Stretta di mano nello Studio Ovale davanti alle telecamere tra Barack Obama e il suo successore, che prima d’ora non avevano mai avuto un incontro faccia a faccia. Entrambi sono apparsi cordiali. «È importante per tutti noi, a prescindere dal partito, riunirci e lavorare insieme per affrontare tutte le sfide che abbiamo davanti [...] Se lei (Trump) avrà successo, noi avremo successo» ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama al successore Trump.
Obama ha sottolineato di essere “incoraggiato” dopo il colloquio avuto con Donald Trump, durante il quale sono stati toccati vari temi, anche di
“politica estera e politica interna”, oltre che “aspetti organizzativi”.
L’incontro è durato 90 minuti, invece di 10 o 15 minuti, ha detto Trump che ha aggiunto d’essere «impaziente» di lavorare con Obama, che «rispetta». «Non vedo l’ora di avere altre conversazioni, è stato un onore incontrarla», ha detto rivolgendosi a Obama.
Donald Trump si è recato oggi alla Casa Bianca per colloqui con Obama al fine di garantire un passaggio di consegne fluido tra i due e alleggerire la tensione elettorale. Al termine dell’incontro, che segna l’avvio della transizione che terminerà in gennaio con l’insediamento di Donald Trump, Obama ha definito «eccellente» il colloquio con il suo successore, nonostante l’incontro poteva anche non essere facile, visto che i due avevano aspramente polemizzato durante la campagna elettorale.
Trump, infatti, aveva messo in dubbio che Obama sia anche nato negli Stati uniti - una valutazione che aveva suscitato accuse di razzismo - mentre il presidente democratico aveva descritto il miliardario come «altamente inadatto» a essere presidente.
Dopo la sconfitta nelle urne di Clinton, Obama ha fatto appello all’unità del Paese, ma questo non è bastato a fermare le proteste di piazza, esplose ieri in numerose città americane per contestare la clamorosa elezione alla Casa Bianca del magnate Trump.
Si è trattato per lo più di proteste pacifiche: nelle città più grandi come New York, Chicago, San Francisco e Los Angeles ai cortei hanno partecipato alcune migliaia di persone. Contro «il razzismo, la misoginia, le xenofobia, l'islamofobia...», recitavano cartelli sventolati davanti alla Trump Tower di Manhattan, nella Grande Mela, dove almeno trenta persone sono state arrestate.
Tra gli slogan cantati dalla folla di manifestanti “Not my President” e “Hey Hey Ho Ho Donald Trump has to go”. Simili slogan a Seattle, Okland, Filadelfia e Washington Dc: “Non siamo l'America di Trump”. Ma il dado è tratto e oggi prenderà formalmente il via il processo di transizione. Alle 11 Trump sarà ricevuto da Obama nello Studio Ovale mentre la moglie, Melania, sarà accolta nelle residenza privata della Casa Bianca dalla first lady uscente, Michelle Obama.
Hillary: dobbiamo a Trump una chance
«Dobbiamo accettare questo risultato...Donald Trump sarà il nostro presidente. Gli dobbiamo una mentalità aperta ad una chance». Così Hillary Clinton, visibilmente provata all'indomani della pesante disfatta. Ha incoraggiato le donne a non arrendersi per rompere quel «soffitto di cristallo», così come sperava di fare lei. Per non alimentare tensioni, si è guardata dal menzionare la sua vittoria popolare. È la quarta volta che un presidente americano non viene eletto pur ottenendo il maggior numero dei voti popolari (effetto dell'elezione indiretta). Nel 2000 il repubblicano George W. Bush ebbe la meglio sul democratico Al Gore per 5 grandi elettori ma perse nel voto popolare per oltre mezzo milione di voti.
I prossimi appuntamenti
Dopo l’incontro con Obama alla Casa Bianca, Trump dovrebbe vedere lo Speaker della Camera dei Rappresentanti, Paul Ryan. Il prossimo 17 novembre, invece, incontrerà a New York il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, con il quale ha già parlato al telefono, come riporta la France Presse.
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