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Sanders offre un aiuto decisivo a Clinton. Ma la sua rivoluzione politica…

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L'Analisi|la convention democratica

Sanders offre un aiuto decisivo a Clinton. Ma la sua rivoluzione politica «continuerà»

PHILADELPHIA - È stata sua la missione più delicata e ingrata. Ha pilotato lui lo sforzo del partito democratico di superare le divisioni e ritrovare l'unità contro Donald Trump. Il traghettamento dell'inquieto movimento progressista nato alle sue spalle verso il candidato che guiderà il partito alle elezioni di novembre per la Casa Bianca. Ma Bernie Sanders lo ha svolto con polso fermo e convinto, senza cedere sulle sue convinzioni e senza nulla concedere agli avversari repubblicani: ha preso per mano i suoi sostenitori, i delusi e i furiosi davanti alle ingiustizie che il loro candidato ha subito durante le primarie per aiutare la favorita Hillary Clinton, per convincerli di quanto sia alta la posta in gioco. Che l'unica scelta possibile, alle urne presidenziali di novembre, è eleggere Hillary e sconfiggere con decisione Donald Trump.

Per farlo, alla Convention ha fatto appello alla ragione e alle emozioni. «Qualunque osservatore obiettivo non può che concludere, sulla base delle idee e della leadership, che Hillary Clinton deve diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti», ha spiegato denunciando l'oscurantismo di Trump davanti ai 4.700 delegati, tra i quali si contano oltre 1.800 sanderisti. Le emozioni sono emerse prepotentemente quando ha reso omaggio al movimento della sua “rivoluzione politica”, affermando che questo non finisce oggi, continuerà. «Mi aspetto di vedervi tutti», ha detto riferendosi già al conteggio dei delegati per la nomination formale previsto questa sera. Un conteggio attraverso il quale intende riaffermare l'influenza della sua campagna anche nella sconfitta.

Altri campioni della cause liberal sono intervenuti ieri, su tutti il senatore del Massachusetts Elizabeth Warren, e così hanno fatto numerosi sostenitori di Sanders di alto profilo, ma è stato lui il protagonista indiscusso nel per dare voce alle correnti di sinistra e nell'evitare spaccature.

Tensioni erano emerse chiaramente all'apertura della Convention, con contestazioni scatenate dal nome di Hillary e rivolte allo stesso Sanders.
Il 74 enne senatore del Vermont non ha appeso i guantoni al chiodo e questo è parte della sua credibilità. Ha lanciato due organizzazioni politiche nel ultime settimane: Revolution Now, dedita all'addestramento e al reclutamento di nuovi candidati progressisti a livello locale, dai distretti scolastici, ai consigli comunali, dai parlamenti statali a quello nazionale, annunciando di aver fissato almeno in cento il primo obiettivo di nuovi politici da sostenere. E il Sanders Institute, che svilupperà idee e attività educative. Senza contare la nascita di veri e propri network per mantenere organizzate le migliaia di militanti e milioni di elettori che hanno trovato voce nel movimento legato a Sanders e che hanno dato prova di se organizzando appuntamenti nazionali quali il People's Summit a Chicago il mese scorso Network che intendono mantenere alta la pressione a favore di politiche liberal e le responsabilità del partito democratico.

“La carriera di Sanders è la dimostrazione della sua abilità nell’operare al di fuori degli schemi ”

 

La sua carriera, peraltro, è la dimostrazione della sua abilità di operare fuori dagli schemi. Si autodefinisce un socialista democratico e ha costruito la sua campagna alla sinistra di Clinton.

In finanza è per un ritorno al Glass-Steagall Act che separava banche e banche d'investimento; nella sanità vuole un vero sistema sanitario nazionale pubblico; sulla scuola propone il college pubblico gratuito; chiede di alzare subito il salario minimo fino a 15 dollari l'ora. Suquesti punti ha ottenuto non poche soddisfazioni nel programma del partito alla Convention. A lungo un politico indipendente, Sanders è stato deputato prima di diventare senatore.È nato a Brooklyn, New York, di cui conserva l'accento. Dopo il liceo pubblico a Brooklyn, Sanders si iscrive a scienze politiche all'Università di Chicago dove per sua ammissione è studente mediocre perché il suo impegno è in politica: organizzazioni di giovani socialisti e campagne per i diritti civili, desegregazione dei pensionati studenteschi e marcia su Washington di Martin Luther King. Trasferitosi in Vermont dopo la laurea, lavora da aiuto infermiere ed è tra i fondatori di una cooperativa di “falegnami creativi”. Presto è però candidato di un piccolo partito nato dal movimento contro la guerra in Vietnam.

Il momento della verità giunge quando corre per la poltrona di sindaco di Burlington, principale città dello stato, sfruttando l'insoddisfazione per il primo cittadino uscente. Vince per 12 voti, il battesimo di quella che negli anni di Reagan viene soprannominata la Repubblica Popolare di Burlington. Sarà sindaco per tre mandati mettendo alla prova una “dottrina” di idealismo pragmatico: tesse gemellaggi con città del Nicaragua sandinista che fanno chiamare i suoi seguaci “Sanderisti”.

Ma si guadagna anche la distinzione di uno dei più efficienti primi cittadini del Paese. Risana i conti municipali e rivitalizza il centro urbano con progetti a uso misto coinvolgendo numerose aziende.

La sua politica retail include rispondere al telefono ai cittadini nel cuore della notte. Quando decide di non ricandidarsi guarda a un seggio alla Camera: nel 1990 è il primo dichiarato socialista in Congresso. Nel 2006 viene eletto al Senato. Da parlamentare, come indipendente che vota assieme ai democratici, ha fama battagliera, anche troppo stando agli stessi esponenti più liberal del partito quali Barney Frank. Insorge contro il rinnovo degli sgravi fiscali voluti da George W. Bush con un discorso ostruzionista di otto ore e mezza che sarà pubblicato sotto forma di libro. Duella per riforme del sistema giudiziario che non penalizzino le minoranze, per i diritti degli omosessuali e contro la guerra in Iraq.

Con gli anni dimostra tuttavia di saper lavorare anche con colleghi e avversari, proponendo puntuali emendamenti - e strappando il titolo di Mr. Emendment - e co-sponsorizzando leggi sui veterani di guerra. Non mancano posizioni controverse a sinistra: conscio di rappresentare uno stato che ama il porto d'armi è poco sanguigno sulle strette nei controlli. Ma con la sua indomabile ciocca di capelli bianchi e il piglio genuino e combattivo ha dato voce come pochi avrebbero immaginato alla nuova sete di cambiamento dell'elettorato democratico e indipendente. Una voce scomoda, che rimarrà essenziale alle elezioni di novembre e forse ben oltre.

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