, Spagna e referendum: il «rischio politico» europeo

    La turbolenza politica pesa già come una delle variabili con più alto potenziale destabilizzante per i mercati. Brexit, le elezioni in Spagna e negli Usa hanno elevato il rischio politico nel 2016 a livelli di “massimo allerta”. Da ieri, l'ascesa del M5S a Roma e Torino, l'indebolimento del PD e di Matteo Renzi hanno aggiunto la politica italiana tra i rischi dirompenti sui mercati. Joseph A. Sullivan, chairman e ceo di Legg Mason (colosso globale con 700 miliardi di dollari in gestione) non ha problemi a riconoscere apertamente che la politica, e con i suoi imprevedibili colpi di scena, è in cima ai suoi pensieri. Di sfide, un gestore globale ne ha già fin troppe: dagli 8mila miliardi di dollari di bond a rendimenti negativi all’ impellente rivoluzione tecnologico-finanziaria, dai crescenti vincoli di una regolamentazione sempre più invasiva ai rischi di deflazione e di stagnazione dilaganti nel mondo.

    Eppure, la politica quest’anno è la prima delle preoccupazioni.«La politica resta centrale perché può portare a cambiamenti molto dirompenti, e per questo i nostri clienti sono preoccupati, ansiosi – dice Sullivan –. Brexit, le elezioni negli Usa e in Europa, il terrorismo, sta accadendo tutto insieme e questa instabilità politica si aggiunge all’enorme incertezza generata dalle banche centrali e le loro politiche monetarie a tassi negativi, interventi non convenzionali che non hanno precedenti, esperimenti di cui non si conoscono gli esiti, non certo una panacea per i mercati». Da ieri, anche l’esito dei ballottaggi delle elezioni amministrative in Italia, co un Matteo Renzi e un PD indeboliti e il M5S confermato in ascesa, entrerà nei radar politici dei mercati: verrà captato dagli operatori finanziari il segnale di un’ Italia che, dopo due anni tranquilli, rischia di nuovo l’instabilità politica, sinonimo di rallentamento delle riforme e quindi negativo per la crescita.

    Brexit resta il primo grande scoglio politico per i mercati che navigano a vista. Subito dopo sarà il turno delle elezioni in Spagna. Taglia corto un trader in Bonos: «La Spagna ha fatto le riforme strutturali ma potrebbe smantellarle con un nuovo governo più sensibile ai problemi della gente, il tasso di disoccupazione resta alto e i salari per chi lavora sono bassi». Della politica italiana investitori e traders torneranno a occuparsi seriamente da questa estate quando riprenderanno in mano il dossier del referendum di ottobre sulla riforma costituzionale alla luce dell’esito delle elezioni amministrative e dei ballottaggi: «Una bomba se Matteo Renzi dovesse dimettersi», pronostica un trader in BTp. E poi in novembre le elezioni negli Usa. «Se Donald Trump dovesse diventare presidente degli Stati Uniti e mantenere le sue promesse elettorali per una sfrenata liberalizzazione, il dollaro schizzerebbe all’insù del 20% e gli Usa entrerebbero in recessione». La recessione negli Stati Uniti sarebbe veleno per la crescita globale.

    «Il rischio politico aumenterà, a causa di tutti gli effetti collaterali che lo stimolo delle banche centrali non è riuscito a risolvere: diseguaglianza sociale, disoccupazione giovanile e bolle finanziarie – sostiene convinto Alberto Gallo, responsabile di Global Macro Strategies del fondo Algebris investments – . Se i banchieri centrali non hanno armi per rispondere a questi problemi, la risposta politica e fiscale è assente. Il voto di protesta che promette soluzioni economiche facili e veloci, come la Brexit, diventa quindi una tentazione per molti elettori».

    I mercati temono i partiti di protesta e il populismo perchè portano avanti programmi di governo con posizioni estreme (non ripagare il debitopubblico, per esempio) e non dedicati alle riforme strutturali. Se al trionfo del M5S a Roma e Torino farà seguito un’avanzata di Unidos Podemos alle elezioni in Spagna per i mercati il cammino delle riforme strutturali per rafforzare la crescita verrà rallentato invece di essere velocizzato per sfruttare la finestra del QE della Bce. Le turbolenze della politica sono dunque un tormento. Nella City of London, di questo si parla ora: «Una tempesta perfetta? L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, le dimissioni di Matteo Renzi da premier in Ottobre e alla Casa Bianca, Trump a Novembre». Sarà l’Italia a organizzare il G7 nel 2017, un’annata che costringerà nuovamente i mercati a navigare a vista, per colpa delle elezioni in Francia e Germania:  si augurano i mercati, non in Italia.

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