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Dossier | N. 52 articoli L’Europa dopo il voto

Christophe Chalençon, il gilet giallo che ama i Cinque stelle e sogna il golpe in Francia

Il gilet giallo che minaccia la «guerra civile in Francia» è un fabbro originario della Vaucluse, sconosciuto alle cronache prima di diventare - a suo dire - uno dei leader del movimento che ha scosso Parigi. Christophe Chalençon, 52 anni, è il più controverso tra gli esponenti dei gilets jaune incontrati da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista nel meeting «in vista delle europee» che ha fatto surriscaldare i rapporti fra Italia e Francia. La sua presenza era già stata contestata il giorno del meeting, anche perché Chalençon viene considerato un estremista (più o meno) di destra persino dai vertici dei gilet jaunes.

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L’imbarazzo non può che crescere ora, dopo che un fuorionda catturato dalla tramissione di La7 Piazza Pulita lo mostra mentre parla di «paramilitari pronti a intervenire» contro Emmanuale Macron «e la sua cricca». I media francesi lo descrivono come un «uomo in collera» e un «islamofobo», attingendo alle sue dichiarazioni personali e all’unica vetrina disponibile sulla sua vita: i social network, lo stesso luogo dove è nata la rivolta dei gilet gialli che ha permesso a Chalencon di accreditarsi come leader nel suo dipartimento.

Il gilet giallo che fa spaccare i gilet gialli
In effetti la «collera» è l’unico tratto riconoscibile nel suo profilo, per quello che si è potuto ricostruire nella convulsa ascesa dei gilet gialli. Chalençon ha aderito al movimento fin dalle origini, diventando leader nel suo dipartimento (Vaucluse) e partecipando all’incontro con il primo ministro Edouard Philippe a inizio dicembre 2018. Alle fine dello stesso mese chiede le dimissioni dell’esecutivo in un’intervista radiofonica all’emittente Europe1 (suggerendo come capo di governo il generale de Villiers) e viene accusato di inneggiare alla guerra civile. Nega tutto, ma non è il primo testacoda nelle sue uscite pubbliche. Le contraddizioni del suo pensiero rispecchiano le contraddizioni del movimento, a partire dal vecchio dilemma della collocazione a destra e a sinistra. Sui suoi account social Facebook e Twitter, aggiornati più a volte a cadenza quotidiana, Chalencon alterna attacchi alle «oligarchie» guidate da Macron e foto del generale Charles De Gaulle, post accusati di islamofobia e comunicati istituzionali dove i gilet gialli «condannano qualsiasi forma di razzismo».

Chalencon sostiene di essere stato corteggiato da entrambi gli schieramenti, conteso agli estremi opposti fra l’ultrasinistra di Jean-Luc Melenchon e la destra nazionalista di Marine Le Pen. A quanto pare ha sempre declinato, ma nel frattempo è riuscito a seminare malumore anche all’interno del movimento. Chalencon si è auto qualificato in più occasioni come portavoce della lista fondata dai gilet gialli alle europee, il Ralliemenent d'Initiative Citoyenne (Ric), organizzando in quella veste anche il vertice con Di Maio. Una scelta che ha fatto infuriare i (veri) rappresentanti della forza politica e spinto la 31enne Ingrid Levavasseur a lasciare il suo ruolo di capolista. Non è andata meglio con il Mouvement Alternatif Citoyen, nato come scissione dalla stessa Ric. Anche qui Chalencon si è accreditato come volto del partito, elogiando il nuovo corso del movimento. Anche qui si è fatto smentire a tempo di record dal fondatore effettivo della lista, Hayk Shahinyan: «Il movimento è aperto a tutti - ha detto - Ma l’unico portavoce ad interim sono io».

La fascinazione per Di Maio: andiamo d’accordo su tutto
Una fra le poche certezze, per ora, è la sua sintonia con Luigi Di Maio. Chalencon è uscito entusiasta dall’incontro ufficiale con il vicepremier («Abbiamo passato due ore insieme, ed eravamo d'accordo su tutto») e sembra ispirarsi al modello dei primi Cinque stelle. Un partito capace di «far saltare tutti gli equilibri» e, più di recente, di aver donato ai Gilet gialli «un riconoscimento internazionale» che «ha fatto tremare Macron». Per ora non si parla di alleanze, ma l’endorsement indiretto di un vicepresidente del Consiglio è il miglior regalo alle ambizioni dei Gilet gialli - o meglio, del gilet gialli secondo la visione di Chalencon. Sul suo profilo Facebook, la bacheca degli ultimi giorni è monopolizzata da immagini e titoli di giornali che lo ritraggono insieme a Di Maio. In un tweet del 7 febbraio giustifica il suo incontro con il vicepremier, spiegando di essere più vicino a lui che a «Sergio Salvini (sic)». In fondo, dice Chalencon, «volevamo apprendere come un movimento di cittadini è arrivato grazie a tenacia, intelligenza e determinazione alla testa del governo italiano. E lo abbiamo imparato».

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