Mondo

Turchia, epurazione anche nelle università. Taglio soft dei tassi

  • Abbonati
  • Accedi
dopo il fallito golpe

Turchia, epurazione anche nelle università. Taglio soft dei tassi

sostenitori di Erdogan  icon le bandiere turche
sostenitori di Erdogan icon le bandiere turche

Continua l’ondata di epurazioni in Turchia dopo il fallito golpe. Il Consiglio per l'alta educazione (Yok), organo costituzionale responsabile della supervisione delle università turche, ha chiesto le dimissioni di 1.577 rettori. Tra questi, 1.176 sono di università pubbliche e il resto di fondazioni universitarie. Alla notizia della epurazione nel sistema educativo la lira turca si è indebolita tornando sopra le 3 lire per un dollaro. La Banca centrale turca, invece di alzare i tassi e sostenere la moneta, ha abbassato il tasso overnight dal 9 all’8,75 per cento. Il motivo è facilitare all’accesso alla liquidità da parte delle banche in modo di alleviare le restrizioni che potrebbero emergere nel sistema finanziario in un momento di incertezza. Il taglio modesto potrebbe però essere stato deciso per non indebolire troppo la lira, già in caduta del 5% dopo il fallito colpo di stato e una leggera ripresa lunedì .

La scelta di ridurre i tassi, come chiesto dal presidente Erdogan, potrebbe però tradursi in rendimenti più bassi per gli investitori stranieri che se dovessero spaventarsi potrebbero lasciare il paese e spingere la lira ulteriormente verso il basso. Il problema è cha la Turchia ha un deficit delle partite correnti rilevante, un fatto che se non tenuto sotto controllo farebbe scendere ancora di più il valore della lira e provocare un aumento dell’inflazione. Il governo turco prevedeva uan crescita del Pil del 4% nel 2016 ma la stagione turistica era iniziata con un -30% di presenze nei primi cinque messi dell’anno potrebbe essere compromessa. Il vice premier Simsek ha stimato in uno -0,5% sul Pil il peso del calo delle presenze turistiche per il 2016.

L’epurazione continua

Il ministero dell'Educazione turco ha revocato la licenza d'insegnamento a 21mila docenti che lavorano in scuole private, molte delle quali sono ritenute vicine alla rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere dietro il fallito golpe. In precedenza, era stata annunciata la sospensione di 15.200 insegnanti delle scuole pubbliche, un fatto che dimostra come il maglio della repressione stia travalicando i confini dell’esecito colpendo ogni dissenso o presunto tale nella società civile.

Giro di vite sui media

Come se bastasse è giunto l’ennesimo giro di vite su informazione e libertà di espressione in Turchia: l'Rtuk, il Supremo Consiglio per la Radio e la Televisione, ha annullato totalmente le licenze di trasmissione rilasciate a suo tempo alle “emittenti che hanno appoggiato gli autori del fallito colpo di stato del 15 luglio, o che comunque “mantengono rapporti o vincoli” con tale organizzazione: lo hanno annunciato fonti dello stesso ente statale, secondo cui il provvedimento di fatto riguarda una ventina di stazioni radiofoniche o televisive molto popolari, tra cui 'Bugun Tv' o 'Samanyolu Haber', note per diffondere sistematicamente il pensiero del predicatore, teologo e filosofo islamista Fethullah Gulen, nemico numero uno del presidente Recep Tayyip Erdogan. In realta' nel corso dell'ultimo anno molte di tali emittenti erano gia' state in sostanza chiuse, o almeno messe in condizioni di non operare, ovvero i loro vertici sono stati commissariati.

Niente funerali religiosi ai golpisti

I golpisti uccisi durante il tentativo di colpo di Stato in Turchia saranno privati delle esequie religiose. Lo ha annunciato l'Agenzia per gli Affari religiosi (Diyanet), la più alta e potente autorità islamica turca sotto il controllo dello Stato. «Le cerimonie religiose non saranno garantite» per le persone morte fra i ranghi ribelli, ha avvertito Diyanet in un comunicato. «Queste persone non hanno solo calpestato i diritti dei singoli ma dell'intero popolo e non si meritano le preghiere», ha aggiunto.

L'esercito sabato ha annunciato 104 ribelli uccisi nel golpe, cifra che poi non è stata più aggiornata. Il governo ha invece rivisto al rialzo il bilancio dei civili e dei membri delle forze di sicurezza uccisi fra i lealisti, fissandolo provvisoriamente a 204 persone. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan domenica aveva partecipato a diverse cerimonie funebri per queste vittime, ufficialmente qualificate come «martiri».

Incendio e non esplosione ad Ankara
Sarebbe stato un incendio in un palazzo a provocare la densa colonna di fumo nero visibile nel pomeriggio sul cielo della capitale turca Ankara. Lo riferisce il quotidiano Hurriyet, secondo cui l'incendio sarebbe ora sotto controllo.

© Riproduzione riservata