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la proposta per l’unione europea

Brexit, May chiude il piano su libero scambio: ok a regole Ue sulle merci ma non sui servizi

Theresa May in un incontro con il suo gabinetto per discutere di Brexit  nella sua  residenza di campagna a Aylesbury, Inghilterra sud-orientale - Epa
Theresa May in un incontro con il suo gabinetto per discutere di Brexit nella sua residenza di campagna a Aylesbury, Inghilterra sud-orientale - Epa

LONDRA - La “mission impossible” di Theresa May si è conclusa in dodici ore. La premier britannica è riuscita a convincere i suoi ministri a siglare un accordo definitivo su Brexit da presentare all’Unione Europea.
In mattinata, prima dell’inizio dell’incontro nella tenuta di campagna di Chequers, la May aveva fatto appello al senso di responsabilità dei ministri, dicendo che avevano il dovere di superare le divisioni interne per il bene del Paese. A tarda sera, dopo dodici ore di maratona negoziale, la premier ha potuto dichiarare vittoria.

«Questa è una proposta che sono convinta sia positiva per la Gran Bretagna e per l’Unione Europea, e conto che sia accolta bene, - ha detto la May. – C’è ancora molto lavoro da fare con la Ue prima di ottobre, ma è importante che al termine di discussioni dettagliate siamo arrivati a questo punto, la prospettiva di un futuro positivo per la Gran Bretagna».
Tutti i ministri hanno sottoscritto le proposte presentate dalla May che prevedono la creazione di una zona di libero scambio per le merci e i prodotti industriali e agricoli. La Gran Bretagna resterà quindi allineata alle regole Ue per poter facilitare gli scambi commerciali, ma potrà stabilire le proprie tariffe e sarà libera di negoziare accordi commerciali bilaterali con Paesi terzi.
Il compromesso proposto dalla May prevede un “accordo doganale facilitato”, che di fatto è un totale allineamento della Gran Bretagna alle regole Ue sulle merci, ma non sui servizi.

L’accordo continuerebbe a consentire il traffico di merci industriali e prodotti agricoli, andando quindi a vincere i timori di blocchi ai confini espressi dal mondo del business. Funzionari doganali britannici farebbero da esattori, raccogliendo i dazi per poi passarli alla Ue. Il sistema si basa su controlli telematici al confine per stabilire se le merci sono destinate alla Gran Bretagna o alla Ue.

Per quanto riguarda i servizi, che rappresentano l’80% dell’economia britannica, le regole saranno diverse ma accordi sul riconoscimento reciproco verranno discussi in futuro. Finora le trattative sui servizi finanziari e altri settori si sono arenate sui dettagli pratici dell’equivalenza e del “riconoscimento reciproco” delle regole, caldeggiato da Londra ma respinto da Bruxelles.
La libertà di circolazione delle persone finirà perché la Gran Bretagna intende “riprendersi il controllo delle frontiere”, ma verranno stipulati accordi che continueranno a consentire ai cittadini Ue di vivere e lavorare in Gran Bretagna e ai cittadini britannici di fare altrettanto nei Paesi Ue.
Come “contentino” al Parlamento il documento assicura che i deputati avranno l’ultima parola e potranno rifiutarsi di incorporare le nuove regole nella legislazione britannica.
La premier aveva dato poche ore di tempo ai suoi ministri per leggere e digerire il documento di 100 pagine sui rapporti futuri tra Gran Bretagna e Ue e che sarà la base per la White Paper che verrà inviata a Bruxelles la settimana prossima.
I loro cellulari erano stati confiscati all’arrivo a Chequers per impedire che filtrassero notizie dai colloqui. Prevedendo tempesta, la May aveva fatto sapere che chi non voleva approvare l’accordo poteva dare le dimissioni: intorno a Chequers per tutto il giorno ci sono stati taxi in standby, pronti a riportare a Londra un ministro dimissionario.

Alla fine nessuno si è dimesso e la May è riuscita a strappare il consenso del ministro degli Esteri Boris Johnson e degli altri ministri euroscettici che erano pronti alla ribellione. Tutti sembrano quindi avere accettato una “Brexit morbida” sugli scambi commerciali ma rigida sulla giurisdizione della Corte di Giustizia europea e sull’immigrazione.
Si prevede che le discussioni su servizi, immigrazione e Corte di Giustizia verranno rinviate a dopo la data ufficiale di Brexit il 29 marzo 2019 perché le regole attuali resteranno comunque “congelate” fino al dicembre 2020, fine del periodo di transizione che potrebbe comunque essere prolungato.
La Ue ha comunque facoltà di respingere l’accordo faticosamente raggiunto a Chequers. Il capo negoziatore Michel Barnier ha offerto un ramoscello d'ulivo alla May, dicendosi pronto a modificare l’offerta Ue se la posizione britannica cambierà, ma ha avvertito che il tempo stringe. «Nei negoziati su Brexit ci sono ancora troppe domande e troppo poche risposte», ha detto Barnier.

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