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Russia, arrestato il ministro dell’Economia Uljukajev

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petrolio e tangenti

Russia, arrestato il ministro dell’Economia Uljukajev

Alexei Ulyukayev, ministro dell’Economia russo arrestato con l’accusa di aver preso una tangente (Afp)
Alexei Ulyukayev, ministro dell’Economia russo arrestato con l’accusa di aver preso una tangente (Afp)

L’hanno portato via nel cuore della notte, come si usava tanti anni fa. Un caso senza precedenti: finora in Russia non era mai stato arrestato un ministro in carica. Aleksej Uljukajev, 60 anni, ministro dello Sviluppo economico, è stato fermato la notte di lunedì dagli agenti dell’Fsb con l’accusa di aver estorto con le minacce e poi intascato una maxi-tangente da 2 milioni di dollari: il prezzo del “via libera” del governo alla controversa privatizzazione di Bashneft, compagnia petrolifera che il 6 ottobre scorso è passata sotto il controllo di Rosneft. A lungo Uljukajev l’aveva osteggiata. L’accusa di corruzione comporta una pena tra gli otto e i 15 anni di carcere. Quanto è successo «va oltre la mia comprensione - ha commentato il premier Dmitrij Medvedev -. Da casi simili deriva un insegnamento importante per il Paese: nessun rappresentante del potere, ministri o governatori, è al di sopra di un procedimento penale. Tutti vengono chiamati alle loro responsabilità, se la loro colpa è provata». Uljukajev come esempio per tutti.

Vladimir Putin l’ha rimosso dall’incarico: «Ha perso la fiducia del presidente», ha annunciato il portavoce Dmitrij Peskov. La notizia del fermo del ministro - posto agli arresti domiciliari per due mesi - è stata data online dal Comitato investigativo anti-corruzione, alle 2.33 (mezzanotte e mezza in Italia): «Uljukajev è stato colto in flagrante il 14 novembre», ha detto la portavoce Svetlana Petrenko, riferendosi all’operazione degli agenti dell’Fsb (i servizi di sicurezza) scattata dopo mesi di indagini negli uffici di Rosneft. Il procedimento avviato contro Uljukajev, che si è dichiarato non colpevole e parla di «provocazione», fa riferimento al paragrafo 6 dell’articolo 290 del Codice penale (ricezione di tangente di dimensioni cospicue). Fin dall’inizio delle discussioni sulla privatizzazione di Bashneft (la quota del 50,08% è stata acquisita da Rosneft per 330 miliardi di rubli, pari a circa 4,84 miliardi di euro), Uljukajev aveva espresso perplessità: la privatizzazione, che aveva l’obiettivo di contribuire a ridurre il deficit pubblico, veniva affidata a una compagnia di Stato.

«Non ha senso - aveva commentato Andrej Belousov, consulente economico del Cremlino -, come può una compagnia di Stato comprare un’altra compagnia di Stato? Non è privatizzazione». Anche Uljukajev aveva definito «inopportuna» la partecipazione di Rosneft, guidata da Igor Sechin, potente alleato di Vladimir Putin. Il quale però alla fine l’aveva avuta vinta. Le riserve del governo erano cadute, e lo stesso Uljukajev il mese scorso aveva assicurato che l’intera somma pagata da Rosneft sarebbe andata al budget. Rosneft, era la posizione del Cremlino, non è strettamente compagnia di Stato perché indirettamente in mano al governo, attraverso Rosneftegaz, e con una quota in mano alla britannica Bp. E dunque l’acquisizione di Bashneft è da considerarsi in linea con la legge russa: «Non c’è alcun rischio che l’operazione, brillante e assolutamente corretta, venga cancellata», ha dichiarato in tv a nome di Rosneft Mikhail Leontjev.

Il caso, presentato dai media russi come un nuovo episodio nella «battaglia contro la corruzione», quindi da pubblicizzare il più possibile, contrappone un esponente dell’ala liberale ai cosiddetti “falchi”. Moscovita, ministro dell’Economia dal 2013, Uljukajev era stato anche vice presidente della Banca centrale russa nel 2004. «Questa storia mi sembra molto strana - è il commento di Grigorij Javlinskij, leader del partito liberale Jabloko, all’opposizione - perché chiedere una tangente a Rosneft, addirittura con minacce, sarebbe come estorcere una tangente al presidente». Diversi osservatori leggono dunque il caso come un nuovo episodio di una lotta di potere tra fazioni, legata anche alle divergenze di interpretazione sulla severità della crisi economica. Uljukajev, secondo il sito Gazeta.ru, avrebbe presentato le dimissioni in ottobre proprio perché in conflitto con le previsioni macroeconomiche del ministero delle Finanze. In settembre il suo ministero aveva abbassato ulteriormente le stime di crescita per quest’anno, da -0,2 a -0,6 per cento.

«Aleksej Valentinovich è una persona degna e ben conosciuta, avrebbero potuto evitargli la detenzione e scegliere piuttosto gli arresti domiciliari», ha dichiarato Aleksander Shokhin, il presidente dell’Unione degli industriali russi che trova «strane» le accuse: «Bisognerebbe essere pazzi per minacciare qualcuno a Rosneft ed estorcere 2 milioni a Igor Sechin, una delle persone più influenti del Paese». A sua volta, Rosneft sta concludendo il processo di privatizzazione di una quota del 19,5%, in programma a dicembre.

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