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Dossier Perché Bruxelles teme i liberali al governo in Germania

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    Dossier | N. 11 articoliLa Germania al voto

    Perché Bruxelles teme i liberali al governo in Germania

    Christian Lindner, leader delll’Fdp (Ap)
    Christian Lindner, leader delll’Fdp (Ap)

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
    BRUXELLES - È con malcelato nervosismo che l’establishment comunitario ha accolto il risultato delle elezioni tedesche. L’ipotesi di un rinnovo di una Grande coalizione, l’opzione forse più europeista fra tutte le possibili alleanze, appare difficile da concretizzare. La cancelliera Angela Merkel potrebbe essere costretta a trovare altre soluzioni. Una possibilità è un’intesa con i Verdi e i Liberali. Questi ultimi rifiutano l’ipotesi di creare un bilancio della zona euro.

    In una lettera di congratulazioni inviata alla signora Merkel, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha spiegato che «alla luce delle importanti sfide globali, oggi più di ieri l’Europa ha bisogno di un governo stabile che possa attivamente modellare il nostro continente». Il portavoce comunitario Margaritis Schinas ha aggiunto che secondo l’ex premier lussemburghese «il negoziato sulla coalizione di governo contribuirà a questo obiettivo».

    Il commento rilfette l’auspicio di trattative rapide e di un governo forte. Come detto, qui a Bruxelles si sperava (e forse si spera ancora) in una riedizione della Grosse Koalition, tenuto conto dell’atteggiamento più europeista dei socialdemocratici. Alla luce dei risultati elettorali, Janis Emmanouilidis, analista dello European Policy Center qui a Bruxelles, si è già detto pessimista: «Le speranze di una intesa tra la Francia e la Germania sulla riforma della zona euro sono limitate».

    Le elezioni federali hanno mostrato una ulteriore frammentazione della scena politica, fonte di nuova incertezza in Germania e in Europa. Avendo i socialdemocratici rifiutato per ora l’ipotesi di una nuova Grande coalizione, la signora Merkel potrebbe essere costretta ad allearsi con gli ecologisti e i liberali dell’Fdp. Paradossalmente, il partner più ostico per la Cdu-Csu si rivela essere quest’ultimo. L’Fdp è uscito da un lungo purgatorio dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 e si vuole battagliero.

    «Un bilancio della zona euro – il presidente Macron parla di più punti di Pil, il che significherebbe per la Germania più di 60 miliardi di euro – tale per cui i soldi arriverebbero in Francia per la spesa pubblica o in Italia per riparare agli errori di Silvio Berlusconi, sarebbe per noi impensabile», ha detto Christian Lindner, parlando domenica sera alla televisione tedesca Zdf durante un dibattito a cui partecipavano i maggiori leader tedeschi, tra cui la stessa cancelliera Merkel. Si capisce il nervosismo di Bruxelles.

    Ciò detto, le opinioni dell’Spd e dell’Fdp non sono scritte nel marmo. Sia il socialdemocratico Martin Schulz che il liberale Christian Lindner potrebbero ammorbidire le loro posizioni. Agli occhi della Commissione europea, è necessario soprattutto fare presto perché la finestra di opportunità per riformare la zona euro non è ampia: bisognerebbe agire da qui alla fine della legislatura, nel 2019. L’esecutivo comunitario ha già annunciato che il 6 dicembre presenterà un pacchetto di proposte.

    Alla luce anche del futuro governo tedesco, la Commissione dovrà decidere se optare per proposte realistiche o ambiziose. Secondo il programma dell’esecutivo comunitario, Bruxelles presenterà misure per trasformare il Meccanismo europeo di stabilità in un Fondo monetario europeo, così come un progetto per creare una linea di bilancio della zona euro che possa sostenere le riforme strutturali, avere una funzione di stabilizzazione dell’economia, aiutare la convergenza economica dei Paesi extra-zona euro.

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