Mondo

Ungheria, sconfitta di Orban sui migranti: il referendum non raggiunge…

  • Abbonati
  • Accedi
linea orban indebolita

Ungheria, sconfitta di Orban sui migranti: il referendum non raggiunge il quorum

Pesante sconfitta per Viktor Orban ieri in Ungheria nel referendum sui migranti. Il leader conservatore aveva chiesto al «popolo magiaro» di votare «no» alle quote decise dall’Unione per ricollocare i rifugiati in Europa. Ma il referendum non ha raggiunto il quorum necessario, anche per le leggi ungheresi, per essere valido. Non c’è stato dunque il plebiscito che Orban voleva ottenere per mandare un «messaggio forte e chiaro» a Bruxelles. Al contrario il voto di ieri in Ungheria rappresenta il più grave infortunio politico di Orban dal 2010, da quando il Fidesz, il partito conservatore da lui guidato, è salito al potere continuando a governare con maggioranze schiaccianti in Parlamento.

Il 98% degli ungheresi che hanno votato ha scelto il «no» ai migranti mentre i «sì» sono stati circa il 2%, come ha reso noto l’Ufficio elettorale nazionale ungherese. Ma l’affluenza è stata bassissima: alle urne si è presentato solo il 43,42% dei cittadini aventi diritto di votare, in tutto hanno deciso di esprimersi nel referendum solo 3,1 milioni di ungheresi.

Nonostante l’evidente batosta, la retorica populista del governo magiaro non ha cessato di attaccare l’Unione europea annunciando imminenti modifiche alle leggi ungheresi - già durissime e oggetto di scontro con Bruxelles - sui migranti e il diritto d’asilo. Anche di fronte a un risultato tanto deludente e senza quorum, il premier ungherese in una conferenza stampa tenuta a Budapest ha detto che l'Unione europea dovrà «tener conto» della consultazione. «Viviamo in un'epoca in cui milioni di persone migrano. L'Ungheria, per primo fra i Paesi della Ue, ha consultato il proprio popolo sulla redistribuzione dei migranti, e gli elettori ungheresi hanno rifiutato un sistema di quote obbligatorio dei migranti arrivati sul territorio della Ue. Oltre 3 milioni di elettori hanno espresso un’opinione in questo senso. Bruxelles dovrà tenerne conto», ha detto Orban annunciando una modifica della Costituzione che proporrà lui stesso già oggi in Parlamento.

Più di otto milioni di ungheresi ieri erano chiamati a votare su questo quesito: «Volete che l’Unione europea possa prescrivere l’insediamento obbligatorio di cittadini non ungheresi anche senza il consenso del Parlamento nazionale?». Nei piani di Orban - appoggiato dalla Polonia di Jaroslaw Kaczynski - il referendum doveva essere un plebiscito da sbandierare a Bruxelles per rivendicare una totale revisione delle politiche comunitarie sui flussi migratori. Per Orban infatti i migranti vanno fermati nei loro Paesi, o alla peggio ai confini della Ue. Per questo, secondo il governo magiaro, andrebbe rafforzata la difesa comune delle frontiere, costruendo recinzioni e respingendo in mare i barconi dei migranti che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni e dalla fame. Per questo un anno fa l’Ungheria ha fatto costruire un muro di filo spinato, alto quattro metri e lungo 180 chilometri al confine con la Serbia, per bloccare i migranti che risalivano i Balcani tentando di entrare nell'Unione. E sempre nella totale chiusura ai rifugiati, il Parlamento ungherese, nel 2015, ha introdotto nuove norme sul diritto d’asilo e il rimpatrio forzato che a giudizio dell’Unhcr, di Amnesty International e da ultimo anche secondo una sentenza del Consiglio di stato italiano, calpestano i diritti dei migranti.

Le opposizioni di sinistra e le organizzazioni umanitarie esultano per il risultato del referendum. Mentre la destra contraria alle quote e ai migranti attacca Orban. Per i responsabili dello Jobbik, la formazione xenofoba che continua a crescere nel Paese, l’unico partito in grado di insidiare la leadership del Fidesz, «il referendum è stato per il governo un tentativo irresponsabile di conquistare consensi dopo una serie di sconfitte elettorali» sia nelle amministrazioni locali che nelle suppletive per il Parlamento, dove Orban ha perso la maggioranza dei due terzi con la quale era già riuscito a modificare la Costituzione. «Con questo risultato e con il referendum non valido, Orban ha dato un’arma potentissima a Bruxelles. Ora - spiega Marton Gyongyosi, responsabile della politica estera dello Jobbik - l’Unione europea potrà ridicolizzare le richieste di Orban e affermare che gli ungheresi non si sono espressi chiaramente sui migranti».

Orban, tuttavia, anche nella notte ha insistito sul risultato «eccezionale» del referendum. «La Ue non potrà più imporre la sua volontà all’Ungheria», ha detto ricordando che «hanno votato contro le quote europee più ungheresi di quelli che 13 anni fa, prima dell’allargamento dell’Unione a Est, scelsero l’adesione all’Unione». Ma per Orban da oggi il negoziato sui migranti con Bruxelles sarà molto più difficile.

© Riproduzione riservata