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Buco da 10 miliardi all’anno dopo Brexit, la Ue cerca nuove entrate

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Buco da 10 miliardi all’anno dopo Brexit, la Ue cerca nuove entrate

Günther Oettinger , commissario europeo al Bilancio
Günther Oettinger , commissario europeo al Bilancio

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES - Non c’è negoziato sul bilancio comunitario che sia privo di tensioni e ostacoli. Quello che inizierà nel 2018 rischia di essere particolarmente difficile dopo che oggi il commissario al Bilancio Günther Oettinger ha ricordato che l’uscita del Regno Unito dall’Unione provocherà un buco di circa 10 miliardi di euro all’anno. Secondo Bruxelles, l’ammanco dovrà essere finanziato da nuove fonti di reddito proprio mentre l’Europa ha bisogno di rafforzare il proprio volano finanziario.
La Commissione europea ha presentato stamani un rapporto di riflessione, il quinto di una serie sul futuro dell’Unione, tutto dedicato al bilancio comunitario.

L’uscita della Gran Bretagna «comporterà la perdita di un importante partner e contributore al finanziamento di politiche e programmi europei», ha spiegato l’esecutivo comunitario. Allo stesso tempo, Brexit «rimuove alcuni ostacoli alla riforma del bilancio comunitario, almeno sul fronte delle entrate».
In una conferenza stampa a Bruxelles, il commissario Oettinger ha stimato la perdita causata dall’uscita del Regno Unito a 10-12 miliardi di euro, un ammanco che può salire fino a 20 miliardi tenuto conto dei nuovi impegni comunitari nel campo della difesa, della sicurezza e dell'immigrazione.

Il Regno Unito dovrebbe uscire dall’Unione nel 2019, ma l’impatto sui conti comunitari si farà sentire solo nel prossimo bilancio settennale del 2021-2028.
Non per altro, il commissario al Bilancio ha esortato nella sua relazione i paesi membri a riflettere su nuove risorse proprie. Attualmente, le entrate dipendono dai contributi nazionali, dall’imposta sul valore aggiunto e sui dazi doganali. A causa della liberalizzazione del commercio, l’ultima fonte di entrata è andata diminuendo. In un rapporto presentato in gennaio, un gruppo di lavoro presieduto dall’ex premier italiano Mario Monti ha proposto varie opzioni.
Nella sua relazione, in tutto 40 pagine, la Commissione ha ripreso le diverse possibilità del Rapporto Monti, tra le quali una tassa comunitaria sull’inquinamento o sull’uso delle fonti energetiche, così come un reddito basato sull’emissione di moneta. «Dobbiamo fare chiarezza», ha detto il commissario Oettinger, sottolineando che il bilancio deve servire a promuovere la competitività, assicurare la solidarietà, garantire la sicurezza, e incoraggiare la sostenibilità dell’economia.

«Su 100 euro guadagnati – ha detto la commissaria alla Coesione regionale Corina Cretu – 50 vanno alle casse statali e solo 1 euro va a finanziare il bilancio dell’Unione». In un contesto di ristrettezze finanziarie a livello nazionale, l’uscita del Regno Unito dovrebbe indurre a tre scelte: una revisione delle fonti di entrata; un aumento della taglia del bilancio; e una redistribuzione dei capitoli di spesa. Da tempo si parla se ridurre il denaro che va all’agricoltura o ai fondi strutturali, ma finora con poco successo.
Il tema del bilancio interessa in modo particolare l’Italia, che pur essendo un pagatore netto beneficia non poco di denaro comunitario. «In Italia – ha detto il commissario al Bilancio - dove c’è un Nord molto sviluppato e un Sud con grossi problemi strutturali, sarebbe sensato decidere insieme con il governo a Roma su un diverso utilizzo dei fondi europei per il Nord e per il Sud». L’uomo politico ha proposto di legare l’uso dei fondi a raccomandazioni specifiche non solo per paese ma anche per regione.
Sempre a proposito dei fondi europei, alcuni paesi hanno proposto di recente di condizionare il loro uso al rispetto dello Stato di diritto e delle decisioni comunitarie. Lo sguardo corre al ricollocamento in tutto il territorio dell’Unione dei rifugiati dall’Italia e dalla Grecia. Finora alcuni paesi dell’Est si sono rifiutati, e sono in procedura di infrazione (Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria). Diplomaticamente, la signora Cretu ha detto che «la questione è aperta».

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