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Turchia, il governo accusa gli Usa per il tentato golpe. «Ridateci…

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mobilitazione pro-erdogan

Turchia, il governo accusa gli Usa per il tentato golpe. «Ridateci Gulen»

Tre giorni dopo il colpo di stato fallito in Turchia, prosegue la “normalizzazione” avviata dalle autorità di Ankara, che hanno invitato la popolazione a restare mobilitata mentre proseguono gli arresti nelle file dell'esercito e della magistratura, sotto lo sguardo preoccupato dei governi occidentali.

Turchia accusa Usa per golpe, 6.000 arresti

Diverse migliaia di persone, uomini, donne e bambini, si sono di nuovo radunate nella notte in piazza Taksim, a Istanbul, o in piazza Kizilay, nella capitale turca, per manifestare il loro sostegno al capo dello Stato, sventolando bandiere turche e ritratti di Erdogan.

Il premier turco Binali Yildirim si è presentato a sorpresa in piazza Kizilay nella notte e ha esortato i concittadini a restare mobilitati: «Il giorno andiamo a lavorare. La sera, dopo il lavoro, continuiamo la nostra veglia nelle piazze», ha detto il premier, citato dall'agenzia Anadolu. «Coloro che attaccano il loro stesso popolo non possono essere dei soldati turchi. Quelle persone sono dei mostri, dei terroristi che hanno indossato l'uniforme militare e pagheranno il prezzo più pesante», ha aggiunto. Circa 1.800 membri delle forze speciali della polizia si sono dispiegate nella notte a Istanbul per mettere in sicurezza i luoghi più sensibili della megalopoli sul Bosforo.

Ieri, inoltre, il ministro della Giustizia Bekir Bozdag ha rivelato che già 6mila persone sono in carcere, mentre lo stesso presidente Erdogan ha dichiarato che discuterà con le opposizioni il possibile ripristino della pena capitale. I media turchi parlano di 103 generali e ammiragli dell'esercito arrestati finora nelle purghe seguite al fallito golpe, ossia un terzo del totale degli alti ufficiali turchi.

Inoltre, dopo militari e giudici, le purghe per il golpe fallito in Turchia ora coinvolgono anche la polizia. Un totale di 7.850 agenti in tutto il Paese sono stati sospesi dai loro compiti la scorsa notte e costretti a riconsegnare armi e distintivi. La decisione, cui potrebbero seguire arresti, è stata comunicata ai dipartimenti locali dal capo della polizia, Mehmet Celalettin Lekesiz. Ma le purghe dopo il golpe fallito toccano anche dipendenti pubblici non direttamente legati alla sicurezza, come i circa 1.500 dipendenti sollevati dai loro incarichi dal ministero delle Finanze.

Aggiornato anche il bilancio delle vittime del tentato golpe, he sono almeno 312, con 1.491 feriti. La cifra è stata aggiornata dal premier Binali Yildirim, secondo cui le vittime sono 145 civili, 60 poliziotti e 3 soldati. A queste, vanno aggiunti
almeno 104 morti confermati in precedenza tra i militari golpisti.

Il fallito colpo di Stato in Turchia, però, rischia di scatenare una crisi internazionale con gli Stati Uniti, con Erdogan che si scaglia contro Washington, chiedendo l'estradizione di Fethullah Gulen, l'imam e magnate che accusa di essere la mente del tentativo di golpe. Toni che il segretario di Stato John Kerry respinge come «irresponsabili», invitando Ankara a fornire le prove del suo coinvolgimento.

A lanciare le accuse più dure è stato il ministro del Lavoro turco, Suleyman Soylu, suggerendo apertamente che dietro il fallito golpe ci sia la mano di Washington. Un attacco diretto poi non rilanciato da altri membri dell'esecutivo, ma che dà il senso della tensione tra le cancellerie. Kerry ha replicato parlando di «pubbliche insinuazioni» e spiegando che i sospetti «sono totalmente falsi e danneggiano» i rapporti. Mentre Obama, almeno per il momento, ha preferito tacere in pubblico, sfogando con il suo staff tutta la sua delusione verso il presidente turco. Il segretario di Stato, da Bruxelles, si sarebbe spinto a dire che «l'appartenenza della Turchia alla Nato potrebbe essere a rischio», dopo i fatti di questi giorni.

Gli Stati Uniti comunque, ha precisato ancora Kerry, non hanno ancora ricevuto alcuna richiesta formale di estradizione per Gulen. Dal 1999, l'imam e magnate vive in auto-esilio in una tenuta super-protetta in Pennsylvania, dove secondo analisti dell'intelligence turca avrebbe iniziato a pianificare il golpe già da 8 mesi.

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