DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BERLINO - (aggiornamento delle 23.30)
Horst Seehofer, ministro degli Interni e leader della Csu, avrebbe rassegnato le dimissioni dai suoi due incarichi politici , in disaccordo con la linea di Angela Merkel sui migranti. Questa decisione, maturata dopo una tesissima maratona domenicale in un susseguirsi di incontri ai vertici nella sede della Csu a Monaco e della Cdu a Berlino, sarebbe stata annunciata da Seehofer alla dirigenza del suo partito in serata.
Il navigato uomo politico, che il 4 luglio compie 69 anni, sarebbe irremovibile, dopo aver “fatto a pezzi” l'accordo sui rifugiati raggiunto dal Consiglio europeo e aver respinto come “insufficienti” le intese bilaterali raggiunte dalla Merkel con una dozzina di Paesi, tra i quali è però rimasta esclusa l'Italia.
L'uscita di scena di Seehofer per motivi legati alla sua credibilità politica sgonfierebbe la portata di questa crisi politica che avrebbe potuto provocare la caduta della Grande Coalizione. Ridimensionato il tutto a un problema personale tra il ministro e la cancelliera, la Csu può decidere di rimanere nella GroKo. Per Angela Merkel, le dimissioni di Seehofer risolvono un problema di breve termine, evitando la rottura della storica alleanza Cdu/Csu.
____________________________________________________________________
Si alzano i toni e scoppiano scintille tra Angela Merkel e il ministro degli Interni Horst Seehofer nonché leader del partito Csu, nella giornata decisiva dello scontro frontale tra i due sulla politica in Germania su migrazione, rifugiati e richiedenti asilo: la spaccatura, se non sanata, mette a rischio la tenuta stessa del governo di Grande Coalizione.
La divergenza di opinioni tra Merkel e Seehofer è riemersa in queste ore, in un battibecco a distanza che però non necessariamente indica una rottura definitiva tra Csu e Cdu.
La cancelliera ha rilasciato oggi pomeriggio un'intervista alla televisione tedesca ZDF per dire di essere soddisfatta dell'accordo europeo sulla migrazione e che, sebbene ci sia ancora lavoro da fare, quanto concordato finora in Germania e con gli accordi bilaterali con una quindicina di Paesi equivale al respingimento dei rifugiati alle frontiere come richiesto dalla Csu. La risposta del ministro degli Interni a queste affermazioni non si è fatta attendere perché fonti bene informate citate dall'agenzia di stampa tedesca Dpa hanno fatto trapelare l'insoddisfazione di Seehofer, espressa nella riunione in corso a Monaco dei vertici della Csu: Seehofer non riterrebbe il pacchetto di misure concordato a livello europeo dalla Merkel equivalente a quello che per lui è necessario, il respingimento alle frontiere della Germania dei rifugiati che non hanno diritto a entrare, che sono stati registrati in altri Paesi e hanno chiesto asilo in altri Paesi. Inoltre il ministro si sarebbe detto contrario a quando auspicato dalla Merkel, il controllo dei rifugiati in piattaforme di accoglienza aperte in Germania. In precedenza, tuttavia, Seehofer aveva detto di non voler far saltare la poltrona della cancelliera aprendo una crisi di governo.
Nell'intervista, tuttavia, la Merkel sembra come voler indicare che la via di uscita da questo impasse c'è, perché in politica è normale che vi siano situazioni difficili da dover risolvere. Ma ha ribadito la sua posizione, contraria senza appello a decisioni e azioni unilaterali che non rientrino negli accordi europei o bilaterali. E ha fatto sapere che non avrebbe intenzione di ricorrere al licenziamento del ministro, in caso estremo.
I tre scenari
Tre gli scenari: si trova un accordo di compromesso tra Cdu e Csu sulla politica della migrazione e la Grande Coalizione resta; Seehofer conferma il suo disaccordo totale sulla linea politica dettata dalla cancelliera (potere che le riconosce la costituzione) e dà le sue dimissioni; Seehofer va avanti per la sua strada senza il consenso della cancelliera e decide di respingere i rifugiati alle frontiere della Baviera, di conseguenza la Merkel lo licenzia, aprendo una crisi di governo.
La bavarese Csu, chiamata la “sorella” della Cdu per l'alleanza speciale che lega i due partiti, deciderà oggi se accoglierà il pacchetto di nuove politiche europee e accordi bilaterali sui rifugiati e sui flussi migratori di primo e secondo livello che Angela Merkel è riuscita faticosamente a concordare nelle ultime 48 ore.
In alternativa, facendo leva sulla necessità di una stretta con «azioni unilaterali» da parte della Germania sull'immigrazione, la Csu potrebbe decidere oggi di andare per la sua strada mettendo fine all'accordo di cooperazione politica con la Cdu: questo atto, senza precedenti, farebbe crollare il governo di Grande Coalizione mettendo a rischio il futuro della cancelliera.
La posta in gioco
In gioco il destino della GroKo (l'attuale coalizione di governo tra Cdu-Csu e Spd), il futuro di Angela Merkel nel ruolo di cancelliera e di leader indiscussa della politica in Germania, la sopravvivenza della Csu senza “rapporto familiare” con la Cdu e dello stesso Horst Seehofer come leader della Csu, insidiato dall'attuale primo ministro in Baviera Markus Söder che è in ascesa. Anche l'Spd inizia ad alzare la voce: la leader Andrea Nahles ha presentato un piano sui rifugiati ma respingendo duramente le decisioni unilaterali nazionali e quindi schierandosi con Angela Merkel.
I commentatori politici in Germania prevedono che l'intesa tra Cdu e Csu sopravviverà a questa crisi, che non ci sarà una vera e propria rottura: Angela Merkel ha detto pubblicamente che il pacchetto di misure europee e gli accordi bilaterali (rafforzati con Spagna e Grecia e in via di definizione con altri 12/14 con Paesi tra i quali però non l'Italia) sono più che efficaci e sono sufficienti per soddisfare le richieste di Seehofer avanzate nel suo incarico di ministro degli Interni. Se Cdu-Csu resteranno uniti comunque una frattura resterà dopo questo scontro, indebolendo un impianto di centro-destra che ha garantito a questi due partiti di centrodestra di dominare la scena politica dal Dopoguerra.
Il colpo di scena
In politica tuttavia i colpi di scena sono la normalità e resta sul tavolo una possibilità, sia pur remota, di un'alzata di testa di Seehofer dettata da motivazioni di politica locale regionale, in vista di difficili elezioni regionali in ottobre. Dopo l'ultima votazione in Baviera del 2013, che vide la Csu primo partito con il 47,7% dei consensi, la Csu di Seehofer potrebbe perdere la maggioranza (i sondaggi segnalano un 40% di gradimento o anche meno) e perdere una grossa fetta di voti in transito verso il partito di estrema destra Afd (Alternative für Deutschland) fondato nel febbraio 2013 e per questo non partecipante alle elezioni regionali di quell'anno. Afd è nato come partito anti-euro ma ora sta diventando un partito basato su populismo, patriottismo anti-immigrazione e con una deriva razzista.
Per quanto improbabili come scenari, il ministro degli Interni potrebbe decidere oggi di dimettersi oppure di provocare il suo licenziamento da parte di Angela Merkel annunciando la volontà di prendere decisioni unilaterali agli Interni per attuare il respingimento alle frontiere dei rifugiati non irregolari, registrati in altri Paesi ma che hanno chiesto asilo politico in altri Stati per poi trasferirsi in Germania, o che hanno avuto già un rifiuto della richiesta di asilo in Germania.
La maratona
Quella di oggi è una vera e propria maratona politica, iniziata ieri sera alle 20:30 con un incontro a Berlino a porte chiuse tra la cancelliera e il leader della Csu e ministro degli Interni Horst Seehofer - dal quale nulla è trapelato – e che è previsto si chiuda stasera con due dichiarazioni distinte della Cdu da Berlino e della Csu da Monaco. La tabella di marcia prevede in giornata una serie di incontri, inizialmente un meeting congiunto poi riunioni di comitati distinti a Monaco della Csu e a Berlino della Cdu a partire dalle 15. Poi tra le 17 e le 19 i due partiti faranno il punto la giornata si chiuderà con due dichiarazioni separate e annunci distinti.
Le due “sorelle”
L'accordo politico tra Cdu e Csu è unico e ha radici profonde, riflettendo la storia politica della Germania dopo la Seconda Guerra mondiale e l'impianto federale del Paese. Nelle elezioni generali su scala nazionale, la Csu (con una connotazione fortemente cattolica) fa campagna elettorale e raccoglie i voti solo in Baviera mentre la Csu (più rappresentativa dell'elettorato protestante) si presenta al voto nel resto della Germania. I voti di Cdu-Csu confluiscono in un unico consenso elettorale, che ha visto l'alleanza raggiungere il 33% nelle ultime elezioni del settembre 2017. L'ultimo sondaggio vede Cdu-Csu in calo al 31% , l'Spd al 18%, l'Afd al 15%, i Verdi al 12%, il partito di sinistra Linke al 10% e il partito liberale Ddp al 9%.
Non è detto che la Csu “staccata” dalla Cdu riesca a raccogliere voti su scala nazionale. Un progetto sul tavolo di Seehofer/ Söder è quello di trasformare la Csu in un partito nazionale di centrodestra ma più a destra della Cdu, per riprendere gli elettori della Cdu che sono andati persi negli ultimi anni: chi non ha gradito la sterzata verso sinistra di Angela Merkel, e ancora rimpiange la decisione di accogliere 1 milione di rifugiati da Siria e Afghanistan nel 2015, non è diventato un simpatizzante della bavarese Csu ma si è iscritto all'Afd.
© Riproduzione riservata