Mondo

Gran Bretagna, testa a testa tra Brexit e remain. Cameron: grazie a…

  • Abbonati
  • Accedi
SPOGLIO IN CORSO

Gran Bretagna, testa a testa tra Brexit e remain. Cameron: grazie a chi ha votato per l’Ue. Farage: stiamo vincendo la guerra

(Ap)
(Ap)

Remain 52, Leave 48. È un sondaggio “rinforzato” quello che accompagna nella notte il duello di Gran Bretagna, neppure un exit polls. È l'ultima indicazione fornita da You Gov per conto di Sky alla chiusura dei seggi con una metodologia che implica ricontattare il campione sondato nei giorni scorsi per aver conferma del voto. In occasione del referendum sull'indipendenza scozzese si rivelò preciso. Un altro sondaggio, condotto da Ipsos Mori, vede un margine più ampio per la Ue: 54 a 46 per cento.

E che siano precisi i sondaggi lo riconosce anche Nigel Farage, leader dell' eurofobo Ukip che conferma: Remain sembra avercela fatta. Che la Gran Bretagna rigetti l'addio alla Ue è nella notte un'ipotesi statistica, lontana dall'essere una certezza.

Immediato lo scatto rialzista della sterlina, che sale fino a 1,50 dollari, nuovo massimo da inizio anno. Rialzo che poche ore dopo però si trasforma in una pesante e rovinosa caduta fino a 1,44 dollari dopo il risultato di Sunderland nettamente favorevole a Brexit e quello di Newcastle che vede Remain in testa solo di un’incollatura. Volatilità altissima, segno di nervosismo in questa lunga notte elettorale.

All'apertura delle urne i mercati avevano già deciso che a vincere la consultazione sul destino europeo del Regno Unito sarebbe stato Remain. La sterlina ha toccato i massimi del 2016 sul dollaro (qui l’andamento del cambio in tempo reale), Ftse sugli scudi, probabilità implicita di esito favorevole all'Europa schizzato all'86% secondo Betfair contro Il 78% di due giorni fa e il 68% della scorsa settimana. A decidere il corso dei mercati finanziari sono stati due sondaggi che confermavano il trend visto negli ultimi giorni.

Per la precisione da giovedì scorso quando fu assassinata la deputata laburista Jo Cox, abbattuta a colpi di revolver da uno squilibrato con passioni neonaziste. Omicidio che resta il punto di svolta per capire l'orientamento del consenso in un Paese che si è scoperto molto più diviso di quanto fosse immaginabile. Gli opinion polls che hanno acceso i mercati sono stati quelli di Populus (55% Remain, 45% Leave) e ComRes che assegnava il 48% a Remain contro il 42% a Leave. Nel pomeriggio è giunta l'ultima rilevazione sulle intenzioni di voto prima di quella elaborata da Sky. Mori chiudeva il gap a 4 soli punti, con il 52% a Remain e 48% a Leave.

I margini variano, ma l'indicazione s'è fatta univoca nel giorno del referendum e tanto è bastato a rafforzare i sentimenti degli eurofili del Regno. A pesare in maniera determinante sull'atteggiamento quasi euforico delle trading rooms possono avere contribuito elementi di valutazione tenuti “coperti”, ovvero quegli exit polls che hedge funds e istituzioni finanziarie avrebbero fatto nel corso della giornata di ieri per orientare le loro operazioni sulla base di elementi più concreti di una semplice intenzione. Un altro elemento significativo, ancora una volta apparso favorevole a uno scenario incline a Remain, è l'affluenza.

Il dato non è ancora accertato, ma in tutto il Paese sono state indicate code ai seggi anche nel sud est battuto l'altra notte da piogge torrenziali, un'ottima ragione, normalmente, per evitare l'appuntamento referendario. Il premier David Cameron spera che il 70% dei 46,5 milioni di aventi diritto si sia recato ai seggi. Si tratterebbe di una percentuale elevatissima in un Paese che soffre una grave disaffezione per le urne e che alla democrazia diretta non è abituato avendo organizzato referendum nazionali in due sole occasioni precedenti.

L'auspicio di Cameron è figlio di una considerazione precisa: i giovani sono considerati nella stragrande maggioranza favorevoli all'adesione all'Unione, ma sono anche coloro che più probabilmente si “dimenticano” di votare. Diverso l'atteggiamento degli anziani. Sono più disciplinati e più compatti a optare per Leave nel ricordo di tempi che non tutti considerano ormai andati.

Lo scrutinio si concluderà all'alba e dirà la direzione adottata da un Paese che al di là di qualsiasi esito dovrà fare i conti con l'altra metà di sé stesso oltre che con le reazioni globali in caso di Brexit. La più tempestiva nell'annunciare che accadrà il giorno dopo è stata, ieri, Standard and Poor’s secca nel precisare che in caso di divorzio anglo-europeo la caduta del rating britannico sarebbe scontata e «avverrebbe - ha precisato Moritz Kraemer numero uno dell'agenzia - entro un breve periodo di tempo». La decisione nasce da una considerazione politica sul destino del Regno Unito che rischia di trovarsi profondamente indebolito. In caso di Brexit, ma anche qualora ci fosse una marginale vittoria di Remain.

Nel mirino c'è ovviamente il premier, David Cameron, esplicito fino ad ora nell'escludere qualsiasi ricaduta su sé stesso dell'esito del voto. In realtà se passasse la secessione britannica dalla Ue, Cameron avrebbe non i giorni, ma le ore contate a Downing street. E anche in caso di vittoria troppo incerta si troverebbe nel mirino di una base parlamentare che potrebbe considerare una sollevazione sulla scorta del malumore popolare.

© Riproduzione riservata